La critica che cambia: AP dice addio alle recensioni, spazio all’IA

La Associated Press, una delle principali agenzie di stampa internazionali, ha cessato dal 1° settembre 2025 la pubblicazione delle recensioni dei libri. (Literary Hub) Al loro posto, l’agenzia continuerà a «coprire i libri come storie» (storytelling), delegando la scrittura di articoli a giornalisti interni e riducendo il coinvolgimento dei contributori esterni freelance.

Questo cambiamento riflette due tendenze parallele: la diminuzione del peso della recensione tradizionale a favore di contenuti più narrativi e accessibili e l’apertura — implicita o esplicita — all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale per analizzare e proporre contenuti relativi ai libri.

L’articolo La pigrizia critica (RomaCultura Mensile, 2023) denuncia la difficoltà della critica letteraria di seguire la crescente mole di pubblicazioni editoriali:

«Imputare all’editoria la colpa di sfornare troppi libri … è una futile scusa» (romacultura.it)

Secondo questa prospettiva, i recensori tendono a seguire nomi noti, evitando di sperimentare o approfondire. Il risultato è una critica che si ripiega su sé stessa, perdendo la capacità di scoprire e guidare il lettore oltre l’ovvio.

Il caso della AP appare quindi segnato da due elementi: da un lato la pressione economica e di lettura (meno pubblico per le recensioni), dall’altro la constatazione che il modello della recensione tradizionale fatica a reggersi nell’era digitale.

Paolo Di Stefano, nell’articolo Il piccolo fratello (Corriere della Sera, 8 settembre 2025), offre una riflessione lucida e ironica: e se la critica umana sparisse del tutto? Al posto del critico resterebbe lo storytelling, capace di raccontare qualsiasi libro senza discutere la qualità dell’opera. Per i nostalgici della recensione tradizionale, resta la possibilità di affidarsi all’Intelligenza Artificiale.

Di Stefano racconta gli esperimenti come quello di Giovanni Mariotti, che ha chiesto all’IA di produrre sia un elogio sia una stroncatura del suo libro Carpae Dies. L’IA ha generato due giudizi opposti in pochi secondi, trasformando il panegirico in un “vuoto narrativo” e viceversa. Stessa operazione sulla Divina Commedia, con risultati che mettono in luce i limiti dell’algoritmo: un’analisi ragionata ma priva di vera passione o sensibilità critica.

Questo esperimento mostra un lato affascinante e inquietante dell’IA applicata alla critica: può leggere più libri con parzialità minima, trovare connessioni e suggerire similitudini, ma rischia di restare distaccata, senza pathos né giudizio autonomo.

Capacità e limiti dell’IA nella critica

  1. Analisi e comparazioni: l’IA può processare enormi quantità di testi, estrapolare parole chiave, identificare similitudini tra libri, generare suggerimenti e classificare per tema o stile.
  2. Suggerimenti e cross-reference: può indicare analogie tra testi e autori, ampliando gli orizzonti del lettore: «Se ti è piaciuto X, leggi Y».
  3. Pro e contro di delegare la critica all’IA:
    1. Pro: rapidità, maggiore copertura, minor costo, standardizzazione, imparzialità potenziale.
    1. Contro: manca l’esperienza soggettiva, la passione interpretativa e la voce distintiva del critico. La critica rischia di diventare anonima o gestita da algoritmi.

Un modello ibrido per il futuro

Non esiste una risposta netta su quale sia il miglior approccio. Probabilmente, il modello ideale sarà ibrido: l’IA come strumento di analisi, filtro e suggerimento, l’umano come interprete, contestualizzatore e guida del lettore.

Quando la AP abbandona le recensioni tradizionali per lo storytelling, non significa necessariamente la fine della critica, ma il suo cambiamento di forma e linguaggio, più narrativa e accessibile. Se l’IA entrerà nel gioco, servirà vigilanza: la qualità della critica non è solo correttezza, ma anche stimolo al pensiero, alla riflessione e al confronto.

Riflessi sul mondo editoriale e sul lettore

  • Case editrici: potenziale democratizzazione, minore dipendenza dal “recensore di turno”, più focus sulla narrazione e sulla visibilità.
  • Lettori: sfida nell’orientarsi, distinguendo tra storytelling e critica approfondita; l’IA può suggerire, ma non cogliere tutto.
  • Critici professionali: momento di riflessione e reinvenzione, non di scomparsa.

La decisione della Associated Press segna un punto di svolta: la recensione tradizionale perde parte del suo spazio, sostituita da narrazione e strumenti digitali. Come osserva La pigrizia critica, la sfida è culturale: dare voce al nuovo e non restare intrappolati nei nomi noti.

L’Intelligenza Artificiale può aiutare a leggere più libri e suggerire connessioni, ma non può sostituire la passione critica e la capacità di leggere oltre i dati. Forse il futuro della critica sarà un equilibrio tra human + machine, dove l’algoritmo prepara il tavolo e l’umano apparecchia la festa.

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📚 Riferimenti

  • Paolo Di Stefano, Il piccolo fratello. Se chiedete all’AI di giudicare i libri, Corriere della Sera, 8 settembre 2025
  • La pigrizia critica, Roma Cultura Mensile, 2023 link

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