Tutti gli articoli di Gianleonardo Latini

Un’Enciclopedica Biennale

Ad ogni edizione la Biennale Arte dilaga per i luoghi ufficiali e ufficiosi di Venezia e ogni volta arduo è offrire un ampio sguardo su ciò che viene proposto o che si affianca alle proposte per sfruttare l’occasione come vetrina personale. Ogni edizione si dipana in varie ambiti, come quello del Palazzo Enciclopedico, curato da Massimiliano Gioni, per un percorso di opere che spazia dall’inizio del secolo scorso ad oggi, dal Padiglione Centrale (Giardini) all’Arsenale.

Le opere di centocinquanta artisti, provenienti da trentotto nazioni, sono organizzate come un museo temporaneo per sviluppare un’indagine sui modi in cui le immagini sono utilizzate, per organizzare la conoscenza e per dare forma alla nostra esperienza del mondo.

Il Palazzo Enciclopedico indaga il desiderio di sapere e vedere tutto: è una mostra sulle ossessioni e sul potere trasformativo dell’immaginazione. Una “Wunderkammer” che si apre al Padiglione Centrale ai Giardini con una presentazione del Libro Rosso di Carl Gustav Jung, un manoscritto illustrato al quale il celebre psicologo lavorò per più di sedici anni, per poi articolarsi in un mirabolante susseguirsi di opere pittoriche e plastiche, senza escludere l’immagine in fotografie e video, performance e installazioni, calate in un labirinto di bestiari e tavole enciclopediche.

Un esempio è l’opera di Camille Henrot, realizzata, come spiega nel video, seguendo l’archivio del Smithsonian Institution di Washington, per uno studio dei miti della creazione delle diverse società.

Un diverso archivio è invece rappresentato dalle centinaia di sculture di creta di Fischli e Weiss, che forniscono un antidoto ironico agli eccessi romantici delle visioni più totalizzanti.

In questo gioco di conoscenze si inserisce la proposta di Cesar Meneghetti ospitato nel Padiglione del Kenya con il video “I/O _IO È UN ALTRO” realizzato nei laboratori d’Arte della Comunità di Sant’Egidio per indagare i confini della “normalità” con un processo relazionale e con dispositivi contemporanei, dopo aver coinvolto per tre anni a Roma più di 200 persone con disabilità mentale e proponendo il risultato nello spazio dell’isola di San Servolo, che dal 1725 al 1978 ha ospitato uno dei più grandi complessi di reclusione manicomiale del Veneto.

A questa 55 edizione sono presenti dei Paesi debuttanti: Angola, Bahamas, Regno del Bahrain, Repubblica della Costa d’Avorio, Repubblica del Kosovo, Kuwait, Maldive, Paraguay e l’esoticissima Tuvalu.

Inoltre la Città del Vaticano sarà presente per la prima volta con una serie di mostre ispirate al racconto biblico della Genesi, in tre nuclei tematici (La Creazione, affidata a Studio Azzurro; la De-Creazione, per cui è stato scelto il fotografo ceco Josef Koudelka; e la speranza insita nella Ri-Creazione, che trova espressione nella specificità dell’arte di Lawrence Carroll), raccolti sotto il titolo: In Principio.

Ad accogliere i visitatori nel Padiglione pontificio una serie di opere di Tano Festa sulla Cappella Sistina di Michelangelo.

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Biennale di Venezia Palazzo Enciclopedico Camille HenrotVenezia

Biennale Arte 2013

55. Esposizione Internazionale d’Arte

Dall’1 giugno al 24 novembre 2013

http://www.labiennale.org/it/arte/

 Biennale di Venezia Palazzo Enciclopedico Libro Rosso di Carl Gustav Jung

 Biennale di Venezia Palazzo Enciclopedico Studio Azzurro_ 3_Padiglione Santa Sede 1

Sotto la soglia

 

Ben Affleck ha vissuto per soli cinque giorni, dal 29 aprile al 3 maggio, con 1,5 dollari al giorno, contribuendo a far conoscere l’iniziativa di “Live Below the Line”, una campagna volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla piaga della povertà nel mondo. Un attore famoso come lui può dar maggiore visibilità all’iniziativa e stimolare le donazioni per le cinque campagne parallele di Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Australia e Nuova Zelanda, anche se gli è stato permesso di nutrirsi dei prodotti del suo orto.

Mark Boyle, nel 2008, affermava che «i primi mesi senza soldi sono i più duri» poi cominciò a coltivare frutta e verdura, oltre a ricevere offerte da parte di diversi benefattori. Una filosofia di vita che prosegue a tutt’oggi e gli permette di trarne anche dei benefici economici con il suo sito http://www.moneylessmanifesto.org e il conseguente libro.

In precedenza (1996) Heidemarie Schwermer decise di cambiare radicalmente modo di vivere, facendo a meno di tutto e vivendo di baratto, proponendosi – in cambio di vitto e alloggio – come custode degli appartamenti di chi deve partire in viaggio. Anche quest’esperienza è divenuta un libro, pubblicato da Terra Nuova Edizioni.

Sono dunque pionieri che istillano perle di saggezza attraverso il web e i libri per vivere senza soldi, ma dovrebbero render partecipi delle loro competenze anche gli abitanti di un qualsiasi villaggio africano, dove però scegliere questo stile di vita è più difficile, ché alla carenza d’acqua si aggiunge la mancanza di benefattori che possono sollevare gli altri dalle responsabilità verso il prossimo.

Con questi esempi non può sembrare ipocrita che un famoso riccone, per dar voce ad una campagna di aiuto, cerchi di sopravvivere con meno di quello che un mendicante racimola solitamente in una città dell’Occidente in una giornata di sole: è più di una questua in un paese africano e pari al quotidiano salario di donna, uomo o bambino impegnati fino a 12 ore di lavoro al giorno a tagliare e assemblare indumenti e calzature per note marche di abbigliamento in fatiscenti fabbriche del Bangladesh o dell’Indonesia, per una retribuzione media mensile di 30 euro.

L’attore e regista statunitense è anche, come altri suoi colleghi di Hollywood, dedito ad aiutare i meno fortunati attraverso organizzazioni non governative con progetti in Africa e in altri luoghi del Pianeta. Per Ben Affleck è la Eastern Congo Initiative (ECI), impegnata a promuovere opportunità di sviluppo economico e sociale nel Congo orientale.

Le condizioni di lavoro sono pessime: locali senza aerazione, maneggio di sostanze tossiche e illuminazione insufficiente sono la regola, per poi vivere con meno di 1,50 dollari al giorno. Migliori condizioni si possono trovare nelle fabbriche di hi-tech, ma i salari rimangono bassi. Si dirà che il costo della vita in quei paesi e ben minore di quello dove i prodotti verranno smerciati, ma allora non si spiegano le miserabili condizioni di vita e le inesistenti opportunità di migliorare il proprio tenore di vita dei lavoratori. La tragedia del Bangladesh – più di mille lavoratori vittime dell’avidità della delocalizzazione – ha posto all’attenzione dell’Occidente le miserevoli condizioni di milioni di persone che vivono per soddisfare a poco prezzo la vanità di pochi, portando alcuni produttori europei di abbigliamento a chiedere migliori condizioni di sicurezza nelle fabbriche. Ma i distributori statunitensi si tengono fuori, quindi non bisogna abbassare la guardia sperando che le promesse diventino realtà.

Le campagne lanciate nei paesi industrializzati contro lo sfruttamento della manodopera nei paesi in via di sviluppo – quelle dell’Ong Abiti Puliti, ad esempio – dedicano di conseguenza molte risorse a sensibilizzare l’opinione pubblica occidentale affinché smetta di acquistare prodotti fabbricati violando i diritti dei lavoratori. Il Bangladesh è, nell’Indice di Sviluppo Umano 2013, al 146° posto insieme al Pakistan nella classifica compilata ogni anno dalle Nazioni Unite, su 186 stati considerati.

Quante persone potrebbero sopravvivere con 1 o anche 2 dollari al giorno, quando l’Occidente getta tonnellate di cibo ogni anno nei cassonetti o lo lascia marcire sugli alberi e nei campi? E a pensare che il 2013 è stato scelto dall’Unione europea come Anno contro lo spreco alimentare. Ma in questo la crisi sta dando una mano: stando agli ultimi rilevamenti, gli italiani sono impegnati a consumare meno prodotti ortofrutticoli e pesce, diminuendo lo spreco che negli ultimi anni era stato quantificato in 20miliardi di euro all’anno di alimenti gettati nei cassonetti.

Ben Affleck, dopo aver raccolto fondi per la campagna per Live Below the Line con il gesto di vivere per alcuni giorni con budget quotidiano di un dollaro e mezzo, ha ritirato la laurea honoris causa dalla Brown University di Providence in Arti Figurative, con l’occasione gli è stato anche riconosciuto il suo contributo a svariate cause umanitarie.

 

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Un Nobel in conflitto d’affari

Mai un riconoscimento come quello del Nobel, per l’impegno a favore della Pace, è stato tanto spudoratamente disatteso come sta avvenendo con il comportamento dell’Unione europea per la sua non decisione sull’embargo di armamenti verso la Siria. Qualche dubbio sull’opportunità di conferire quel riconoscimento all’Ue, motivato per il contribuito che aveva dato alla riconciliazione, alla democrazia e ai diritti umani in Europa, era stato comunque in precedenza sollevato, vista l’incapacità di fermare prontamente il massacro nei Balcani e l’aver ripetutamente taciuto sulle tragedie del Mediterraneo, oltre ad operare con una forza militare quale è Frontex per dissuadere l’umanità disperata di trovare in Europa un luogo dove vivere.

E’ con questi precedenti che la Ue ha dunque affrontato lo scorso 27 maggio a Bruxelles il nodo siriano, con i ministri degli esteri dei diversi stati, e ha pensato di risolverlo togliendo l’embargo sulle armi alla Siria. In prima fila a sollecitare le forniture militari all’Opposizione siriana ci sono la Gran Bretagna e la Francia che, constatando l’incapacità dell’Occidente a fermare il quotidiano massacro di civili che dura da due anni, hanno pensato di trarne profitto – come sta facendo la Russia – smerciando armi proprio ora che si entra nel vivo della preparazione per la Conferenza di Pace di metà giugno a Ginevra, l’appuntamento sembra slittare a luglio. Nel frattempo l’Opposizione siriana continua a discutere in riunioni interminabili, l’ultima delle quali si è protratta a Istanbul per giorni e giorni senza alcun risultato, per marcare la divisione tra posizioni laiche e islamiste.

Si continua a parlare di pace, ma tutti sembrano soffiare sul fuoco, trasformando la Siria autoritaria, con un’economia turistica stabile e una posizione geopolitica di garanzia nell’area mediorientale, in terreno di scontro tra sunniti e sciiti, tra Russia ed Europa, tra Cina e Stati uniti, tra laicità musulmana e islamismo. Creando sodalizi pericolosi come tra Iran e Iraq in una sorta di alleanza sciita per emarginare le altre componenti dell’Islam.

Per ora il campo di battaglia tra le due componenti islamiche si svolge cruentamente nel territorio siriano, con mercenari e fanatici che arricchiscono uno scenario circoscritto, ma la situazione ribolle in Iraq con la silenziosa mattanza quotidiana e nell’attiguo Libano con una complesso alternarsi di alleanze variabili. In più, combattenti stranieri in ambo gli schieramenti, fondamentalisti con Bashar al-Assad e con chi gli si oppone, mercenari e idealisti che si fronteggiano. In occasioni simili mai è risultato saggio affidarsi a mercenari per conservare il potere. Ma il fronteggiarsi di sunniti e sciiti (difficilmente comprensibile fuori dell’Islam) pervade gran parte del mondo islamico. In Iraq, al tempo di Saddam Hussein, era la minoranza sunnita a detenere il potere, ora i ruoli sono invertiti, con i sunniti a trovarsi limitati nei diritti e organizzare attentati. Nel Bahrein la minoranza sunnita controlla invece con autorità gli sciiti. E in Pakistan sono frequenti gli attentati nei confronti della comunità sciita.

Più semplicemente la Russia gongola, guardando la Ue che si divide, ambendo ad essere egemone nell’emisfero settentrionale, mentre la Cina scansa gli Stati uniti da quello meridionale. E dopo che il regime di Bashar al-Assad è stato continuamente foraggiato in armamenti da Russia e Iran, ora è la volta che l’Europa procuri armamenti adeguati a rendere più equilibrato lo scontro e accrescere le file di vedove e orfani. I contrasti religiosi e culturali sono un lucroso affare per i mercanti d’armi e un modo per risollevare dalla crisi l’Occidente che detiene la maggioranza della produzione bellica.

L’Europa nel suo non decidere unitariamente si dimostra incapace di mostrarsi come degli stati con un unico futuro. Non è la zona euro a essere in crisi, è l’idea complessiva dell’Europa, con rappresentanti succubi dei governi nazionali e una leadership opaca.

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Fontana dell’Acqua Acetosa

Tra lungotevere e via dei campi sportivi, di fronte alla ferrovia Roma-Viterbo, isolata dal frenetico traffico dei giorni feriali, si trova un’interessante esempio di fontana barocca: quella dell’Acqua Acetosa da cui il nome del luogo che si estende tra i Monti dei Parioli e il Tevere e che, appunto, viene chiamata “Acetosa”, per via del sapore acidulo che ricorda la pianta usata prevalentemente contro lo scorbuto. Una sorgente, quella dell’Acqua Acetosa, a cui i romani hanno da sempre attribuito delle qualità curative, bevendo volentieri la sua acqua magari per allungare il vino dei Castelli nelle osterie vicine alla fonte, perché la trovavano gustosa, leggera, fresca e frizzantina. La fonte è ormai caduta nell’oblio dell’incuria, dopo un lungo periodo d’inattività. Sono lontani i giorni degli appelli musicali degli acquacetosari, modulati sul ritmo di una lunga e strascicata nenia, che terminava con una corona più o meno tenuta, a seconda dei mezzi vocali del cantore: “Fresca… fresca… l’acquaaa acetoooooosa!”. L’odierna fontana, come rilevato dal medico romano Giovanni Maria Lancisi (1654-1720), venne preceduta da quella voluta da Paolo V (1605-1621) e consisteva in una parete sobriamente ornata: il “rude aedificium”. Demolita la fonte di Paolo V, è Alessandro VII Chigi a volere una nuova sistemazione dell’area che, nel 1662, viene realizzata da Andrea Sacchi e da Marcantonio de Rossi, su disegno di Gian Lorenzo Bernini.

Tra le due fontane, come ricorda nei suoi scritti il Lancisi, si inserisce la sistemazione di Innocenzo X (1644-1655).

Il monumento rispecchia l’idea di un ninfeo con tre fontanelle dalle quali sgorga timidamente l’acqua; è costituito da un’esedra tripartita sormontata da un timpano concavo e realizzato in una piccola depressione alla quale si accede tramite una scalinata.

Una serie di iscrizioni conservano la memoria del luogo; a sinistra, attraverso l’elogio poetico che decanta le ben note virtù medicamentose dell’acqua, viene riportato il nome di Paolo V con la datazione del 1613, mentre nel fornice destro della mostra berniniana, dirimpetto alla iscrizione di Paolo V, si osservano le tracce dell’incavatura destinata ad accogliere il medaglione oggi scomparso. Un’altra lapide, inserita nel riquadro sopra la nicchia centrale, menziona il risanamento compiuto da Clemente XI nel 1712. Grazie al nuovo assetto fu possibile attingere l’acqua con ogni agio e comodità, un’operazione che era resa difficile dal fango che circondava la conca naturale e rendeva il luogo impraticabile.

Ora la fontana, dopo un periodo d’abbandono, vive una seconda giovinezza con la sistemazione dell’area in Parco della Fontana dell’Acqua Acetosa. Restaurata e con una dovuta bonifica idraulica, a causa dell’inquinamento riscontrato negli anni ’50, ma non versa più Acqua Acetosa, bensì normale acqua potabile.

Roma Fontana  Acqua Acetosa Anonimo Bambocciante Romano, Veduta inedita della fonte dell'Acqua Acetosa prima che Andrea Sacchi vi costruisse il ninfeo, prima metà del XVAII secolo webRoma Fontana  Acqua Acetosa Incisione del Falda del 1667, Fontana dell'Acqua Acetosa webRoma Fontana Acqua Acetosa oggi

In viaggio con il piano

Intraprendere un tour con un pianoforte sopra un camion per portare la musica in più luoghi possibili è la missione che Alessandra Celletti si è prefissata. Un progetto, quello di “piano piano on the road”, tanto ambizioso quanto proteso verso un Mondo migliore, dove la bellezza dell’arte non sia solo un’utopia snobbata da molti, ma una realtà alla quale serve un aiuto per realizzarsi

Alcuni comuni hanno dimostrato interesse all’iniziativa, ma in questo periodo di ristrettezze nessuno ha un centesimo. Per questo motivo la compositrice e musicista Alessandra Celletti ha attivato una pagina su MusicRaiser, un sito specializzato nella diffusione di progetti di ambito musicale, progetti che aiuta a realizzare attraverso una richiesta di finanziamenti (anche minimi) da parte di chi crede e ama il progetto.

Con delle “ricompense” da 2 euro in su si può aiutare Alessandra Celletti a promuovere la musica anche in luoghi sperduti, offrendo la musica classica di Baldassare Galuppi o di Eric Satie, ma anche il blues e il rock sino alla contemporanea di Philip Glass, oltre all’elettronica di Joachim Roedelius o la musica “sacra” del suo cd Chi mi darà le Ali. Un excursus sul cosmo musicale da portare a conoscenza di quante più persone possibili, grazie anche a chi vorrà essere un finanziatore dell’iniziativa.

Alessandra Celletti ha calcolato di raggiungere la somma di 6mila euro per poter intraprendere il viaggio tra città, paesi e frazioni, per coprire la spese correnti: l’autorizzazione di occupazione di suolo pubblico, l’allaccio gratuito alla corrente elettrica per l’amplificazione del piano e l’illuminazione, il vitto e l’alloggio (anche in B&B o agriturismo) per due persone e soprattutto per coprire le spese di viaggio (carburante/pedaggi/manutenzione). Alessandra ha una trentina di giorni per trovare poco più di mille euro che le mancano per rendere reale il progetto di portare la musica dalle Alpi al Mediterraneo.

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