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Hai troppi nomi

Ieri sera a Campo de’ Fiori ti sei voltata dall’altra parte. Mi hai fissato per un attimo, ma solo per voltarti subito dopo. Il mio volto lo conoscevi, di mie foto in jpg nei hai almeno tre, scaricabili dal mio blog. Tu invece sempre a far la misteriosa, solo ora ti ho visto in faccia. Ma quello sguardo ti ha tradito: era paura. Potevo trattenerti, ma non l’ho fatto. Non ti ho chiamato per nome perché non sapevo quale scegliere: Pennie_Lane, Lucy sognatrice, Giulia, Isabelle… ed è come Isabelle che hai interrotto il contatto.

Kveta, hai imparato l’italiano per non scrivermi più? Buffa che sei, mi scrivi da Praga per un anno e mezzo in inglese, poi ti segni ai corsi dell’ambasciata italiana. Imparo un po’ di cèco da un mio amico sposato con una di Bratislava, poi ti invito d’estate ma dici di non avere i soldi. Non ti pago il viaggio, né tu mi chiedi denaro ma io ti assicuro di essere solo un amico e di non provarci. Da quel giorno mi scrivevi sempre meno, ora neanche una riga. La tua foto la conservo: è un bel bianco/nero. Te ne ho mandata anch’io una mia, naturalmente in bianco e nero.

So come ti chiami e dove lavori. No, non dove mi hai detto tu: in quell’ufficio non ti conoscono, a Venezia eri solo ospite di Nicolò, tuo padre non fa l’avvocato e quel pub non esiste, né a Roma né a Treviso. Celeste è un bel nome, ma non è il tuo. A Bari tuo padre vende abbigliamento e tua sorella ora ha aperto un nuovo negozio, dove forse darai anche una mano. Come lo so? Lasci tracce dappertutto. Parli sempre da un ricaricabile, ma una sera ti è scappata una chiamata da un fisso di Venezia, forse avevi finito il credito. Non hai quarantadue anni. Quanti? Troppi per amare Nikki Sudden, pochi per amare Rudolf Steiner. In chat mi racconti quaranta storie diverse, sei stata con tutti e con nessuno. Adieu.

Aurora, il tuo nome è stato riassegnato: era così bello che non potevo sciuparlo. Mi hai tempestato di sms per mesi dalla provincia dove vivi. Ti son stato vicino quando l’Etna ha tremato, ed ora mi scrivi dicendo che il tuo nuovo fidanzato – da buon siciliano – è geloso. Con i tuoi lunghi sms potrei riempire un libro e forse lo farò. Al ritmo di una tessera al giorno ho ricostruito un mosaico bizantino ed ora so chi sei: dammi un frammento per volta e ti decoro un’abside,. Ma ormai non ho più voglia di prendere il treno e raggiungerti, non m’interessa più. La tua anima di donna, sensuale e mediterranea emanava amore, ma non aveva corpo.

Nuvoletta, Sissi, … man mano che si entrava nell’intimità mi svelavi un nome diverso, come fossero diversi gradi di iniziazione. Ma non volevi che venissi da te, in paese ti conoscono. Quindi mi hai chiesto subito non solo se ti ospitavo o potevo offrirti l’albergo, ma se potevo pagarti anche il viaggio in treno da Bari: studentessa furbastra con pochi soldi, ma tanta voglia di vivere e di visitar Roma per un lungo week-end. Può darsi. Ho ancora le foto che mi hai mandato: niente male, gli occhi penetrano nel corpo. Ma la terza foto – al mare, nuda di spalle – non era la tua. Mai barare con gli internauti!

Ludovica o Annamaria? Quando ti sei presentata a un party assieme al tuo uomo di turno una mia amica ti ha chiesto perché le avevi negato l’amicizia su Facebook. Fatti vostri, solo che mi ha incuriosito la tua fama: divorziata con un figlio, quando vuoi un uomo non hai problemi ad andarci a letto. Ma su Facebook hai due profili, nomi diversi ma stessa foto al mare. “Quella non sono io”, hai detto a tutti. Ma almeno potevi cambiare bikini e far spostare la barca sullo sfondo.

Tatjana, ma quando la smetti di vendere le tue foto alle agenzie matrimoniali russe e italiane? Sei una fotomodella e ti fai pagare per pubblicare le tue foto. Che dire? Quindici nomi diversi in due anni, due o tre foto in posa in studio da un fotografo, più una in giardino e una sul divano a casa tua, col tappeto al muro alla maniera russa. Belle foto, distribuite in almeno cinque cataloghi in linea. L’età non è aggiornata – ormai dovresti avere trentacinque anni – ma sei sempre sola. Sei carina, laureata, intelligente, sportiva; ti curi nell’abbigliamento e nel trucco. Vivi pure a San Pietroburgo, mica a Krasnoiarsk o a Novosibirsk. Ma allora perché sei sempre sola?

Lettera a un famoso storico dell’arte

Gentile dott. Nero di Penna,

            non le scrivo mai se non per motivi di ufficio, ma stavolta non so come fare. Sono una giovane storica dell’arte e fra le mie attività c’è anche la gestione di visite guidate. Nell’ultima ho illustrato la mostra dei due Gentileschi (Orazio e sua figlia Artemisia), noti pittori del Manierismo, che si teneva a Palazzo di Venezia. In una delle ultime sale erano esposti due quadri di Artemisia, uno raffigurante Cleopatra con l’aspide, l’altro la Danae irrorata dalla pioggia d’oro. L’artista ha raffigurato la stessa modella ignuda, distesa su un drappo di velluto nero, e sicuramente queste due opere risalgono al periodo cosiddetto francese. Perché Le spiego tutto questo, a rischio di annoiarla? E’ successo che un uomo maturo di bell’aspetto e di buona cultura, mi tempesta ormai di telefonate: vuole invitarmi a cena e dice sempre che il velluto nero è già pronto. Cosa posso fare? Mi creda, dottore, ho paura e desiderio allo stesso tempo.

Risposta: 

Cara giovinetta di belle speranze, un uomo simile non devi fartelo scappare: è un raffinato intenditore. Ha letto sicuramente Les dames galantes del cortigiano francese Brantôme, narratore e cronista erotico al servizio del duca di Alençon, il principe di sangue reale che nel 1579 si era persino proposto come improbabile marito per la frigida regina Elisabetta d’Inghilterra. Nel libro-diario erotico scritto dal fido Brantôme si dice anche che il duca “faceva mettere le sue cortigiane e dame tra lenzuola di taffettà nero ben tese, completamente ignude, affinché il candore e la delicatezza delle loro carni assai meglio risaltassero fra quel nero, e dessero maggior diletto”.

Suppongo che la tua pelle sia bianca e le tue forme opime come piaceva all’epoca. Quindi non esitare e sali da lui in camera. E’ un amante sofisticato e tu sei una storica dell’arte. Che aspetti a concederti? La prossima volta però ricambialo con la stessa moneta: spargi la voce che i tuoi amici arcieri cercano un San Sebastiano o che le tue procaci amiche han bisogno di un Sant’Antonio per le tentazioni. Oppure fa come le dame francesi della corte di Fontainbleau: manda al tuo raffinato amante un biglietto di appuntamento di notte in un luogo comodo dove tu lo sfiderai a letto coperta da una maschera veneziana o un velo che celi il tuo volto. Salvo schernirlo il giorno dopo se non si dimostrerà all’altezza della situazione. E sai bene cosa voglio intendere.

Riflessioni Editoria 030 Lettera a un noto storico dell'arte artemisia_gentileschi_Cleopatra con l’aspide Riflessioni Editoria 030 Lettera a un noto storico dell'arte artemisia_gentileschi_015_danae_1612y Danae irrorata dalla pioggia d’oro

Il punto di vista dello scrittore

La storia di Emanuela Orlandi, la ragazza sparita a Roma trent’anni fa (2 giugno 1983), continua a far parlare di sé e qui la ricostruiamo in breve: la ragazza esce da una lezione di musica e da quel momento non se ne saprà più niente. Essendo cittadina del Vaticano – di cui il padre è un funzionario – il caso diventa un intrigo internazionale, che vede messi in causa la Curia, la banda della Magliana, i Servizi segreti, il KGB e i c.d. Lupi Grigi. Gli appelli di papa Wojtila, le indagini a tutto campo e il risalto sui media non risolvono nulla. Emanuela non tornerà mai a casa e tutte le testimonianze anche recenti si rivelano aleatorie. Pochi i giornalisti che abbiano verificato le fonti o svolto indagini personali; tra questi citiamo Pino Nicotri dell’Espresso, autore de Emanuela Orlandi. La verità. Dai lupi grigi alla banda della Magliana (2008).

Questa storia proviamo ora a vederla con gli occhi di uno scrittore. Camilleri difficilmente metterebbe insieme un racconto che non si tiene in piedi: l’impianto di un romanzo si regge su un equilibrio strutturale simile a quello di un palazzo o di una nave, mentre invece qui tutto fa acqua, scricchiola. Scrivere un romanzo richiede razionalità e nessun romanzo di spionaggio o criminale può basarsi su un delirio. Non parlo certo della ricostruzione fatta dal giornalista Pino Nicotri, che perlomeno ha parlato con testimoni, magistrati e parenti della ragazza. Alludo piuttosto alla serie di rivelazioni fatte da testimoni e supertestimoni usciti dal nulla, incoerenti e ambigui; penso alle inconcludenti conclusioni di strani poliziotti e di inquirenti privi di metodo, ma tutti ritenuti attendibili. A intervalli precisi il supertestimone di turno ha dato un’informazione buona per ogni dieci balle a cui non crederebbe neanche un ragazzino e che sono state invece prese sul serio. Infine, un editore impone sempre allo scrittore chiarezza sul genere letterario, mentre qui passiamo allegramente dal Noir allo Spionaggio, dai Misteri del Vaticano al Romanzo Criminale, senza escludere Lolita di Nabokov. Mettendo un po’ d’ordine, le trame seguono almeno tre filoni diversi, che riassumo per poi lavorarci sopra:

1)        La pista interna al Vaticano e a certi suoi ambienti.

2)        La pista legata allo IOR e alla Banda della Magliana

3)        L’intrigo internazionale, gestito dai Lupi Grigi e dal KGB

1.         La prima ricostruzione si basa su dati reali e su altri ipotetici se non assurdi. La ragazza (d’ora in poi abbreviata EO) viene attirata con la proposta di un lavoro – presentatrice di cosmetici Avon – e il giorno dopo, all’uscita della lezione di flauto presso la scuola di musica del S.Apollinare, accompagna un’amica di corso alla fermata dell’autobus e telefona alla sorella maggiore per dirle che farà tardi per via di quell’ingaggio. Sono le ore 19. Quest’ultima l’aveva sconsigliata dall’accettare quel lavoro troppo ben pagato (trent’anni fa, 375mila lire, pari a uno stipendio). Fin qui le informazioni ufficiali. Il resto è così ricostruito: EO è stata fatta salire a corso Rinascimento su una grossa macchina, una BMW verde metallizzata guidata da un adulto, sulla quale avrebbe poi indagato in proprio – ma l’informazione non è verificabile, anzi è poco credibile -un agente segreto poi rimproverato e trasferito . Si fa una prima tappa sotto le mura gianicolensi, col cambio di macchina e il passaggio di consegne a un giro di ecclesiastici pedofili, genere umano tutt’altro che leggendario. Fatto sta che la ragazza sparisce. Ora, visti da uno scrittore, troppi elementi non reggono e vanno scartati. A parte la storia dell’agente segreto (?) che sa tanto di depistaggio, si è detto che: EO è stata avvicinata per strada il giorno prima da un adulto che le ha proposto il lavoro per la Avon. E perché mai una quindicenne dovrebbe fidarsi? Avon è una ditta di cosmetici ed è più logico che EO sia stata avvicinata invece da una donna o da un’amica che già lo faceva. Seconda incoerenza: il giorno dopo EO telefona alla sorella dicendo che farà tardi per via di un lavoro pagato 375mila lire. Forse aveva capito male, ma perché non proibirle subito di accettare l’offerta? Sono le 19, quindi neanche è presto; da corso Rinascimento al Vaticano ci vogliono due autobus (70 e 64) e si sta a casa verso le ore 20.. E se è vero che EO è uscita dalla lezione con un’amica, perché non aspettare con lei l’uomo – uno sconosciuto – che doveva passare a prenderla? E non finisce qui: chi conosce Roma sa benissimo che vicino al Senato è impossibile che una ragazzina venga fatta salire su una BMW guidata da un adulto senz’esser notata dai carabinieri, poliziotti e vigili di guardia intorno a Palazzo Madama. Fatevi invece un giro intorno all’Apollinare: il fabbricato ha almeno tre vie di fuga: ingressi di servizio neanche tanto piccoli, da cui si può entrare senz’esser notati o scantonare per vicoli senza dare nell’occhio. Traffici illeciti possono svolgersi quindi all’interno dell’Apollinare – il corpo di fabbrica è immenso e pieno di passaggi –  e visto che “Renatino” è stato ivi sepolto come benefattore della chiesa (riciclaggio?), in quelle stanze poteva succedere di tutto. Immaginiamo p.es. che EO entri (o rientri) nel palazzo dell’Apollinare e lì succede qualcosa: di sua volontà o costretta, incontra qualcuno o viene dirottata in un’altra stanza o fatta uscire da una porta secondaria. Notare che, se strani giri esistevano davvero, neanche c’era bisogno di andar lontano: essi potevano essere gestiti all’interno dell’Apollinare. Ammettiamo invece che da quegli ingressi di servizio sia uscita anche EO: sfilando per vicoli si arriva tranquillamente davanti al Museo Napoleonico e lì sul lungotevere si sale in macchina. Per andar dove? E’ sempre corsa voce che una prima tappa sia stata fatta sotto le mura gianicolensi. Quasi nascosta c’è in effetti una pompa di benzina del Vaticano con l’ingresso – un cancello di ferro – accessibile ai soli tesserati. Ora un sedicente testimone parla anche di un pensionato gestito dalle suore di Villa Lante sotto il Gianicolo, dove la ragazza sarebbe stata ospite tre giorni, accompagnata da un ecclesiastico e da un’altra ragazza. Per andare in macchina alle pendici delle mura gianicolensi (lato esterno) e poi ridiscendere ai piedi del Gianicolo dalla parte di Trastevere si impiegano al massimo quindici minuti. Con chi era uscita EO dall’Apollinare? Era consenziente? Chi guidava la macchina? Più facile capire il motivo del cambio alla pompa di benzina: EO sarebbe stata presa in carico da un ecclesiastico, il quale avrebbe accompagnato la ragazza (o le due ragazze) fino alla casa alloggio delle suore. Questo edificio ha l’ingresso alla fine di una via chiusa ed è il massimo della discrezione. L’ecclesiastico era il garante e quelle ragazze potevano esser spacciate per nipoti o figlie di una conoscente a lui affidate. Tutto filerebbe. Non convincono invece alcuni dettagli raccontati dal c.d. supertestimone: a EO fu detto che i suoi genitori erano d’accordo, e che nei tre giorni successivi EO si divertì a girare per Trastevere travisata con parrucca e occhiali scuri. Intanto, perché rischiare? E poi qual è la ragazzina che nemmeno chiede di telefonare a casa per verificare le frasi di uno sconosciuto? Infine, perché assentarsi da scuola per tre giorni, col rischio magari di perdere un anno di liceo? Se EO fosse stata narcotizzata e l’altra ragazza era la sua compagna di stanza e amica-custode, qual’era la sua identità? Forse Mirella Gregori, l’altra ragazza scomparsa un mese prima, che aveva una relazione con un giovane della gendarmeria pontificia? Qui le cose sono due: se EO era cosciente vuol dire che si fidava delle persone con cui si era allontanata (sempre che sia uscita dall’Apollinare), e forse neanche era la prima volta. Chi erano le sue amiche (ora 45enni) e soprattutto chi era realmente lei? Fosse stata invece costretta, allora era stata drogata o simili. Si è poi parlato molto e spesso di un giro di preti pedofili in Vaticano. Che EO sia finita in un giro del genere? Sull’argomento ci sono articoli e libri. Già, ma come convincere una ragazzina a stare al gioco? Il reclutamento è in genere fatto da una donna che riesce a conquistare la fiducia della vittima e la raccomanda a un uomo adulto, con cui si fissa un incontro di lavoro. L’esperienza dice di accettare di vedersi solo in locali pubblici, ma qualcuna ci casca sempre. Oppure a far entrare nel giro la ragazza è un uomo con cui lei ha una relazione o è l’uomo di una sua amica. Che ruolo ha p.es. il gendarme pontificio che stava con Mirella Gregori? Ma senza andare troppo avanti con la fantasia, sta di fatto che  Avon è una ditta di cosmetici che da sempre organizza incontri invitando gruppi di donne alla presentazione dei prodotti e questi incontri avvengono sia in grandi alberghi che in case private.. Ma la promessa di tanti soldi non basta: la vittima da prostituire si deve fidare – magari una sua amica già lo fa – e spesso sa di giocare col fuoco, anche se non immagina l’ustione che l’aspetta. Se lo fa di nascosto dei genitori, gli orari devono quadrare: può anche marinare la scuola, ma per cena dev’essere puntuale, a meno che la sua famiglia sia una di quelle che non chiedono niente ai figli, ma nell’ambiente vaticano questo è meno frequente. La nostra EO si è allontanata alle 19, tardi per una quindicenne dell’epoca. Né vogliamo immaginare una complicità della famiglia, anche se non è assurdo pensarlo. Immaginiamo invece un imprevisto, un incidente sul lavoro: EO è morta durante un incontro sessuale il giorno stesso della sua scomparsa. Non stava al gioco oppure è morta di overdose o è rimasta soffocata in un gioco erotico. Statisticamente le ragazze ritrovate morte sono sempre state uccise a poche ore dalla scomparsa e l’uccisione è sempre avvenuta entro un raggio di cinque chilometri dal luogo in cui sono state viste per l’ultima volta. Il quadro sarebbe dunque coerente. Il resto è sovrastruttura. Secondo questa ricostruzione, sarebbero spiegabili gli strani comportamenti della famiglia Orlandi, rassegnata sì, ma tacitata da influenti personaggi di Curia. Il padre di EO prima parla coi giornalisti e poi sembra quasi ridotto alla clausura; la sorella di EO invece di attaccare diventa la segretaria del funzionario vaticano che ha bloccato la rogatoria del governo italiano per far chiarezza sulla scomparsa di EO. Tutto questo avviene in un ambiente ristretto come quello Vaticano, dove è facile incontrarsi ogni giorno. Ma cosa direbbe Montalbano? Purtroppo lui lavora bene in Sicilia, mentre in Vaticano ci vuol ben altro tipo di investigatore: legato agli ambienti che deve scandagliare, discreto, non digiuno di studi teologici e amico di un alto prelato. Magari ex gendarme pontificio, a sua volta ex carabiniere. Con una moglie che lavora in Vaticano e amicizie nel mondo dell’alto clero… peccato che questo detective ancora non sia stato creato dalla penna di nessuno.

2.         Trama seconda. In questa versione il gioco si fa duro. Per lo IOR passano tanti soldi, e anche sporchi: papa Wojtila ne ha bisogno per aiutare la sua Polonia a uscire dal controllo sovietico e il card. Marcinkus è l’anima nera di questi traffici,. Il padre di EO lavora nell’amministrazione e ha visto o scoperto qualche illecito amministrativo o finanziario. “Renatino”, benefattore e riciclatore di denaro sporco rivuole indietro i soldi anticipati e ripuliti tramite lo IOR. La ragazza viene rapita per ricattare il padre e anche forse parte della gendarmeria vaticana. Viene aumentata infatti la sorveglianza delle famiglie di alcuni gendarmi. La ragazza sparita un mese prima se la faceva tra l’altro proprio con un di loro. La ragazza EO viene attirata con l’inganno e sequestrata, forse tenuta in un appartamento di Monteverde vecchio (attiguo al Gianicolo). L’ostaggio viene eliminato quando la storia diventa di dominio pubblico internazionale e non si riesce più a gestire il contatto con la famiglia. Un ufficiale dei Carabinieri mi disse che per gestire un sequestro di persona (in Italia, almeno cinquecento in venti anni) servono quasi venti persone e bisogna sempre avere discrezione. Esattamente il contrario di quanto è avvenuto: il Papa stesso chiede davanti alla folla riunita per l’Angelus domenicale la liberazione di EO, quando nessuno aveva parlato di rapimento. Eppure non è un ingenuo! Nel frattempo tutti i giornalisti da strapazzo si danno da fare e le indagini di polizia non risolvono niente: il Vaticano non collabora e il resto è un castello di carte. Ci sono punti fermi? Sicuramente le voci dei vari telefonisti, anche se artefatte (l’americano è un ecclesiastico dell’est, “Mario” era un romano della banda e l’ultimo che ha parlato adesso è un mezzo regista). Come prova della prigionia di EO arriva solo la fotocopia della tessera della scuola di musica (roba di segreteria), ma null’altro. Come non pensare che EO è in realtà già morta? Eppure la presenza della ragazza verrà tuttora proiettata in almeno cinque paesi diversi, dalla Francia al Libano, dalla Germania alla Turchia, in un manicomio vicino Londra (dove non esistono più. Ndr.). e le saranno attribuiti un numero di figli variabile da due a cinque e anche una conversione all’Islam. Il giudice Imposimato garantisce alla famiglia il ritorno a casa, che avverrà molto presto. Il resto lo sappiamo, almeno su questo argomento. Anni dopo, le testimonianze di una donna vicina all’ambiente di Renatino si rivelano un’altra bufala: la donna è distrutta dalla droga e non si capisce perché uno dovrebbe credere ad alcuni dettagli e non ad altri. Il suo racconto è incoerente, ma dà per certo che EO è stata uccisa alla fine della detenzione. In realtà questo sequestro e questa detenzione potrebbero non esserci mai stati: sapendo che la ragazza era morta in seguito a quanto ricostruito nella versione n.1, si ricatta lo IOR minacciando di dire a tutti com’erano andate veramente le cose e mettendo in mezzo Marcinkus e i suoi traffici e l’ambiente vaticano pedofilo. Tutti sanno che EO è morta il primo giorno, ma tutti fanno finta che sia ancora viva perché fa comodo. La banda al massimo ha fatto sparire il corpo e non parlerà semplicemente perché il Vaticano paga e la banda si riprende i soldi ripuliti. Questa seconda versione è una sovrastruttura della prima: come se una banda criminale non si comportasse da protagonista ma da parassita.

3.         Trama terza, ovvero Intrigo Internazionale. E’ la più assurda. Vada per lo IOR, ma poi ci sono invischiati servizi segreti di mezzo mondo, KGB compreso, più Alì Agca, un terrorista turco millantatore che cerca di coprirsi le spalle e ritarda la sua estradizione nelle patrie galere turche mentre tutti credono alle sue deliranti fandonie. Ora il nuovo supertestimone  – quello del mediocre flauto Rampone&Cazzani anziché Yamaha – s’inventa che il rapimento di EO è stato studiato come rapimento-farsa per “incoraggiare il dialogo est – ovest”, che non significa niente. La zia di EO è stata spacciata per figlia di papa Pacelli, che avrebbe poi avuto EO da Marcinkus, anche se un’altra versione vuole EO figlia dell’allora cardinal Wojtila. Un editore serio butterebbe tutto nel cestino. Dan Brown è un gran pasticcione, ma almeno sa costruire un intreccio credibile, anche se persino manieristico. Qui invece ognuno racconta balle e neanche si perita di renderle coerenti, tanto tutti ci credono. Uno scrittore seguirebbe trame simili soltanto se volesse vendere tante copie del libro. E si è visto che scrittori simili esistono.

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Libro Emanuela Orlandi la verità. Dai Lupi Grigi alla banda della Magliana

Titolo: Emanuela Orlandi: la verità. Dai Lupi Grigi alla banda della Magliana

Autore: Nicotri Pino

Prezzo: € 10,90

Pagine: 267 p.

Editore Dalai, 2011