Tutti gli articoli di Roberto Filippi

Un restauro di qualità

In Piazza del Popolo, capolavoro neoclassico del Valadier, a fianco dell’inizio di via del Corso sono presenti due chiese all’apparenza identiche ma in realtà con differenze all’interno e all’esterno. Ambedue sono state costruite, a pochissima distanza di anni, nella seconda metà del ‘600 originariamente su progetto di Carlo Rainaldi ma poi con intervento di altri architetti tra cui Bernini che lavorò nell’interno e nella cupola di Santa Maria in Montesanto mentre l’altra, Santa Maria dei Miracoli, è attribuita al Rainaldi e Carlo Fontana.

La chiesa di Santa Maria in Montesanto, più nota come Chiesa degli Artisti per gli eventi, per lo più funerali, che riguardano esponenti del mondo dell’arte, fu iniziata nel 1662, fu oggetto dell’intervento del Bernini nel 1671 e terminata nel 1679. Ebbe il nome di Montesanto da quello di una chiesetta preesistente officiata dai Carmelitani.

Esternamente mostra un pronao con quattro colonne, un timpano ed una balconata con otto statue di santi in travertino, la cupola è dodecagonale, l’interno è ellittico, nelle nicchie della cupola si trovano quattro statue di santi in stucco, le cappelle sono decorate con quadri e affreschi di vari artisti. Particolarmente interessante la Cappella Monthioni con una pala con Vergine, Bambino e Santi di Carlo Maratta, sui lati un’Apparizione della Vergine di Luigi Garzi e la Carità di San Giacomo di Staier, la volta è affrescata da Giuseppe Chiari; attiguo un piccolo locale decorato dal Baciccio.

Il tempo, la falda freatica e le inondazioni del Tevere nel corso dei secoli hanno provocato seri danni all’edificio riparati più volte e non sempre con perizia; recenti restauri sono stati effettuati e sono ancora in corso.

A spese della Fondazione Sordi è stata ripristinata la sagrestia della Cappella Monthioni che ospita affreschi del Baciccio e un dipinto del Garzi, anche il pavimento in marmi colorati è stato riportato all’originale.

A cura della Bonduelle Italia, titolare della linea di verdure confezionate chiamate Gli Orti per l’Arte, è stato già completato il restauro della cupola, della sua cromia, degli intonaci, degli stucchi e ripulite le statue poste nelle nicchie; è in corso il ripristino del locale antistante la sacrestia di discreta altezza e con la volta contenente una grande Gloria di Angeli con strumenti della Passione attribuito, in maniera molto controversa, al Baciccio. Non è un affresco ma un dipinto a tempera particolarmente delicato e molto danneggiato da umidità e cedimenti; anche il pavimento attualmente ricoperto da un cotto lucido di almeno quaranta anni fa sarà ripristinato in stile con formelle marmoree. I vari restauri, effettuati e in corso, sono opera della ditta Pantone che annovera un’esperienza pluriennale nel campo.

L’intervento sulla chiesa è un ottimo esempio di una sinergia tra il pubblico e il privato, il primo coordina e dirige, il secondo, in una giustificabile ottica di promozione, finanzia.

La Bonduelle è stata coinvolta attraverso Fondaco, associazione che individua le opere d’arte bisognose d’intervento e interessa varie aziende invogliandole all’intervento; finora sono stati effettuati 45 restauri per opera di 43 aziende.

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Basilica di Santa Maria in Montesanto

Chiesa degli Artisti

Roma

Via del Babuino, 198

Tel. 06/3610594

Sito web

Visita virtuale

01 Roma Restauro S.M. Miracoli Veduta della Piazza del Popolo, Incisione di G.B. Piranesi, 1750 circa

01 Roma Restauro S.M. Miracoli 002 Assunzione della Vergine, Giuseppe Chiari 01 Roma Restauro S.M. Miracoli 003 01 Roma Restauro S.M. Miracoli interno 005

Un collezionista onnivoro

Tale può essere definito Gennaro Evangelista Gorga, più noto come Evan, nato a Broccostella (Fr) nel 1865 e morto a Roma nel 1957. Da giovane fu un cantante lirico di un certo successo ma si ritirò dalle scene per ignoti motivi dopo aver cantato a Verona nella Boheme nel gennaio del 1899. Iniziò subito dopo una instancabile e quasi bulimica attività di collezionista raccogliendo reperti di ogni genere: strumenti musicali, bozzetti in terracotta, reperti archeologici, armi, strumenti medici.

Le sue collezioni raggiunsero nel corso degli anni dimensioni tali da occupare dieci appartamenti in via Cola di Rienzo creandogli gravi problemi finanziari che non volle mai risolvere vendendo le sue raccolte nonostante molte ed interessanti offerte.

Nel 1929 per evitare sequestri o pignoramenti si adoperò perché la sua collezione venisse vincolata dallo Stato a cui alla fine fece una donazione in cambio di un modesto vitalizio e di una medaglia d’oro dei benemeriti della cultura. La convenzione divenne esecutiva solo nel 1950 e le decine di migliaia di reperti finirono in casse in magazzini diversi con furti, perdite, rotture e solo dopo molti anni si è iniziato un lavoro di catalogazione.

La parte musicale finì al nuovo Museo degli Strumenti Musicali, i bozzetti in terracotta di artisti sei/settecenteschi a Palazzo Venezia, i reperti sanitari al Museo dell’Arte Sanitaria presso l’Ospedale di S. Spirito, molti vasi nel Museo di Cagliari, mentre la raccolta archeologica ha trovato finalmente accoglienza a Palazzo Altemps dove è stata allestita una mostra dal titolo Evan Gorga il collezionista.

La mostra è ospitata in locali, di 415 mq., che solo da poco sono stati acquisiti dallo Stato in quanto erano rimasti esclusi dalla precedente acquisizione dell’edificio di molti anni fa; è un’ala che si affaccia sul cortile e ad essa vanno ad aggiungersi altre tre stanze note come Appartamento della Stufa, dai resti di tubature per il riscaldamento, originariamente abitato da Roberto Altemps e Cornelia Orsini.

Sono esposti circa 1.800 oggetti scelti tra le migliaia della raccolta mentre nelle tre stanze della Stufa, con affreschi cinquecenteschi, sono in mostra reperti archeologici recentemente acquisiti dallo Stato e una statua di Artemide in prestito dal Museo Buoncompagni Ludovisi, in un ampio corridoio sono esposti otto affreschi staccati già facenti parte della raccolta Pallavicini Rospigliosi e forse rinvenuti durante la costruzione del loro palazzo.

La catalogazione della raccolta è frutto di studi condotti dal 1987 dalla dott.ssa Barbaro allora incaricata del lavoro ed ora Soprintendente e con la collaborazione dell’attuale direttrice dott.ssa Capodiferro.

Il percorso espositivo si articola in due saloni al piano terra e al primo piano in un allestimento che si rifà all’originale sistemazione negli appartamenti di Gorga, essa è costituita da due grandi casse in legno che al loro interno ospitano numerose vetrine che espongono le classi in cui sono suddivisi i tanti reperti catalogati per tipologia: intonaci dipinti, stucchi, rivestimenti parietali, marmi pregiati e pietre dure, ossi e avori, antichità egizie, giocattoli, pesi da telaio, ceramica, terrecotte architettoniche e votive, urne, arule e vasi a testa umana, lucerne fittili, specchi, armi, lucerne, bronzetti figurati, vasellame bronzeo da banchetto, epigrafi e fistule acquarie, monete, vetri. Sorprende la varietà e la quantità di quanto esposto che peraltro è solo una parte di quanto è in deposito.

Scopo della mostra oltre che esibire materiali archeologicamente interessanti, romani, magno greci, etruschi e in qualche caso egizi, di età variabile dal XIII secolo a.C., un vaso miceneo, a vetri rinascimentali è quello di mostrare la differenza tra il grande collezionismo principesco, ben presente in Palazzo Altemps, in confronto con quello borghese dell’ultimo ‘800 legato non più a grandi statue o bassorilievi ma ad oggetti di uso comune, parti di affresco, frammenti di decorazione marmorea, modesti bronzetti forse uno o due secoli prima addirittura giudicati indegni di far parte di una collezione.

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06 Mostre Evan Gorga lancioEVAN GORGA

il collezionista

dal 19 ottobre 2013 al 12 gennaio 2014

 Roma

Palazzo Altemps

piazza Sant’Apollinare 46

 Orario:

da martedì a domenica

dalle 9.00 alle 19.45

 Informazioni:

tel. 06/39967700

sito web

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06 Mostre Evan Gorga

Cent’anni di Aviazione Navale

Quest’anno ricorre il centenario della costituzione dell’Aviazione Navale anche se questa non ha operato per tutto un secolo ma per una decina d’anni all’inizio e per i quasi ultimi trenta. All’alba del XX secolo si ebbero i primi tentavi di volo e ben presto il Regio Esercito e la Regia Marina organizzarono le prime attività sia con aerei che con dirigibili. Furono acquistati all’estero o costruiti in Italia i primi aeromobili e addestrati i primi piloti. Il 1913 è considerato l’anno di nascita in quanto fu costituito il “Servizio Aeronautico della Regia Marina” anche se già da alcuni anni il T.V. Mario Calderara aveva conseguito il brevetto di pilotaggio. In seguito la Regia Marina cominciò anche a studiare la possibilità di una pur primitiva portaerei e più tardi i suoi aeromobili ebbero il battesimo del fuoco nella guerra di Libia nel 1911. Successivamente la Regia Marina si dotò di dirigibili, idrovolanti ed aerei con i quali affrontò la I° Guerra Mondiale ampliando nel corso del conflitto le sue dotazioni con le quali si batté contro gli Austriaci con  numerose perdite in uomini e mezzi che valsero al Servizio Aereo della Regia Marina la concessione di una Medaglia d’Argento al Valore Militare. Nonostante la crisi economica e sociale del dopoguerra la Regia continuò nello studio di portaerei costruendo la “Giuseppe Miraglia” primo esempio di porta idrovolanti ma il 28 marzo 1923 fu costituita la Regia Aeronautica come Forza Armata autonoma a somiglianza della RAF, e nel 1947 della U.S. Air Force; ma queste due aviazioni ebbero una destinazione strategica mentre la Royal Navy e la U.S. Navy mantennero una quota di aerei da caccia, da ricognizione, trasporto, cacciabombardieri, aerosiluranti. Invece i vari responsabili della Regia Aeronautica, specie Balbo, riuscirono a far passare il concetto che “tutto ciò che vola è dell’Aeronautica” salvo riservare un certo numero di aerei alle Aviazioni per l’Esercito e per la Marina. Gli aeromobili pur con personale aeronautico erano posti a disposizione delle altre Forze Armate; si trattava di mezzi scadenti e di uso limitato, per lo più per ricognizione e soccorso; su di essi e sugli aerosiluranti trovavano spesso posto Ufficiali di Marina in qualità di Osservatori. Durante la II° Guerra Mondiale apparve molto grave la mancanza di portaerei, si tentò di adattare due piroscafi ma i lavori non giunsero a buon fine. Nel dopoguerra la Marina cominciò cautamente ad organizzare una sua Forza Aerea anche se una legge del 1956 stabilì che tutti gli aeromobili ad ala fissa di peso superiore a 1500 chilogrammi dovessero essere gestiti dall’Aeronautica. Fu accettata una situazione di compromesso per gli aerei antisommergibili costituendo reparti facenti parte organicamente dell’Aeronautica ma in uso operativo alla Marina e con equipaggi misti. Nello stesso tempo la Marina approfittava della legge sopra citata per dotarsi di una forza aerea ad ala rotante su vari tipi di elicotteri per diverse esigenze, basati in parte a terra in parte su navi di nuova costruzione con ponti adatti all’involo. Soltanto nel 1985 con l’entrata in vigore della porta aeromobili Garibaldi la Marina cominciò ad insistere per imbarcare aerei ad ala fissa riuscendo infine a disporre di aerei Harrier che possono operare anche con decollo e appontaggio verticale sistemandone alcuni a bordo della nuova portaerei Cavour, ammiraglia della Flotta, assicurando alla componente imbarcata, aerei ed elicotteri, una elevata capacità di impiego in differenti situazioni operative. Nonostante le ristrettezze di bilancio l’Aviazione Navale dovrebbe nei prossimi anni disporre di alcuni JSF 35 nella versione F 35 B a decollo corto e appontaggio verticale con cui migliorare la potenza della Flotta. Anche i nuovi elicotteri SH 90 A sostituiranno la linea di volo basata su AB 212 piuttosto datati. Sempre più ridotta quantitativamente in uomini e mezzi anche se sempre più efficienti la Marina continua ad operare al servizio dell’Italia come ha sempre fatto dal 1861 e con lei la di poco più giovane ma centenaria Aviazione Navale.

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01 Aviazione img_5392001 Aviazione Navale 800px-IMAM_Ro.43_imbarcato01 Aviazione Navale 800px-R.O._43_caccia_ricognitore_catapultabile 01 Aviazione Navale calds88 01 Aviazione Navale Ro43 01 Aviazione Navale sufficitanimus_100aviazionenavale_2013

Un ottimo inizio

A Palazzo Venezia, presso il Museo Nazionale, è in esposizione, e lo sarà per otto anni, un dipinto della metà del ‘500 di proprietà privata ed offerto in comodato d’uso. Il comodato è un contratto in cui il comodante consegna al comodatario un bene mobile o immobile affinché se ne serva per un certo periodo con l’obbligo di attenta custodia e di restituzione. Questo istituto giuridico è previsto dall’art. 44 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio. Nel nostro caso un benemerito ma ignoto proprietario privato ha concesso in uso al Museo il dipinto con obbligo di esposizione al pubblico e di conservazione con la massima cura. Il quadro è un olio su tavola databile alla metà del XVI secolo di misura contenuta, 98×72 cm, e quindi di committenza per devozione privata e rappresenta una Sacra Famiglia con San Giovannino per un totale di quattro figure su cui primeggia in primo piano una bellissima immagine della Madonna. S’ignora chi sia l’autore né, forse per motivi di riservatezza, quale sia la storia del dipinto e attraverso quali passaggi sia pervenuto all’attuale proprietario ma la critica concorda nel ritenerlo opera dell’ambiente artistico gravitante attorno a Giorgio Vasari ottimo pittore che lavorò per decenni a cavallo del secondo e terzo quarto del ‘500. L’attribuzione è dovuta al fatto che, essendo il soggetto del quadro molto di moda nei primi anni della Controriforma, ne esistono parecchie versioni sia pure con alcune varianti nei personaggi di sfondo che appaiono come un San Giuseppe e un San Francesco come nell’originale che il Vasari dipinse nel 1544 per Francesco di Nicolò Vespucci, come risulta da un documento datato 6 agosto 1544. Numerosi sono gli originali, le copie e le opere di bottega rappresentanti lo stesso soggetto secondo un gusto dell’epoca che ricercava immagini di un certo tipo e di un noto autore anche se in copia. Nel nostro caso il quadro presenta solo il San Giuseppe e in posizione opposta alla generalità degli altri dipinti, eventuali indagini potrebbero accertare variazioni o manomissioni della tavola per intervento del committente.

L’opera è in ottimo stato di conservazione grazie ad un restauro di una quarantina di anni fa a cura dell’Opificio Pietre Dure di Firenze; è esposta nella Sala Altoviti che conserva una volta affrescata sempre dal Vasari nel 1553 per il banchiere fiorentino Bindo Altoviti. Originariamente si trovava nell’omonimo palazzo, situato sul lungotevere davanti a Castel Sant’Angelo, demolito per costruire i muraglioni, salvata e immagazzinata la volta fu fatta rimontare dal Soprintendente Hermanin in una sala di Palazzo Venezia, di congrua misura, all’inizio degli anni Trenta del ‘900. Grande è la gratitudine per l’ignoto proprietario che ha voluto che un’interessante opera venisse messa a disposizione del pubblico con l’auspicio che il comodato d’uso divenga un istituto utilizzato con frequenza e molti altri mecenati permettano che le loro bellezze artistiche possano essere fruite da tanti.

02 Beni Culturali Sacra Famiglia a Palazzo VeneziaSacra Famiglia con San Giovannino (XVI secolo)

Dal 10 luglio 2013 per Otto anni

Roma

Palazzo di Venezia

Tel. 06/6994218 – 69994294

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