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Il nordico Rinascimento meridionale

Ma chi l’ha detto che il Rinascimento sia stato soltanto un affare del centro e del nord? Proviamo a cambiare prospettiva, a partire dal sud. Dalle sponde di quel Mediterraneo che è incrocio di culture e di civiltà, di gente e di arti, da sempre. Scopriremo un Rinascimento diverso, che dialoga con Firenze, Milano, Roma e Venezia senza perdere la sua peculiarità. E sarà tutta un’altra storia.

Questo l’obiettivo di “Rinascimento visto da Sud”, una mostra a cura di Marta Ragozzino, Pierluigi Leone de Castris, Matteo Ceriana e Dora Catalano che presenta una rilettura inedita su uno dei periodi più floridi del nostro Paese. Il percorso si aprirà con il Mediterraneo e ci condurrà verso Napoli, la Spagna, la Provenza e le Fiandre, una mappa che ritrae un mondo e gli artisti e studiosi che lo hanno popolato. Le opere, più di 180, provengono dai più prestigiosi musei italiani ed europei, e sono il simbolo di una cultura eclettica, che non dimentica le sue origini: i ritratti e le sculture si alternano a mappe e portolani, in un gioco di rimandi e interconnessioni che rimandano ad una cultura fatta di scambi e contaminazioni, il punto d’incontro tra Rinascimento e Mediterraneo.

Una storia meridiana, fatta di contaminazioni culturali e scambi intensissimi tra le sponde del Grande Mare, in quel secolo speciale durante il quale, con la scoperta dell’America, si è ‘allargato’ il mondo. Che mostra come e quanto questo spazio equoreo sia stato percepito come esiguo, facilmente percorribile e passibile di continui rapporti e, allo stesso tempo, avvertito come vasto, irrelato e ostile.

In Palazzo Lanfranchi e nell’attigua chiesa del Carmine ad essere proposta, in un percorso arricchito da grandi immagini e postazioni multimediali di approfondimento, è una stimolante rilettura di testimonianze culturali e scientifiche le più diverse: dipinti, sculture, miniature, medaglie, oreficerie, maioliche, libri e stampe ma anche oggetti preziosi, carte geografiche, portolani, strumenti di navigazione con l’obiettivo di mettere a fuoco una storia originale, diversa da quella sviluppata nelle grandi capitali del centro e del nord, come Firenze, Milano, Venezia, Roma, seppur continuamente interconnessa agli eventi e ai linguaggi che caratterizzarono queste capitali.


Rinascimento visto da Sud
Matera, l’Italia meridionale e il Mediterraneo tra ‘400 e ‘500

Dal 19 aprile al 19 agosto 2019

Matera
Palazzo Lanfranchi

Manolo Valdés e le sue Dame


La mostra, la prima in Svizzera, curata da Rudy Chiappini e riunirà oltre 50 tra i lavori più significativi della lunga carriera del grande maestro, realizzati dalla metà degli anni Ottanta fino ai giorni nostri.

Le suggestive sale e la corte di Casa Rusca saranno animate dai dipinti e dalle sculture di eleganti figure di dame, di teste maestose dai lineamenti femminili, di statue equestri di nobildonne e cavalieri. Lo spazio esterno al Museo ospiterà inoltre una selezione di sculture monumentali, precedentemente protagoniste di importanti installazioni a Parigi, Valencia, Dubai e non solo. Al pubblico si offrirà così una panoramica sulle diverse tecniche e le multiformi sperimentazioni di questo eclettico e poliedrico artista.

Le opere di Manolo Valdés fanno parte delle più prestigiose collezioni pubbliche e private; lo si può ammirare al Metropolitan Museum of Art di New York, al Musée National d’Art Moderne Centre George Pompidou di Parigi, al Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía a Madrid, alla Fundaciòn del Museo Guggenheim a Bilbao, al Kunstmuseum a Berlino, solo per citarne alcune.


Manolo Valdés
Dal 7 aprile al 6 ottobre 2019

Locarno (Svizzera)
Pinacoteca Casa Rusca

Un antiquario a Caserta


La Reggia di Caserta è uno splendido edificio degno di confrontarsi alla pari con Versailles; la costruzione fu iniziata nel 1752 dall’architetto Vanvitelli per disposizione di Carlo di Borbone capostipite dell’omonima dinastia che regnò sul reame delle Due Sicilie fino al 1861. Durante tale periodo l’edificio fu ampliato e abbellito, successivamente ebbe una certa decadenza in quanto i Savoia vi fecero solo visite saltuarie; negli anni Trenta del ‘900 ospitò l’Accademia Aeronautica, trasferita poi a Pozzuoli nel 1961, come si può constatare vedendo il film del 1943 “I Tre Aquilotti”, successivamente vi fu istallata la Scuola Specialisti, ora Sottufficiali, dell’Aeronautica, che ancora ne detiene una piccola porzione. Nel 1944 fu occupata dagli Alleati che vi posero il loro Comando e all’inizio del maggio 1945 vi fu firmata la resa delle Forze Armate Tedesche in Italia. Nel dopoguerra la Reggia fu musealizzata con il suo immenso edificio di cinque piani, l’acquedotto che la alimenta e i 120 ettari del parco popolato di statue e fontane. Nel 1997 l’Unesco ha dichiarato tutto il complesso Patrimonio dell’Umanità.
Nella Reggia dal 13 settembre prossimo sarà ospitata la mostra “ Da Artemisia ad Hackert. Storia di un antiquario collezionista alla Reggia”; coordinata da Vittorio Sgarbi espone un centinaio di opere provenienti dalla collezione del noto antiquario Cesare Lampronti. I due artisti citati non hanno una particolare rilevanza nell’ambito della mostra, indicano soltanto i termini temporali dell’esposizione che copre il periodo tra i primi decenni del ‘600 e gli ultimi del ‘700. La mostra sarà ospitata nelle sale degli Alabardieri e delle Guardie del Corpo ed in più contenute retrostanze settecentesche ed è articolata in cinque sezioni: pitture caravaggesche, a loro volta suddivise tra autori napoletani, romani e nordici, pitture del ‘600, vedute, paesaggi, nature morte.
Si inizia con il “Bagno di Betsabea” di Artemisia a cui seguono dipinti di Stanzione, Cavallino, Salvator Rosa, Micco Spadaro, Luca Giordano, Mattia Preti, Baciccio, Pietro da Cortona, Cavalier d’Arpino, Hontorst, Therbruggen, Rubens, Crespi, Cagnacci, Domenichino, Guercino, Canaletto, Bellotto, Carlevarijs, Batoni, Guardi, van Wittel, Dughet, Poussin, Solimena, Van Lint. In pratica una veloce ma densa carrellata sulla pittura di quasi due secoli attraverso autori, scuole, mode. Il termine finale della mostra è un dipinto di Jackob Philipp Hackert rappresentante “Il Porto di Salerno”; l’autore fu un celebre vedutista tedesco che raggiunse grande fama in Italia, nel 1788 Ferdinando IV di Borbone gli commissionò una serie di 17 dipinti illustranti vari porti del suo regno. Sono attualmente tutti conservati nella Reggia di Caserta tranne quello relativo a Salerno che, per motivi ignoti, si è staccato dal resto della serie finendo a Londra passando poi per varie mani fino ad un’asta recente che lo ha attribuito all’antiquario Lampronti.
Con l’occasione della mostra, per quattro mesi, riprenderà il suo posto nella serie dei porti. L’antiquario Lampronti è l’erede di una attività iniziata dall’omonimo nonno nel 1914 e proseguita dal padre nonostante gravissimi problemi provocati dalla guerra e dalle leggi razziali, l’allora giovane Cesare negli anni ’60, in pieno boom economico, potenziò la sua attività di antiquario colto, informato ed attento al mercato italiano ed estero.
Dal 2012 in dissenso con la legislazione italiana sulla gestione e commercio dei beni artistici e a fronte della diffidenza nei confronti del lavoro di antiquario ha preferito spostare la sua attività a Londra creando la Lampronti Gallery che espone un rilevante numero di opere d’arte e da cui sono state selezionate quelle in mostra nella Reggia di Caserta. A fine mostra il Lampronti donerà un dipinto di Salvator Rosa ed un altro di Pompeo Batoni.

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Da Artemisia a Hackert
Storia di un antiquario collezionista alla Reggia
Dal 15 settembre 2019 al 13 gennaio 202

Reggia di Caserta
Caserta


Immagini di Parole


I 21 artisti:
Claudia Bellocchi, Elisabetta Bertulli, Paolo Bielli, Michiel Blumenthal, Manuel Cecchinato Posadas, Gilles Cuomo, Eleonora Del Brocco, Venera Finocchiaro, Giorgio Fiume, Cristina Giammaria, Silvana Leonardi, Adrian Levy, Maurizio Morandi, Mattia Morelli, Marco Mucha, Claudia Nizza, Laura Rago, Graziella Reggio, Maria Teresa Romitelli, Giulia Sargenti, Stefano Sartini

Le Nuvole liberate nel libro di Luigi M. Bruno sono dei frammenti di vita osservata e vissuta in un viaggio introspettivo e come ogni viaggio introspettivo veleggia tra la realtà del quotidiano e l’immaginario indefinito dove l’Io e l’alter ego si mescolano e si sovrappongono.

In questo rimpallo di ruoli si inseriscono le opere di una ventina di artisti che hanno trovato ispirazione nella scrittura di Luigi.

Opere essenzialmente narrative, ma non mancano quelle di ispirazione minimalista ed astratta, per indagare nelle varie figurazioni scaturite dalle suggestioni che i racconti sono stati capaci di far emergere dalla consequenzialità delle parole.

Viaggi per rincorrere amori sognati o rifugiarsi nei peccati di gola, per sfuggire alla realtà o a una vita che sprofonda nella routine dell’incomunicabilità: sono alcune delle trame dalle quali si dipanano le immagini.

Lavori di varie tecniche e stili che rappresentano l’individualità creativa nelle varie manualità pittoriche per elaborare composizioni fotografiche e collage, incisioni, stampe a secco e riverberi grafici, trasformando la mostra in una vetrina di come si può tradurre in immagini le parole e ancor di più un piccolo campione statistico di quali racconti di Bruno hanno riscosso maggior interesse.

Libro di Artista: Un viaggio nei Racconti di Luigi M. Bruno
intrapreso da 21 artisti 15×21

Racconto inedito di Luigi M. Bruno


Immagini di Parole
Dal 5 al 25 maggio 2019
Un viaggio nei Racconti di Luigi M. Bruno
intrapreso da 21 artisti:
Claudia Bellocchi, Elisabetta Bertulli, Paolo Bielli, Michiel Blumenthal, Manuel Cecchinato Posadas, Gilles Cuomo, Eleonora Del Brocco, Venera Finocchiaro, Giorgio Fiume, Cristina Giammaria, Silvana Leonardi, Adrian Levy, Maurizio Morandi, Mattia Morelli, Marco Mucha, Claudia Nizza, Laura Rago, Graziella Reggio, Maria Teresa Romitelli, Giulia Sargenti, Stefano Sartini

Storie Contemporanee
Studio Ricerca Documentazione
via Alessandro Poerio 16/b
Roma

Orario:
martedì – giovedì – dalle 11.00 alle 13.00
mercoledì – venerdì – dalle 17.00 alle 19.00

Si inaugurerà Domenica 5 maggio 11,00 – 14,00
si chiuderà sabato 25 maggio, pomeriggio

a cura di Gianleonardo Latini
con un testo di Anna Cochetti

tel. 328 8698229


Un poveraccio con due mogli terribili

Questo è quanto si ricava dall’esame delle fonti antiche relative all’Imperatore Claudio, in particolare da Tacito e Svetonio, autori di fazione senatoria che abitualmente maltrattano i vari imperatori: inoltre è descritto come balbuziente, zoppicante e, con termine moderno, con lievi deficit psichici. Tiberio Claudio Druso nacque nel 10 a.C. a Lugdunum, odierna Lione, dove il padre stava organizzando una campagna militare contro i Germani; il padre era Nerone Claudio Druso, fratello minore del futuro imperatore Tiberio e figlio di Livia Drusilla, seconda moglie di Augusto, la madre era Antonia Minore figlia del triumviro Marco Antonio e di Ottavia Minore sorella di Augusto. Era quindi di nobilissimi natali imparentato con Augusto direttamente o indirettamente sia per parte di padre che di madre : suo fratello maggiore era Nerone Claudio Druso, più noto come Germanico, grande generale distintosi nelle campagne contro i Germani e morto, forse avvelenato, a 35 anni: dal suo matrimonio con Agrippina Maggiore, figlia di Giulia figlia di Augusto e del generale Agrippa, nacquero diversi figli che ebbero sorte tragica.
Nella famiglia Giulio-Claudia attività importanti erano congiurare e sterminare i congiurati o presunti tali; si salvò solo uno dei figli di Germanico che divenne imperatore alla morte, forse affrettata, di Tiberio e che regnò con il soprannome di Caligola, datogli da bambino per la sua abitudine di indossare una sorta di scarponcini da soldato, le caligae. In mezzo a tutte queste sanguinose vicende che gli distrussero la famiglia il nostro Claudio sopravvisse tenendo un basso profilo; data la sua non buona salute da giovane ebbe una ottima educazione classica piuttosto che militare e divenne uno studioso di grande spessore, fu cultore di studi sull’etruscologia e parte di quello che attualmente conosciamo risale a frammenti di sue opere riportate da scrittori posteriori. Si sposò con Plauzia Urgulanilla e poi con Elia Petina ed ebbe una figlia, fatta uccidere anni dopo da Nerone. Si unì poi in matrimonio con la giovanissima Valeria Messalina di nobile famiglia imparentata con i Giuli-Claudi e da lei ebbe due figli, Ottavia e Cesare detto Britannico per celebrare la conquista della Britannia: dopo l’assassinio di Caligola rimase l’unico superstite della sua famiglia e fu eletto al trono dai pretoriani a cui concesse donativi in denaro.
Di Messalina gli storici antichi hanno detto cose terribili, descrivendola come una ninfomane assatanata che insidiava tutti gli appartenenti alla corte e poi, non contenta, mascherata con una parrucca bionda, si recava in squallidi bordelli unendosi con uomini di infima estrazione sociale e ritornando poi al Palatino “stanca ma non sazia”. In realtà nulla di preciso conosciamo delle attività sessuali dell’imperatrice, sappiamo però che anche lei complottava ed infine iniziò una relazione con il patrizio Gaio Silio che decise di sposare mentre lo era ancora con Claudio che reagì immediatamente facendo uccidre Silio e Messalina che aveva appena compiuto 23 anni. Di nuovo solo l’imperatore dietro pressione dei suoi potentissimi liberti e consiglieri Narcisso e Pallante decise di risposarsi e gli fu proposta sua nipote Agrippina Minore, figlia di Germanico, divorziata e madre di un ragazzo di nome Domizio Enobarbo.
La nuova imperatrice, intelligente ed astuta, riuscì a circuire l’ormai quasi sessantenne Claudio convicendolo ad adottare Domizio che così divenne il notissimo Nerone a cui fu fatta sposare Ottavia mentre Britannico veniva progressivamente emarginato. Nel 54 d.C. Claudio morì, secondo i soliti malevoli storici antichi, avvelenato con dei funghi da Agrippina, che riuscì a far diventare imperatore Nerone che si sbarazzò di Britannico, di Ottavia ed infine della stessa Agrippina.
Questo è quanto sappiamo della vita dell’imperatore ma mentre gli antichi ne davano un giudizio negativo gli storici moderni hanno invece visto molti motivi di rivalutazione non nella vita privata ma nell’attività di capo di stato di Claudio. Fu un buon amministratore e si adoperò per la centralizzazione dell’impero allargando contemporaneamente la partecipazione dei provinciali alla gestione degli uffici pubblici, creò una efficiente burocrazia ponendo i suoi fidi liberti a capo degli uffici “ad epistulis, a rationibus, a libellis, a studis”, lanciò i suoi generali, Svetonio Paolino, Corbulone, Vespasiano, in una serie di conquiste: Britannia, Mauritania,Tracia, Rezia, Norico. Si impegnò in una serie di grandi lavori pubblici, fece scavare il porto di Ostia, tentò la bonifica del Fucino, completò gli acquedotti dell’Aqua Claudia e dell’Anio Novus. Rispettò il Senato ma fece uccidere parecchi senatori accusati di cospirare contro di lui, fu tollerante verso le varie religioni esistenti anche se, secondo Svetonio, espulse da Roma molti Giudei “impulsore Chresto adsidue tumultuantes” che forse è la prima testimonianza dell’esistenza dei Cristiani intorno al 40 d.C..
Il bilancio quindi non è così negativo come si è creduto per due millenni, Claudio non è stato un Augusto o un Traiano ma comunque un imperatore decorosamente nella media.
La città di Lione e il locale Musée des Beaux Arts lo scorso anno, per celebrare l’illustre concittadino, hanno organizzato una mostra che ha ripercorso la vita privata e quella pubblica dell’imperatore con grande successo di pubblico, ora la mostra si è trasferita a Roma presso l’Ara Pacis. Con il titolo “Claudio Imperatore. Messalina, Agrippina le ombre di una dinastia” è stata promossa dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, dalla Ville de Lyon, ideata dal Musée des Beaux Arts organizzata da Zetema.
In mostra sono esposte numerose opere provenienti da musei italiani ed esteri, statue, bassorilievi, monete, gioielli, iscrizioni, molti busti di membri della famiglia Giulio-Claudia, il tutto dominato da una grande statua dell’imperatore.
Suggestivo l’allestimento con un fondale rosso che richiama la porpora imperiale e le luci che indugiano sulle opere esposte. Unico neo, i cartellini esplicativi, con caratteri piuttosto piccoli e talvolta in ombra, sono a caratteri bianchi su fondo rosso, non sono facilmente leggibili, forse lo sarebbero di più se fossero a caratteri neri.


Claudio Imperatore
Messalina, Agrippina e le ombre di una dinastia

Dall’6 aprile al 27 ottobre 2019

Museo dell’Ara Pacis
lungotervere in Augusta
Roma

Informazioni:
tel. 060608

Orario:
tutti i giorni
9,30/19.30

Catalogo:
L’Erma di Bretscheider