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Quando un film va in teatro

“Francamente me ne infischio” è liberamente ispirato al romanzo Via col vento di Margaret Mitchell, reso noto al grande pubblico grazie alla versione cinematografica di Victor Fleming (1939) con protagonista Vivien Leigh. Ed è proprio attorno alla figura di Rossella O’Hara che si dipanano i cinque movimenti che compongono la pièce. Ad interpretarla sul palcoscenico Caterina Carpio, Candida Nieri Valentina Vacca che offrono a Rossella le differenti sfumature della drammaturgia curata da Federico Bellini e Linda Dalisi.

In un universo che oscilla vertiginosamente tra il grottesco e il pop, tra la riflessione testuale e la contemporaneità, Rossella sarà il capriccio e la terra, l’egocentrismo e la piantagione di cotone, la tenacia e la schiavitù, sarà Ashley Wilkes e i gemelli Tarleton, sarà Mami e Rhett Butler. Perché Rossella è l’incarnazione del sogno americano. Rossella è il sogno di ieri e l’America di oggi.

Francamente me ne infischio si compone di cinque movimenti. In Twins i gemelli Tarleton interrompono la corsa di Rossella verso l’amore dando inizio alla demolizione del doppio in un’America che non distingue più la realtà dalla finzione. L’atmosfera pop del primo movimento si colora di toni più cupi in Atlanta, in cui il paesaggio è abitato da sciami di mosche che simboleggiano la morte che tutto avvolge. Black mostra le paure, le colpe e le ossessioni di Rossella, sullo sfondo di un’America che avanza grazie all’industria, al petrolio e alle armi. Il quarto movimento, Match, ruota attorno agli uomini di Rossella, personalità che riflettono un mondo in mutamento: Carlo è la stupidità, Frank il denaro, Ashley la poesia e l’astrazione, Rhett la furbizia e la caparbietà. Infine, Tara è il ritorno a casa, alle radici, alla terra, a se stessa.

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06 Teatro Argentina Francamente 2013FRANCAMENTE ME NE INFISCHIO

5 movimenti liberamente ispirati a Via col vento di Margaret Mitchell

1. TWINS 2. ATLANTA 3. BLACK 4. MATCH 5. TARA

REGIA Antonio Latella

DRAMMATURGIA Federico Bellini, Linda Dalisi E Antonio Latella

CON Caterina Carpio, Candida Nieri, Valentina Vacca

SCENE E COSTUMI Marco Di Napoli E Graziella Pepe

LUCI SIMONE De Angelis

MUSICHE Franco Visioli

MOVIMENTI Francesco Manetti

ASSISTENTE ALLA REGIA Francesca Giolivo

DATORE LUCI Roberto Gelmetti

FONICO Giuseppe Stellato

REALIZZAZIONE COSTUMI Cinzia Virguti

ospitalità

stabilemobile – compagnia antonio latella, La Corte Ospitale

IN COLLABORAZIONE CON Emilia Romagna Teatro/Vie Festival

5 gennaio 2014

TEATRO ARGENTINA

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Teatro Argentina

Largo di Torre Argentina, 52

00186 – Roma

Tel. 06 684 00 03 11 / 14

Clicca qui per sapere come raggiungerci

Teatro India

Lungotevere Vittorio Gassman (già lungotevere dei Papareschi), 1

00146 – Roma

Tel. 06 684 00 03 11 / 14

Ingresso di servizio per gli artisti e i disabili: via Luigi Pierantoni, 6

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Monologando Daniele

Gli elementi del teatro esplosivo di Daniele Parisi, in scena dall’8 al 24 novembre con due lavori da lui stesso diretti ed interpretati, è di un umorismo allucinato e da una spiazzante crudeltà, in una girandola caleidoscopica dal sapore amaro.

Il primo, “Abbasso Daniele Parisi”, in programma per le serate del 8, 9 e 10 novembre alle ore 21.00, è una sorta di one-man show, nel quale Parisi incarna personaggi ora dimenticati, ora traditi, appassionati e spaventati. Un bestiario di umanità grottesche libero da congetture psicologiche e dettami morali, condito di ritmo loop, tormentoni e canzoni impossibili.

Secondo lavoro in programma, “AB HOC ET AB HAC”, in scena il 15, 16, 17, 22, 23, 24 novembre alle ore 21.00. Un vero e proprio viaggio nell’ipocondria e nelle ossessioni che riguardano da sempre l’essere umano alle prese con concetto di “salute”. Un susseguirsi di situazioni e personaggi esilaranti, che davanti alla malattia o alla paura, smarriscono ogni principio razionale, entrando così in un universo surreale, diventando inconsapevolmente ridicoli.

Due appuntamenti da non perdere, che incarnano a pieno il teatro di Daniele Parisi, in tutte le sue bizzarre sfumature.

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06 Teatro Abbasso Daniele Parisi foto di federica CalìABBASSO DANIELE PARISI (prima settimana)

AB HOC ET AB HAC

Dall’ 8 al 24 novembre 2013

 

Teatro Doppio

via Tunisi, 16

Roma

Tel. 328 546 8526

http://www.danieleparisi.org/

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Intervistando Nixon

Bugie e potere. Responsabilità e potere. Frost/Nixon è un match che mette a confronto il potere politico e quello mediatico. Che possono essere al servizio del bene comune e dell’emancipazione dei cittadini, come anche strumenti di asservimento e di sopraffazione.

Il drammaturgo (e sceneggiatore) Peter Morgan punta i riflettori sul primo caso storico di televisione-spettacolo e restituisce splendidamente questi temi. Nucleo della pièce è l’intervista che l’anchorman David Frost fece nel 1977 a Richard Nixon, terminata con la confessione dell’ex Presidente – mai ottenuta prima – sullo scandalo del Watergate e sui limiti morali del potere. Una confessione, negli ultimi secondi della trasmissione, di un Nixon combattivo, orgoglioso, ma messo alle corde dalla precisione delle domande, delle date e dei riscontri. Un episodio storico realmente accaduto.

Scritto nel 2006, Frost/Nixon ha ottenuto un vastissimo successo e numerosi premi, tra cui il Tony Award per Frank Langella come miglior attore protagonista per l’interpretazione di Nixon. Ron Howard ne ha tratto un film nel 2008, che ha sfiorato i 30 milioni di dollari d’incasso all’uscita.

Il Teatro dell’Elfo e il Teatro Stabile dell’Umbria hanno unito le loro forze per produrre questo spettacolo diretto e interpretato da Ferdinando Bruni (Frost) ed Elio De Capitani (Nixon), che, pur lavorando insieme da quarant’anni, da molto tempo non si davano appuntamento per un duello scenico così intenso. Dopo il successo di Angels in America, di The History Boys e di Rosso un nuovo progetto di drammaturgia contemporanea: un testo di teatro civile e al tempo stesso un bellissimo lavoro per il palcoscenico, una sfida per due magnifici ruoli.

 

La serie di interviste che David Frost riuscì a ottenere da Richard Nixon sono passate alla storia non solo per lo scoop fenomenale della confessione, ma anche – e nella società spettacolo in cui viviamo verrebbe da dire ‘soprattutto’ – perché sancirono la nascita di un nuovo modello produttivo per il giornalismo televisivo. I network furono costretti a sborsare cifre da capogiro per aggiudicarsi la trasmissione, che tenne incollati milioni di spettatori, intenti a scrutare il volto di Nixon per capire se mentiva o diceva la verità, fino all’imprevedibile confessione finale.

 

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06 Palco Frost Nixon imagesMilano

Teatro dell’Elfo

FROST/NIXON

Dal 18 ottobre al 10 novembre 2013

di Peter Morgan

traduzione di Lucio De Capitani

uno spettacolo di Ferdinando Bruni e Elio De Capitani

con Ferdinando Bruni, Elio De Capitani, Luca Toracca, Nicola Stravalaci, Alejandro Bruni Ocaña, Andrea Germani, Matteo De Mojana, Claudia Coli

luci di Nando Frigerio

suono di Giuseppe Marzoli

una co-produzione Teatro dell’Elfo e Teatro Stabile dell’Umbria

con il contributo di Fondazione Cariplo

prima nazionale 18 ottobre 2013

Gli autori di Vorrei

Antonio Cornacchia

Orario:

dal martedì al sabato alle 20:30

domenica alle 16:00

luci di Nando Frigerio

suono di Giuseppe Marzoli

lo spettacolo è inserito nel programma di Autunno Americano del Comune di Milano

Sito web

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06 Palco Frost Nixon index

Teatro Europa

Pensato nell’ambito del progetto Il Ratto d’Europa e realizzato in collaborazione con l’Unione dei Teatri d’Europa, il Festival dei monologhi vedrà giovani attori dei teatri membri dell’UTE protagonisti in brevi monologhi dedicati al tema, quanto mai attuale, dell’Europa, osservata, attraversata e raccontata nelle sue diversissime e varie declinazioni.

Come veri e propri ambasciatori del loro teatro e della loro città, gli attori daranno corpo e voce a idee, spunti e suggestioni sull’Europa con monologhi, noti e inediti. Ogni serata, caratterizzata da quattro-cinque testi recitati in lingua originale con traduzione, sarà il frutto di un lavoro collettivo, che i giovani attori ospiti creeranno insieme a Claudio Longhi e ai protagonisti de Il ratto d’Europa.

All’interno del festival sarà poi presentato un ‘monologo polifonico’, nella forma di una mise en espace multilingue, sempre dedicata all’Europa, a cura dell’ISO Theatre* e preparata durante una residenza estiva presso l’Academy of Performing Arts Baden-Württemberg di Ludwigsburg.

I teatri dell’UTE saranno ancor più coinvolti, in questo viaggio attraverso il vecchio Continente, con le ‘Cartoline dall’Europa’: uno spazio all’interno del sito del progetto, www.ilrattodeuropa.it, dove ognuno potrà annotare e condividere un suo pensiero sull’Europa.

I teatri che hanno aderito: Habima National Theatre of Israel, Teatro Nazionale Săo Joăo di Porto (Portogallo), National Theatre of Northern Greece (Grecia), Sfumato Laboratory di Sofia (Bulgaria), MC93 di Bobigny (Francia), Academy of Performing Arts Baden-Wuerttemberg di Ludwigsburg (Germania), Schauspielhaus Graz (Austria), Maly Theatre of Moscow (Russia), National Theatre di Praga (Repubblica Ceca), Teatrul Bulandra di Bucarest (Romania).

*ISO Theatre

Nell’ambito dell’Accademia decentrata dell’Unione dei Teatri d’Europa si è costituito un gruppo di giovani attori, ISO Theatre (International Super Objective), che provengono da diversi paesi europei: Bulgaria, Grecia, Italia, Israele e Francia. Gli attori si sono incontrati per la prima volta nel 2012 al Teatro Maly di San Pietroburgo durante un master-class diretto da Lev Dodin e hanno deciso di proseguire con un progetto comune. ISO Theatre lavorerà nel 2013 presso la MC93 di Bobigny e a Ludwigsburg presso l’Academy of Performing Arts Baden-Württemberg per la creazione di uno spettacolo multilingue che avrà come tema l’Europa.

 

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06 Palco Teatro Il ratto d'Europa europaFESTIVAL DEI MONOLOGHI

nell’ambito del progetto

IL RATTO D’EUROPA – Per un’archeologia dei saperi comunitari

produzione

Teatro di Roma

In collaborazione con l’Unione dei Teatri d’Europa

Dal 12 al 17 novembre 2013

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Largo di Torre Argentina, 52

00186 – Roma

Tel. 06/684000311 – 14

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Pilastri o colonne

Nella doppia veste di interprete e regista, Gabriele Lavia alza il sipario dell’Argentina sul teatro di Henrik Ibsen, mettendone in scena il malessere, i tormenti, le debolezze della società borghese del suo tempo per denunciare la corruzione e l’ipocrisia del potere e per far emergere la verità e la libertà individuale. Con I pilastri della società, la nuova produzione del Teatro di Roma in coproduzione con la Pergola di Firenze e lo Stabile di Torino, Lavia affronta temi di scottante attualità come la menzogna sociale e la mancanza di moralità declinate attraverso i personaggi ibseniani del testo del 1877 con cui l’autore norvegese, tra i più importanti dell’Ottocento, riformò i criteri della sua produzione teatrale segnando una svolta verso il dramma sociale.

Prigioniero di un passato che lo esclude dalla vita del presente, il Console Bernick mette in discussione la sua credibilità, il ruolo sociale e il successo personale per confessare le proprie colpe pubbliche e private. “Pilastro morale della società”, Bernick vive in realtà da oltre quindici anni una vita di inganni.

Ha infatti sedotto e abbandonato una giovane che per il dolore ne è morta, e ne ha lasciato ricadere la colpa sul fratello minore di sua moglie Betty, Johan Tonnesen, emigrato subito dopo in America con la sorellastra Lona. Nel piccolo ambiente borghese in cui vive, il Console è un uomo corretto, potente e rispettabile fino a quando il rientro improvviso di Johan e Lona, lo costringeranno a confessare gli errori commessi tanti anni prima. Spinto da Lona, forse l’unica donna che lo abbia amato, confessa i suoi errori e riscatta dal tormento e dal peccato la lunga parentesi in cui è vissuto.

Nella sua ansia di verità e di libertà, Bernick esalta il ruolo purificatore dell’onestà e della fedeltà del singolo contro una società codarda ed ipocrita, dominata dai pregiudizi e dalle disuguaglianze sociali e culturali. Il valore artistico e il carattere simbolico espresso nel titolo, rendono il dramma efficace ancora oggi, nonostante le differenze e le specificità politiche della nostra epoca.

“Cosa sono o chi sono questi pilastri? Qual è il fondamento su cui poggia un consorzio umano? Su cosa fonda una società di uomini? Questa è la domanda che pone il testo di Ibsen. E Ibsen risponde con molta chiarezza, alla fine dell’opera. I fondamenti sono due: la libertà e la verità – commenta Gabriele Lavia – Del trinomio rivoluzionario francese ‘Liberté, Egalité, Fraternité’ è rimasta solo la libertà. Cui si aggiunge la verità. Solo la libertà di ‘essere’ è il dovere fondamentale che fa essere ‘liberamente’ veri.

Libertà e verità congiunte nello stesso concetto. Nessuna verità senza libertà. Nessuna libertà senza verità. Libertà lo stesso della verità. La società fondata sull’ipocrisia, sulla falsità, cioè su fondamenta sbagliate, è una società ‘schiava’ e non ‘libera’ dall’imbroglio, dalla corruzione. Il desiderio di ricchezza, l’ambizione sfrenata, il potere corrotto, tolgono alla società l’appoggio su cui sostenersi e non ‘cadere in pezzi’. C’è però un terzo pilastro della società: le donne. La sommessa speranza. Forse ‘le donne’ sono il cambiamento mite che può aiutare il mondo a ‘rimettersi in sesto’?”.

 

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06 Palco Teatro Gabriele-LaviaI PILASTRI DELLA SOCIETÀ

di Henrik Ibsen

REGIA Gabriele Lavia

con Gabriele Lavia

e attori in via di definizione

coproduzione

Teatro di Roma

Fondazione Teatro della Pergola E Teatro Stabile di Torino

Dal 20 novembre al 22 dicembre 2013

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Largo di Torre Argentina, 52

00186 – Roma

Tel. 06/684000311 – 14

http://www.teatrodiroma.net/

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