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Maggie liberalista culturale

Prima di Margaret Thatcher la Gran Bretagna era un paese con un’industria fiorente e delle miniere. Dopo il suo passaggio rimase un’economia basata sulla finanza. Una donna che ha smantellato il prodotto fisico per sostituirlo con i Commodity Futures, trasformando la Londra dickensiana in quella dell’alta finanza araba, prima, e quella odierna dei russi.

Maggie è morta e c’è chi stappa bottiglie di spumante e ha grida: Evviva!

Negli anni ’80 avviò il risanamento della malsana ex zona portuale del Tamigi, l’ampio quartiere dei Dock, creando un asse di espansione della City, facilitando l’insediamento di banche e agenzie finanziarie, ma anche per la produzione televisiva.

Un intervento che trasformò la zona degradata in quartiere residenziale dei Docklands – Canary Wharf.

La Thatcher avrà distrutto un’economia basata sulle miniere, e dopo trent’anni i minatori hanno continuato a odiarla, ma ha limitato l’inquinamento atmosferico. Paradossalmente è grazie alla Lady di Ferro utilizzata come fonte d’ispirazione che l’industria cinematografica britannica è risorta e il rock è rinato.

Margaret Thatcher è stata la fortuna della cultura britannica, ha incanalato su di se la rabbia ispiratrice anche degli scrittori, rendendo, come afferma Ian McEwan sul The Guardian di martedì 9 aprile, migliore la loro scrittura. Alla fine degli anni ’80, ad una conferenza internazionale di Lisbona, gli scrittori italiani come Antonio Tabucchi non riuscivano a capire perché Salman Rushdie, Martin Amis, Malcolm Bradbury e lo stesso Ian McEwan erano tanto ossessionati dalla Lady di Ferro, perché secondo loro la letteratura non ha niente a che fare con la politica.

Ma per Ian McEwan e gli altri la Thatcher era un inesauribile fonte di ispirazione con il loro non amarla e il piacere di provarlo.

Bastò qualche anno perché quegli scrittori italiani si dovettero ricredere con la scesa in campo di Silvio Berlusconi.

In Italia non è stata necessaria la presenza di una figura forte come la Thatcher per fare di meglio nello smantellamento dell’istruzione e della cultura e anche con l’industria siamo a buon punto.

Il neorealismo italiano si affermò in un periodo difficile per l’Italia e osteggiato dalla politica che denuncia un’immagine “avvilente” della società.

Con Ken Loach i suoi Riff Raff (1991) e Piovono pietre (1993), Peter Cattaneo con Full Monty (1997), Stephen Daldry con Billy Elliot (2000) si ha un panorama del proletariato in era thatcheriana, sino al The Iron Lady con Meryl Streep per avere una sintesi di cosa è stata la Thatcher per il Regno unito.

Non solo la politica economica della Thatcher, ma anche le scelte politiche e l’inutile fermezza nel gestire il caso di Bobby Sands, l’esponente dell’Ira lasciato morire di fame in prigione, raccontata da Terry George con Some Mother’s Son (Una scelta d’amore, 1997), con The Falklands Play viene affrontata la crisi del Regno Uniti con le Isole Falkland per la Bbc.

Una visione forse un po’ faziosa, ma nulla a che vedere con la rabbia gridata in canzoni come Margaret on the guillotine di Morrissey, dove l’ex leader degli Smiths immagina la morte del primo ministro britannico come un “sogno meraviglioso”. Pink Floyd di The fletcher memorial home (1983), Elvis Costello con Tramp the dirt down (1989), Sinead Oconnor con Black boys on mopeds (1990) sono tutte delle proteste contro la politica ultraliberista e le privatizzazioni selvagge della lady di ferro.

Il gruppo The Clash risponde al divieto della Thatcher dell’uso della parola “sandinista”, riferita ai guerriglieri del Nicaragua intitolando il loro quarto album Sandinista!.

Quale altro politico può fregiarsi di aver ridotto le cause d’inquinamento dovute all’industria e al carbone, oltre ad essere stata la promotrice di una nuova filmografia e fare la fortuna del rock, sino a rendere la narrativa britannica migliore? Inoltre il Labour Party la deve ringraziare per Tony Blair e il nuovo corso liberalista del partito.

 “dal letame nascono i fiori dai diamanti non nasce nulla

 Margaret Thatcher

La coerenza dell’umanità

”Fratelli e sorelle buonasera, voi sapete che il dovere del conclave era di dare un vescovo a Roma e sembra che i miei fratelli cardinali sono andati a prenderlo alla fine del mondo, ma siamo qui”: queste le prime parole di presentazione di Papa Francesco alla folla dei fedeli che dopo l”Habemus Papam lo acclamava in piazza San Pietro.

Il nuovo Papa Francesco viene dall’altra parte del mondo: dal continente Latinoamericano, esattamente da Buenos Aires, dove è nato e ha vissuto gran parte della sua vita. Gesuita argentino anche se di origini italiane, Padre Jose Mario Bergoglio ha scelto di chiamarsi Francesco evocando la figura San Francesco di Assisi nella quale riconosce attitudini intimamente vicine alla sua sensibilità.

Così si esprime ai giornalisti spiegando la scelta del nome:” .. E’ per me l’uomo della povertà, l’uomo della pace, l’uomo che ama e custodisce il creato; ….. E’ l’uomo che ci dà questo spirito di pace, l’uomo povero … Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri! .. Vi voglio tanto bene, vi ringrazio per tutto quello che avete fatto…..”

Mentre l’Europa osserva con curioso stupore il suo disattendere il protocollo, l’America Latina lo accoglie con gioia e speranza: riconosce in Padre Jose Mario Bergoglio, nell’autenticità e spontaneità del suo agire, lo stile di un uomo di chiesa, ed ora è già stato nominato il “Papa Humilde” (Papa umile).

Padre Jose Mario Bergoglio è conosciuto in patria per la sua semplicità e naturalezza: lo hanno incontrato girare per la sua diocesi anche in metropolitana e con gli autobus. Ha rinunciato ai privilegi della curia scegliendo di abitare in un appartamento e di prepararsi la cena da solo commentando: «La mia gente è povera e io sono uno di loro».

Jose Mario Bergoglio, continua a vivere e a sentire nella stessa maniera soprattutto ora, nella grande avventura spirituale del Papato.

Nel Giovedì Santo per la cerimonia della lavanda dei piedi ha scelto il carcere minorile di Casal del Marmo; del resto, Padre Jose Mario Bergoglio arcivescovo di Buenos Aires, era solito celebrarla in un carcere, in un ospedale o in una casa di accoglienza per poveri o emarginati.

“Come prete e come vescovo devo essere al vostro servizio” ha detto “Ma è un dovere che mi viene dal cuore: lo amo. Amo questo e amo farlo perché il Signore così mi ha insegnato. Ma anche voi, aiutateci: aiutateci sempre. L’un l’altro. E così, aiutandoci, ci faremo del bene…..”

Davanti ai Capi di Stato e di Governo, alle Delegazioni ufficiali (132 le delegazioni straniere presenti sul sagrato della Basilica vaticana) di tanti Paesi del mondo e al Corpo Diplomatico, durante la cerimonia d’insediamento, Padre Jorge Mario Bergoglio ha ribadito la loro responsabilità degli uomini al potere nei confronti del prossimo: “..il vero potere è il servizio..” e soprattutto quello rivolto ai poveri.

Tra i presidenti, in prima fila Cristina Fernández Kirchner alla quale ha concesso la prima udienza privata, nonostante le relazioni difficili durante il suo ministero a Buenos Aires, con la delegazione argentina, Dilma Rouseff (Brasile), Sebastián Piñera (Cile), Rafael Correa (Ecuador), Enrique Peña Nieto (Méssico).

“Lottare contro la povertà sia materiale, sia spirituale; edificare la pace e costruire ponti”. Questo l’impulso che Papa Francesco vuole dare alla Chiesa.

Ma per costruire i ponti ovviamente si deve incontrare l’altro qualunque sia la sua confessione religiosa o il suo stato, uscire dalla propria “autoreferenzialità”, dal “narcisismo teologico”, per andare verso le periferie “esistenziali” oltre che quelle geografiche.

“Siamo molto contenti della scelta di Papa Francesco. Per la prima volta è stato eletto un pontefice Latinoamericano e questo porterà la Chiesa ad uscire fuori dal suo Eurocentrismo. La sua elezione rappresenta anche una sfida. Ci sono molte cose da fare per il mondo e non solo per l’Argentina…” ha affermato dopo il colloquio personale avuto con Papa Francesco, Adolfo Maria Pérez Esquivel argentino  premio Nobel per la Pace (1980).

“Relativamente al tema dei diritti umani Papa Francesco ha sostenuto che è importante arrivare alla verità e alla giustizia sui reati commessi in Argentina, ma che non c’è da considerare solo l’omicidio perpetuato nella dittatura; i diritti umani devono essere intesi in una maniera integrale e quindi includere la lotta contro  “la povertà , la tutela dell’ambiente e della vita delle persone…. Quello che più preoccupa il Papa è “la povertà, la fame, l’emarginazione nel mondo.

E’ proprio in questi valori del messaggio papale che i Paesi del continente Sudamericano si sono riconosciuti. La ricerca di una vera democrazia che combatta le disuguaglianze, la possibilità di unificazione Sud Americana nel comune intento di combattere la povertà o il consolidamento e l’estensione della rivoluzione bolivariana hanno ricevuto nuovo entusiasmo per l’avvento di una Chiesa rinnovata, grazie alla nuova “onda spirituale” di Papa Francesco.

La Giornata Mondiale della Gioventù è alle porte: a luglio Papa Francesco è atteso in Brasile, l’emozione coinvolge tutto il Sud America e già i paesi confinanti, Venezuela e Colombia, sono pronti ad accoglierlo nel suo primo viaggio come pontefice nel suo continente “alla fine del Mondo”.

NICARAGUA PAPA

 

Le vie dell’italiano

Dall’Argentina alla Cina, dalla Russia agli Stati Uniti, da Cuba alla Repubblica Ceca, dall’Egitto al Messico: dove, come e perché viene studiata la nostra lingua nel mondo, attraverso la radiografia culturale ma anche economica di 21 Paesi nel loro rapporto con l’Italia, dal passato ai giorni nostri. «Da Francesco Petrarca a Ugo Foscolo diffondevamo nel mondo l’italiano prima che l’Italia esistesse sulla carta geografica. Perché il nostro idioma è un luogo dell’anima, il megafono del nostro intelletto e della nostra storia. L’italiano non fu mai – come il francese prima e l’inglese poi – lo strumento delle diplomazie, nemmeno quando prestavamo denaro a mezzo mondo ed eravamo una sorta di agenzia di rating delle monarchie europee, ma la fonte principale per abbeverarsi alla cultura umanistica sì. Nel Novecento la nostra bella lingua ha continuato a proliferare e a popolare il mondo grazie all’emigrazione, a milioni di persone andate in cerca di fortuna in ogni angolo del globo tenendosi aggrappate alle proprie tradizioni, alle parole apprese dalla madre, pur nelle mille sfumature delle regioni d’origine. (…) l’Italia continuerà a giocare un ruolo importante nel mondo e nell’economia globale quanto più riuscirà a valorizzare la sua storia e la sua cultura difendendo la propria lingua».

(dalla Prefazione di Pier Luigi Vercesi)

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Percorsi italiani Italia Paese che vai, italiano che trovi_bigPaese che vai, italiano che trovi

di Noli Valeria – Masi Alessandro – Cardillo Gianmarco

Editore: Edilazio, 2012

pp. 396, brossura

Prezzo: 15 euro

Lingua: Italiano

ISBN-10: 8896517990

ISBN-13: 978-8896517994

http://www.edilet.it/

http://www.ladante.it/

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Ballando per i diritti nel sud delle Americhe

Il 14 febbraio è stata lanciata l’iniziativa “One Billion rising” da “V-Day” organizzazione Ong fondata da Eve Ensler (drammaturga, sceneggiatrice e regista statunitense) che opera in tutto il mondo per promuovere la dignità della donna.

“One Billion rising” proprio quest’anno coincide con il 15/o anniversario della nascita di V-Day costituitasi, dopo che nel 1998 si promosse la diffusione e la rappresentazione capillare dei “Monologhi della vagina” della Ensler, come atto di protesta contro la violenza sulle donne.

L’iniziativa Flash mob “One Billion rising” prende le mosse dalla statistica delle Nazioni Unite: una donna su tre nel mondo subisce violenza di qualche tipo almeno una volta nella vita. A questa statistica agghiacciante, la Ensler reagisce con un’incitazione: “Alzati, Danza” che “almeno un miliardo di donne e coloro che le amano possano alzarsi e uscire in strada e danzare contro la violenza sulle donne”.

Come afferma Eve, infatti, “la danza è tutto. Quando si balla si prende spazio, si è autentici. Si è nel proprio corpo. Si esprime sensualità. Si rompono le regole. Si è vivi. Perché ballare è una esperienza comune. Quando le vedo danzare (le donne del Congo), mi pare come se tutto fosse possibile. Trasformano il dolore in potere. Ho visto donne che hanno subito le peggiori atrocità, le peggiori, ma quando ballano entrano in un’altra energia. Entrano in un altro vigore. Non importa in quale parte del pianeta sei, tutti possiamo fare parte di quel miliardo in crescita”.

Il successo di One Billion Rising esprime la voglia di cambiare il paradigma: una manifestazione planetaria promossa contro ogni forma di violenza sulle donne a cui hanno aderito 202 Paesi, oltre a 5.000 associazioni, innumerevoli Ong e istituzioni, perché “un miliardo di donne stuprate sono un’atrocità, un miliardo di donne che ballano sono una rivoluzione”.

In America latina “One Billion Rising” è stato reinterpretato con “Un Billón de Pie” “Es hora de ponerse de pie. No seas cómplice. Despierta. Apoya. Actúa.” (E’ ora di rialzarsi, non essere complice. Svegliati. Supporta. Agisci).

Dei 4000 eventi organizzati in tutto il mondo, quasi 800 sono concentrati in America Latina, dove la discriminazione della donna avviene dentro e fuori le istituzioni e, se i Governi non riescono a prendere una posizione forte contro questa violenza garantendo sicurezza, essi stessi si rendono inevitabilmente complici dei delitti perpetrati da altri.

Su questa linea, a La Paz (Baja California Sur) l’ex-deputata federale Rosi Orozco, presidentessa delle Asociación Civil Unidos Contra la Trata ha colto l’occasione dell’iniziativa Un Billón de Pie, per responsabilizzare i legislatori locali all’approvazione di leggi locali coerenti con la Ley General para Prevenir, Sancionar y Erradicar los Delitos en Materia de Trata de Personas y para la Protección y Asistencia a las Víctimas.

Rosi Orozco in un discorso presso la Universidad Autónoma de Baja California Sur (UABCS) ha sostenuto coraggiosamente che la Baja California Sur (BCS) è uno stato dove non è mai stata emessa una sentenza in seguito alla tratta di persone. “Proprio nel campo della tratta di persone abbiamo una situazione dove possono aver luogo impunità perché non ci sono leggi approvate. Dunque possiamo fare molto, già che non ci sono leggi contro la tratta delle persone, leggi di cui si dovrebbe occupare per primo lo Stato. …Possiamo creare uno strumento che, nel momento in cui la Procuraduría General de la República (PGR) si metterà al lavoro, non ci permetta di giungere davanti agli accusati con un vuoto legale. Per i bambini e le bambine e per tutte le persone che sono vittime della tratta […] La legge enfatizza il tema della prevenzione, per questo un’iniziativa come Un Millón de Pie è molto importante per sensibilizzare sulla prevenzione. La tratta delle persone ha le sue radici in aree di vulnerabilità sociale, quelle con basso livello di educazione, povertà, violenza familiare, corruzione, estorsione, disoccupazione: situazioni di cui si approfittano coloro che organizzano le tratte ingannando le persone come nel caso di Lisset Soto Salinas, scomparsa il 14 ottobre del 2010”.

Solo in Messico ci sono circa 70 mila bambini e bambine sfruttati sessualmente di questi circa 30 mila hanno dai 10 ai 14 anni di età.

Nel Salvador un uomo che assalta un autobus e ruba i cellulari, i portafogli e gli anelli dei passeggeri resterà in carcere più a lungo di chi ha venduto una donna: il ladro rischia dai sei ai dieci anni di reclusione, il trafficante di persone solo quattro anni. Il Salvador ha inserito questo crimine nel suo codice penale nel 2003 e la prima condanna è arrivata nel 2006. In questi anni ci sono state altre 39 condanne, ma nel settembre del 2011, con la creazione del consiglio nazionale contro la tratta di esseri umani, la questione ha ripreso forza.

Dal report del United Nations Office on Drugs and Crime del 2011 risulta che le vittime della tratta sono circa 2,5 milioni e si calcola altresì che per ogni vittima identificata ce ne sono altre 20 non identificate.

Dal 2006 il 66% delle vittime della tratta nell’America latina è costituito da donne, il 13% da bambine, il 12% da uomini, il 9% da bambini.

Il 63% dei 155 paesi e territori che ha ratificato il Protocollo delle Nazioni Unite contro la tratta di persone ha approvato leggi interne che sanzionano questo delitto e il numero di paesi che ha promulgato leggi per combattere la tratta di persone è raddoppiato tra il 2003 e il 2008.

Tuttavia tra il 2003 e il 2008, il 40% dei paesi con leggi vigenti contro la tratta di persone non ha registrato nessuna condanna per questo delitto.

Nel 2010 i principali paesi di destinazione per lo sfruttamento sessuale delle vittime della tratta provenienti dal Sudamerica sono Spagna, Italia, Portogallo, Francia, Paesi Bassi, Germania, Austria e Svizzera.

Il giro di affari che è originato dalle tratte di persone è pari a 1.3 miliardi di dollari. Il 49% è generato nei paesi industrializzati caratterizzati per essere la principale destinazione delle vittime che provengono dal Latinoamerica.

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Dopo la danza contro la violenza

Oltre un miliardo di teste pensanti, più donne che uomini, hanno danzato il 14 febbraio contro la violenza sulle donne. Un invito a ballare contro la violenza partito dalla drammaturga statunitense Eve Ensler con One Billion Rising che ha coinvolto l’intero Pianeta, non solo l’Occidente, ma dall’Afghanistan alla Papua Nuova Guinea, da Mogadiscio all’India.

Un’iniziativa facilitata dalle nuove tecnologie.

Non è stato facile contare un miliardo e oltre di donne che danzano contro gli stupri e le mutilazioni, coercizioni psicologiche e angherie verbali.

Egitto Donne mohamed-mahmoud-mural-008-001Violenze che continuano e di cui solo una minoranza vengono denunciate. Di questo esiguo elenco solo pochi casi trovano spazio nell’informazione e quando è coinvolto un personaggio da rotocalco offusca la tragedia di altre ragazze violentate, torturate e uccise, come nel caso della diciassettenne sudafricana dimenticata per dare tutte le possibili notizie sul caso di Oscar Pistorius – Reeva Steenkamp. Una coppia da ricchi e famosi, ben lontani dalle miserie di un’India che quotidianamente vede un’infanzia violentata come le tre sorelline uccise in Maharashtra.

Il Sudafrica è una tra le nazioni più violente tra quelle non in guerra, registrando nel 2012 65mila casi di violenza sessuale. Numeri che rappresentano la punta dell’iceberg in un paese tra i più promettenti per la crescita economica.

In Italia sono state 100 le donne vittime degli uomini che le “amavano” e Riccardo Iacona ha ripercorso le loro storie nel programma Presa Diretta del 24 febbraio.

In occasione della riunione dei G8 il 10 e 11 aprile a Londra, sotto la presidenza britannica, sarà presentato un documento contro lo stupro come arma di guerra.

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