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LA RISCOSSA CHÁVEZ

Il quarto mandato di Hugo Chávez riconfermato presidente in Venezuela, non può non far riflettere sulla costanza del segnale manifestato alcuni paesi dell’America Latina come il Venezuela appunto, la Bolivia, il Brasile o l’Argentina nell’assetto politico ed economico mondiale.

Riflessione che per essere realmente costruttiva deve abbandonare la lente deformante dei preconcetti e delle fonti d’informazione di un’ideologia dominante come quella Europea e Nord Americana. Sforzo arduo, soprattutto per Sud America in quanto il grado di distorsione nel quale ci vengono propinate le notizie è totale. Oliver Stone ha dedicato a questo fenomeno un interessante film documentario: South of the Border premiato nel2009 a Venezia ma sparito troppo velocemente dalle sale.

Parlando d’informazione c’è chi sottolinea che la rielezione di Chavez è avvenuta grazie al 54,2 per cento dei voti favorevoli e cioè con quasi nove punti percentuali in meno rispetto ai voti ottenuti nelle precedenti elezioni (2006) mentre sembra interessare meno il fatto che l’affluenza alle urne sia aumentata del 6% rispetto a quella passata. Fenomeno in controtendenza a ciò che si registra invece nella maggior parte dei paesi Europei.

Il programma di Hugo Chávez segue coerentemente le politiche cominciate all’inizio del suo mandato: la rivoluzione socialista bolivariana.

Come afferma il Vicepresidente Elías Jaua, il Governo Bolivariano stringerà la vite per blindare il modello socialista finanziando con i dollari derivanti dall’esportazione del petrolio la possibilità per tutti i venezuelani di aver accesso all’istruzione, alla salute e a un’abitazione.

Per ottenere questo dovranno essere rinforzati i controlli su elementi strategici come l’energia, gli alimenti, e l’edilizia.

Da quando ha assunto il potere, Chávez ha aumentato l’ingerenza dello Stato sull’economia del paese non solo con le nazionalizzazioni, ma anche con il controllo dei prezzi e del tasso di cambio. Finora ha trascorso 14 anni di mandato ignorando il consenso Nord Americano che infatti appoggiò i suoi avversari nel un golpe del 2002 fallito poi miseramente: Hugo Chávez fu reinsediato pochi giorni dopo per acclamazione popolare.

Con posizioni e percorsi differenti e con continuità variabile Brasile, Bolivia e Argentina stanno anch’essi portando avanti una strategia similare di posizionamento rispetto al dominio Nord Americano e alle politiche economiche neoliberiste, applicando norme per poter riaffermare lo Stato come strumento di sviluppo politico economico.

All’interno di questo panorama la creazione del Mercosur (Mercato comune del Sud America) con la sua radio, ampliato poi nell’UNASUR (Unione delle Nazioni Sudamericane) ed il Consiglio di Difesa Sudamericano hanno avuto un ruolo importante, anche nelle contrapposizioni di principio come il concedere da parte dell’Ecuador l’asilo al cofondatore di Wikileaks Julian Assange.

Ma leggendo i giornali è spontaneo chiederci:

«Stiamo parlando di populismo demagogico con l’unico scopo di rafforzare l’autoritarismo del potere o di un nuovo modello di governo coerente con l’evoluzione e l’emancipazione propria di ciascun paese?»

Questo è il dilemma su cui si scontrano detrattori e sostenitori di una via LatinoAmericana all’economia di mercato.

 

PRIMAVERA ARABA UN ANNO DOPO

L’Osservatorioiraq.it, nell’ambito del Salone dell’editoria sociale di Roma (18-21 ottobre 2012), presenta insieme a Un ponte per… il libro Cronache di una controrivoluzione. Il prezzo della libertà ai tempi delle Primavere Arabe (Edizioni dell’asino), per una riflessione sull’autunno del malcontento che potrebbe spazzare via ciò che rimane delle primavere arabe.

Repressione, corruzione e guerra per le risorse, gli attivisti della sponda sud continuano a rischiare la vita, e a denunciare un’Europa che, mentre sigla accordi economici di stampo neo-coloniale, riceve il Nobel per la Pace 2012.

Le Primavere Arabe in chiave controrivoluzionaria per capire perché ancora oggi in Egitto e Bahrein, passando per lo Yemen, migliaia di persone continuano a rischiare la propria vita a mani nude in nome della libertà.

Mentre al Museo di Roma in Trastevere è la rivista Geopolitica, in occasione dell’uscita del suo secondo numero, e l’associazione Me.Dia (Mediterraneo in Dialogo) organizzano il convegno dedicato alla Primavera Araba per discutere sui risultati e le prospettive dei recenti sommovimenti nel mondo arabo.

A partire dalla morte di M. Bouazizi nel dicembre 2010, una serie di rivolte, proteste e rivendicazioni popolari ha investito vari paesi arabi in rapida successione. In Tunisia, Egitto, Yemen e Libia i governi sono stati rovesciati; in Libia e Bahrain le rivolte hanno portato all’intervento armato straniero; in Siria la situazione rasenta la guerra civile ormai da parecchi mesi. Ma nessun paese arabo è rimasto completamente estraneo alla cosiddetta “Primavera”.

 
Salone dell’Editoria Sociale
venerdì 19 ottobre 2012
Roma
Porta Futuro – Sala B
via Galvani 108 (Testaccio)
dalle 12.15 alle 13.45 incontro su:

Economia e politica a un anno dalle rivolte arabe.
 

Convegno
LA PRIMAVERA ARABA:
un anno dopo
alle ore 15.30 del 19 ottobre 2012
Roma
Museo di Roma in Trastevere
piazza Sant’Egidio 1/b

Per prendere parte all’evento è richiesta la registrazione tramite posta elettronica ai seguenti indirizzi: eventi@istituto-geopolitica.eu e segreteriame.dia@gmail.com.

 

FESTIVAL DELLA LETTERATURA DI VIAGGIO 2012

Altro_ve è il filo conduttore di questa V edizione che si snoda tra le sedi di Villa Celimontana (Giardini e Palazzetto Mattei) e di Palazzo delle Esposizioni (Spazio “fontana” e Sala Forum), a Roma dal 27 al 30 settembre 2012m per un Viaggio in Italia di Viaggi degli italiani, nella Letteratura, Geografia, Storia, Giornalismo, Fotografia, Cinema, Tv, Teatro, Musica

http://www.festivaletteraturadiviaggio.it

 

 

 

Buenos Aires: APPUNTAMENTO AL BUIO

Intermezzo di arte contemporanea italiana a Buenos Aires con la presentazione della prima mostra personale in questo paese di Alessandro Cannistrà e Laura Cionci con una serie di opere realizzate appositamente per questa occasione. Alessandro Cannistrà porta in superficie, con i suoi lavori, un percorso di confine e di equilibrio, ben al di là di ogni territorialità espressiva, cosciente che il lavoro di un artista, per comandare a fondo la propria vocazione e missione, non può che sconfessare e sfuggire tanto alla parola quanto al territorio. Luogo dell’arte è la torsione della parola detta, la fondazione di una extraterritorialità perpetua che nel lavoro di Cannnistrà si avverte nella evidenza materica e naturale, nella evocazione alla grazia essoterica frettolosamente imparentabile con la pittura romana, dove il nero si dà solo per il buio e non per la sua identità di colore. La forza pittorica di questa lontana, casuale, culturale, intellettuale e onirica parentela con la pittura della natura, amica del fuoco, della terra, della luce e del nero (fumo) è invece occasione di salto diagonale e inaspettato di questo stesso territorio: i lavori esposti trasportano e mettono in gioco, in parallelo con la evocazione della luce e del calore del fuoco, un area fredda, carica dello Sturm und Drang nordico e primoromantico. Un modo cosi affascinante di percepire e pro-porre, la natura e le riflessioni a volte inesistenti, di una pittura libera dalla meditazione e viva in pochi gesti e nella loro stessa natura.

La dimensione onirica – o meglio quella soglia che ci tiene sospesi tra realtà e produzione onirica e, quindi, anche rappresentazione artistica –, è l’unico momento in cui possiamo perderci, esperire quella condizione di essere altri da sé, come dice Baudrillard. Ed è questo gioco dell’identità/alterità che coinvolge naturalmente anche il rapporto tra maschile e femminile che presenta Laura Cionci con una nuova installazione che ruota intorno al video “IPNAGOGIA” (2011) sul “Candombe”. Non è un caso che il candombe era appannaggio fino a molto tempo fa solo degli uomini di colore e, fino a pochi anni fa, solo dei maschi. Non poteva insomma essere suonata e praticata dalle donne. La musica, al ritmo della quale l’artista si contorce nei pochi minuti del video, che ha un montaggio incalzante, era una musica rituale identificabile con il mondo maschile. Cionci se ne appropria, in questo suo carnascialesco delirio visivo-concettuale per affermare in fondo anche il suo lato maschile. Il carnevale, lo sappiamo, così come l’arte, rende tutto possibile. E’ un regime di sospensione delle norme che regolano i nostri comportamenti sociali. In Ipnagogia la messa in scena (il video, la performance), si allarga spazialmente. La carta da parati che fa da sfondo alla rappresentazione, prosegue anche sulle pareti della galleria in cui l’opera è esposta. Oltre al’ex-stasis dell’artista, assistiamo anche alla fuoriuscita della narrazione che si prolunga nello spazio espositivo. Lo spettatore può così, se non rivivere, almeno condividere insieme a Cionci quello stato ipnagogico che ha portato l’artista a traslocare in un altro paese e in un’altra epoca.

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Buenos Aires (Argentina)
Angel Guido Art Project

CITA A CIEGAS
Appuntamento al Buio
Alessandro Cannistrà – Laura Cionci
Dal 7 di settembre al 22 settembre del 2012

http://www.angelguidoartproject.com/home.php
http://www.alessandrocannistra.com
http://www.lauracionci.com

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BUENOS AIRES E I VARI COLORI DEL DOLLARO

 

Nella “City” porteña il dollaro si va tingendo di vari colori.

Non sto parlando di arte o moda ma delle strade colorate che più o meno legalmente vengono percorse dagli argentini per l’acquisizione del dollaro.

Nonostante la politica kirchneriana abbia cercato di rendere sempre più indipendente l’Argentina dall’egemonia economico-finanziaria americana, utilizzando misure protezionistiche e accordi economici con paesi latinoamericani come il Brasile, gli argentini ora più che mai vanno alla ricerca del bigliettone verde.

Le restrizioni scoraggiano l’acquisizione della divisa con carte di credito (chiamato dollaro celeste) i cui acquisti ora verranno caricati di una tassa del 15%, e stanno imponendo i pagamenti degli immobili in pesos e non più in dollari.

Ma la domanda degli argentini si fa ancora più insistente, in quanto il dollaro appare l’unico ancoraggio contro la perdita di potere del peso e l’annullamento dei propri risparmi; quindi accanto al cambio ufficiale della Banca centrale ormai abbiamo il dollaro blu scambiato a mercato nero con un valore più alto di almeno un 20%-30%.

Ormai la pratica per le strade alternative si sta consolidando: è più vantaggiosa di quella ufficiale sia in termini economici che pratici (elusivi dai controlli); ciò comporterà che il divario tra il cambio ufficiale e quello blu continuerà ad ampliarsi.

E mentre sull’interpretazione dello scenario macroeconomico opinionisti e specialisti si scontrano sul futuro dell’economia argentina in un duello all’ultimo sangue, il povero turista ignaro scambia la propria divisa all’aeroporto nelle case di cambio, dove il dollaro viene valutato ad un tasso del 20 % più basso di quello ufficiale e quindi 40%-50% più basso rispetto a quello blu!