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Sindaco nuovo vecchi problemi

Dopo le primarie romane vinte da Ignazio Marino, ora il Pd avrà qualche possibilità di tornare in Campidoglio, non perché Roma ha visto un Pd cambiato e liberato dagli orpelli di una politica poco idealista, ma un esponente che appare minoritario, pur se sponsorizzato da Goffredo Bettini, capace, come ha dichiarato dopo i risultati, di liberare la città dal malaffare.

Ignazio Marino sarà capace di far riflettere quegli elettori in fuga verso le 5 Stelle che il cambiamento può avvenire dall’interno e non è necessario esprimere tutta la propria rabbia verso la politica con un voto che potrebbe avvantaggiare gruppi di potere. È improbabile che Ignazio Marino possa convogliare sul suo nome anche degli elettori schierati con Sandro Medici.

Anche se lo slogan di Sandro Medici «Roma malata ha bisogni di Medici» è estremamente indicato per un medico chirurgo come Ignazio Marino che deve svincolarsi dalla morsa di Bettini.

Oltre a smantellare il malaffare dal Campidoglio saprà arginare i questuanti pronti dietro la porta del nuovo Sindaco e affrontare l’impoverimento del bilancio capitolino grazie anche alla voracità delle società municipalizzate, come alter ego dell’Amministrazione.

Alla poltrona di Sindaco ambiscono persone che sono espressione di un partito e indipendenti. Ignazio Marino è sicuramente espressione del Partito Democratico come Alemanno del Popolo della Libertà e Marcello De Vito per Movimento 5 Stelle, non un partito, ma una presenza organizzata.

Alfio Marchini è un indipendente dell’imprenditoria edilizia, mentre Umberto Croppi è indipendente scontento della destra berlusconiana che pensa di ritirarsi per appoggiare Marino. Sino a qui sono comunque espressione di correnti e rabbie politiche, mentre Sandro Medici è più un’espressione del sociale e della cultura, come dimostrano i suoi mandati da presidente del Municipio X e la conoscenza della città esternato nella pubblicazione Roma bella m’appare, pure se la sua candidatura è consigliata dai comunisti rimasti fuori dal Parlamento.

Ogni candidato alla poltrona di Sindaco dovrebbe avere un programma d’intervento per rendere efficienti e accessibili i servizi per la tutela del patrimonio, ora frammentati in diversi luoghi di Roma, e non continuare a cedere a destra e a sinistra la gestione dei musei e di monumenti.

Una politica più avveduta verso i rifiuti come una possibilità di ricchezza per la città e smettere di continuare a nascondere la mondezza sotto il tappeto. Il tappeto è troppo corto e i rifiuti non solo potrebbero essere, dovutamente trattati, un combustibile, ma incentivare la raccolta privata della carta, vetro e plastica, con un sicuro guadagno  che sarebbe occasione per diminuire la quantità nelle discariche e fonte di sopravvivenza per molti senza dimora.

Tra questi candidati potrebbe esserci chi riuscirà a sfatare l’idea che la crisi si combatte con l’edificazione e riflettere sulla costruzione dello stadio della Roma nella zona di Tor di Valle, un complesso stretto tra la via del Mare e il Tevere. Un territorio aggredito anche dal corridoio d’asfalto verso Tor de Cenci-Latina della Bretella autostradale A12 Genova-Roma che coinvolge tre aree archeologiche e due Riserve naturali, mettendo in secondo piano la realizzazione della metropolitana leggera Roma-Pomezia-Ardea e il potenziamento della rete ferroviaria pontina e la linea Roma-Ostia.

A Vitinia fa gola l’area dell’ex deposito militare, 50 ettari di vallate e colline e presenze archeologiche, per una colata di cemento.

Il Sindaco dovrà affrontare anche “piccoli” problemi come la pavimentazione e aree lasciate nell’abbandono come il Campo del Testaccio, nell’omonimo quartiere. Un buco nero dell’incuria nei pressi del Cimitero Acattolico, della Biblioteca “Enzo Tortora” e di un complesso scolastico. Un cattivo esempio educativo per nuove generazioni sul tema della salvaguardia dei beni comuni.

Questi sono solo alcuni dei problemi che il nuovo Sindaco si troverà ad affrontare e di alcuni di questi candidati abbiamo auscultato l’incapacità di affrontare le emergenze, la loro voce sgradevole, gli occhi come due minuscole fessure o i successi amministrativi e programmatici. Di altri non abbiamo ancora neppure un programma.

Illuminante è l’inchiesta Romanzo Capitale realizzata da Paolo Mondani per Report del 14 aprile 2013 e dedicata a Roma e alle trame affaristiche ha avviluppato la città e Alemanno può sentirsi offeso e querelare Milena Gabanelli, ma un sindaco ha difficoltà di controllare un’amministrazione così dilatata e dove si annidano mille possibilità per “arrotondare” i “miseri” compensi.

Precedentemente un pezzo di storia romana recente era stata ispiratrice del Romanzo comunale dell’ex assessore alla cultura Umberto Croppi.

Il prossimo sindaco dovrà essere molto accorto nella scelta dei collaboratori per non incorrere in spiacevoli incomprensioni gestionali della municipalità e soprattutto tenendo conto dell’incapacità dei politici di dare delle certezze e nel comprendere i rimproveri del Presidente della Repubblica, tanto da portarli ad applaudire ad ogni richiamo, pensando che non era indirizzato al proprio comportamento, ma a quello degli altri. Applaudire quando si dovrebbe provare imbarazzo, è dimostrazione di vera confusione mentale.

 

Lo sguardo del prossimo Sindaco

Il Sindaco che verrà dovrà affrontare l’organizzazione e il dislocamento dei numerosi uffici e servizi per una migliore fruizione da parte del cittadino e nell’ambito della culturale è quello più spinoso con la miriade di offerte che propone.

Con aprile arriva per il PD il momento di scegliere il suo candidato per la poltrona di Sindaco di Roma. Non un Sindaco qualsiasi, il primo cittadino che deve dare l’esempio a milioni di abitanti di una città ricca di storia e sonnolenta.

Oltre al PD anche altre formazioni proporranno il loro candidato, ma la discriminante tra l’uno e l’altro non è solo la presentabilità e la competenza della persona, oltre che della sua onestà, ma soprattutto nella sua capacità di scegliere il suo entourage e il tenere ben presente che Roma deve far convivere la tutela del patrimonio culturale senza demonizzarlo come si è fatto da anni. Una ricchezza culturale che non dovrà essere un ostacolo a rendere la città vivibile per tutti e non una situazione fastidiosa come se fosse della rogna.

La fretta con la quale si muovono i sindaci per avere dei risultati da vantarsi è superiore solo all’incompetenza che spesso hanno i loro lacchè, raccattati anche tra gli scarti delle precedenti gestioni ed ecco le conseguenze di un restauro approssimativo o di un’infrastruttura utile che si trasforma in una trappola per il cittadino.

La politica e l’imprenditoria devono collaborare, per il bene di Roma, e ogni volta i candidati si propongono di scardinare le clientele, ma sino ad ora hanno dimostrato di non essere maturi per tale cooperazione per la soggezione di una parte nei riguardi dell’altra.

La lobby nel senso più deteriore è quella degli immobiliaristi che un tempo venivano definiti in tutto il loro splendore i palazzinari. I muratori e gli operai non necessariamente devono essere impegnati a erigere muri e colare cemento, potrebbero esprimere il loro meglio anche nel recupero e la conservazione del patrimonio artistico. Un’attività che aprirebbe per l’Italia un futuro di cooperazione tra ambientalisti e imprese edilizie. Centinaia di migliaia sono gli alloggi rimasti invenduti o sfitti, ma sono tanti i monumenti che potrebbero essere recuperati per essere fonti di reddito e non svenduti.

Sarebbe utile per il futuro delle città italiane la nascita di una lobby di archeologi, storici dell’arte, bibliotecari, restauratori, archivisti e conservatori che facilmente troverebbero un appoggio considerevole nella società civile.

Tra le letture da consigliare al prossimo Sindaco c’è il libro di Salvatore Settis Paesaggio, costituzione, cemento (Einaudi), per comprendere l’importanza di intraprendere la battaglia per l’ambiente contro il degrado civile.

Sarebbe una grande vittoria se il prossimo Sindaco di Roma non masticasse gomme o non passasse del tempo davanti allo specchi, non camminasse come un perseguitato delle emorroidi o astenersi di arieggiare la bocca per liberare vocaboli di cui ignora il significato o fare dei gargarismi con la solidarietà, senza prendere delle energiche decisioni per migliorare la vita agli abitanti di Roma.

Ma soprattutto dimostri di avere una visione della città che approdi alla Metropoli capace di coniugare il millenario tessuto urbano con le esigenze della quotidianità degli abitanti e quella dei turisti, senza che i pullman non si addentrino sino sotto il museo o il monumento, mentre siano rispettate le fasce per lo scarico delle merci, come dovrebbe essere per il servizio di pulizia delle strade.

La lista dei candidati a Sindaco di Roma continua ad implementarsi e modificarsi. Attualmente Gianni Alemanno cerca una riconferma per il centrodestra con un camper per girare in lungo e in largo la città alla ricerca di voti.

Il centro sinistra propone ufficialmente David Sassoli, europarlamentare Pd, e poi una serie di altri esponenti tra i quali Paolo Gentiloni, ex assessore capitolino con Rutelli, e per ultimo è presente anche Ignazio Marino. Anche Sinistra ecologia e libertà sarà presente nelle primarie del centrosinistra con dei suoi candidati.

Il Movimento 5 Stelle mira al colpaccio in Campidoglio proponendo Marcello De Vito per confermare il Tsunami elettorale.

Come indipendente e fuori dalle primarie di Pd e SeL è degno di nota Sandro Medici, gradito da una sinistra diffusa e dai movimenti sociali, con la sua esperienza di presidente del X Municipio e la conoscenza della città esternato nella pubblicazione Roma bella m’appare.

Umberto Croppi che vuol realizzare per Roma quello che non è riuscito a fare come assessore!

Da non dimenticare Alfio Marchini, un immobiliarista che abbandona la cementificazione selvaggia per abbracciare la filosofia del recupero edilizio, con una sua lista civica.

In sintesi abbiamo chi ha fatto il Sindaco per il quale l’elettore può giudicarlo dai risultati, chi porta un’effervescente esperienza europeista o chi una soddisfacente esperienza nell’amministrare un Municipio, chi ha uno sguardo aperto e poi c’è chi ha un’implacabile voglia di protestare.

Una campagna elettorale che porterà ad imbrattare la città di manifesti, anche di chi afferma di non fare affissioni abusive. Qualcuno ritiene che sia uno spreco impegnare degli euro per essere scelto nelle primarie come candidato e magari vorrebbe non vedere il proprio faccione sui muri.

All’elettore l’ardua sentenza, riflettendo anche sulle incognite esplose con le attuali elezioni politiche, guardando negli occhi i singoli candidati per vedere Roma e non le loro tasche.

 

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Roma: un’altra Idea di Città

All’interno del centrosinistra, per migliorare il prosieguo dei risultati di queste elezioni recenti, c’è chi pensa di essere più credibile solo quando è umile e radicato sul territorio ed è per questo che il primo marzo viene aperto il Laboratorio di Un’altra idea di città a via Rubattino 1 (Testaccio – S. Maria Liberatrice) dalle ore 18 alle 21.

Un’occasione di compartecipazione alla stesura del programma che il centrosinistra potrebbe presentare alle elezioni comunali.

Il forte divario tra le elezioni politiche e quelle regionali è proprio la cartina di tornasole di quello che diciamo e pratichiamo da sempre e su questa strada occorre continuare con coraggio e determinazione.

I risultati di queste elezioni politiche non fanno che confermare quanto sosteniamo da tempo: il centrosinistra è forte e vincente solo quando è umile, credibile, competente, radicato sul territorio, unito ed eticamente sostenibile. Il forte divario tra le elezioni politiche e quelle regionali è proprio la cartina di tornasole di quello che diciamo e pratichiamo da sempre e su questa strada occorre continuare con coraggio e determinazione.

Nel Lazio Nicola Zingaretti ha dato quella garanzia di credibilità e buon governo che, se fosse più estesa, non lascerebbe alcun spazio all’antipolitica e al diffuso voto di protesta. Un voto ‘nutrito’ dalla brutta politica e presente in tutti partiti. Accanto alla protesta occorre sempre abbinare la proposta per ridare dignità al Paese e alle nostre città. Occorre farlo prima che sia troppo tardi e che si svuotino del tutto di valori, contenuti e di tanti italiani che pensano di cambiare paese, anziché cambiare ‘il’ Paese.

Per farlo occorre umiltà, competenza, e grande capacità di ascolto. Per questo, anche grazie alla collaborazione di amici che condividono questo percorso, Paolo Masini invita all’aperitivo-inaugurazione del Laboratorio di incontri sui temi che dovrebbero stare più a cuore per la Roma che verrà.

I laboratori sono utili ma potrebbe essere ancor più pratico il web per allargare la partecipazione alle necessità di una città-metropoli come Roma. Raccogliere attraverso la Rete i suggerimenti, superando i vincoli fissati nei giorni e nelle ore di appuntamento. Se una consultazione attraverso l’informatica può risultare troppo distaccata si potrebbe essere attenti alle segnalazioni provenienti dai diversi organi d’informazione e soprattutto camminare per le strade con interesse, senza alcuna fretta, per quello che ci circonda.

IN ALLEGATO I TEMI CON LE DATE E ORARI DEGLI INCONTRI

Roma LABORATORIO DI UN’ALTRA IDEA DI CITTÀ programma

Roma LABORATORIO DI UN'ALTRA IDEA DI CITTÀ 2

Un’altra Roma non solo di propositi

Con l’appuntamento al Teatro del Vascello del 15 dicembre è proseguito, dopo l’incontro di Testaccio, il cammino verso le primarie capitoline del 20 gennaio per definire un programma imperniato sulla cultura e il suo sviluppo nell’ambito economico, oltre alla scelta del candidato sindaco di Roma per il centro sinistra.

Un incontro che l’inizio con l’estremo accentuare sul core de’ Roma un po’ lo ha reso bizzarramente folcloristico, ma siamo quello che siamo, come più di una volta ha ribadito nei sui scritti William Shakespeare, e le monellate romanesche possono essere utili se servono a riflettere sull’indolenza che Roma insuffla nella gente che vive in armonia con la città. Un’indolenza che non è svogliatezza, ma momenti di riflessione necessari a sopperire ad alcune lacune esistenziali, evitando l’adagio del “cambiare per non cambiare nulla”, altrettanto gattopardesco quanto romano, e intraprendere un percorso etico per rendere Roma una metropoli dove vivere non è un percorso ad ostacoli.

È una rigenerazione civica basata molto sul dare buoni esempi per stimolare nuovi stili di vita, quella che si propone Paolo Masini nel far incontrare le varie anime di Roma.

Anime che si interessano di solidarietà, ma anche di una rivalutazione del patrimonio artistico, superando l’ufficialità degli Stati Generali della Cultura messa su dal Sole24Ore, nel tentativo di trovare la quadratura del cerchio tra l’esercizio economico e la cultura nell’investire sulle generazioni future. I musei non possono essere considerati dei contenitori delle collezioni o di mostre temporanee, ma offrire uno spazio per approfondire le conoscenze e l’utilizzo di tecnologie al servizio del saper e oltre che dello spettacolare.

La diversificazione dell’offerta dedicata al libro e alla lettura può essere ampliata distribuendo le iniziative non solo agli spazi centrali, ma anche a luoghi periferici e coinvolgendo le diverse presenze culturali italiane e straniere in una strategia per un calendario trimestrale d’incontri da svolgere nelle istituzioni e per pubblicizzarle complessivamente.

Non è culturalmente ed economicamente produttivo avere dei giorni riccamente stimolanti e altri più simili al vuoto di un deserto, quando da decenni a Roma si svolgono convegni e incontri, non solo di parole, ma anche di suoni e immagini nelle istituzioni sparse per la città. Una programmazione il più possibile concordata per evitare inutili concorrenze e sovrapposizioni.

La Roma del 2013, come per la cultura, dovrà promuovere l’interazione tra le varie realtà del volontariato solidale, magari prendendo ad esempio Milano con la sua Giornata del volontario.

Una giornata che mette in contatto centinaia di associazioni con chi vuole provare un’esperienza di volontariato, coinvolgendo cittadini e imprese, per sfatare l’immagine sonnacchiosa di Roma, invece di una città protesa verso gli altri e non chiusa sui propri egoismi. Un impegno che può essere ad esempio per i molti scettici e per le future generazioni che la priorità della vita non può essere concentrata sul possesso dell’ultimo modello di cellulare o di calzature.

La presenza culturale a Roma ha una densità molto alta all’interno delle Mura e nelle zone adiacenti, ma più ci si allontana e più ci si perde nella desolazione di un trasporto pubblico inesistente per arrivare a luoghi che splenderebbero di luce propria se non soffrissero di traumi d’abbandono precoce.

Il degrado urbano di Roma si misura anche nella mancanza d’intervenire che non impegnano milioni come il recente progetto per la riqualificazione dell’area di Porta Portese. Interventi come il trasloco di parcheggi e depositi dell’Ama addossati alle Mura Portuensi o la ricollocazione del chiosco di bibite e snack in un luogo che non occupi tutto il marciapiede, senza dimenticare la rimozione di tutti i supporti arrugginiti per ospitare la cartellonistica pubblicitaria.

 

Un esempio di degrado urbano che si prospetta aggravarsi nei prossimi anni è la recente scelta del luogo dove edificare lo stadio della società calcistica Roma. Optare per l’area di Tor di Valle, stretta tra il Tevere e la congestionata Via del Mare è il progetto più assurdo che si possa pensare di realizzare in una zona priva di efficienti infrastrutture. Il collegamento è garantito dalla linea ferroviaria Roma-Ostia che soffre già di carenze non solo nel soddisfare la quotidiana utenza, ma anche nella ricettività della fermata di Tor di Valle – una stazione difficile definirla tale – ben lontana dal restyling ripetutamente promesso. È inimmaginabile cosa potrebbe realizzarsi in una giornata calcistica tra spettatori che scelgono il mezzo pubblico e quello privato.

Queste sono solo i lati negativi di un aggravamento del degrado urbano, poi ci sono quelli ambientali dovuti ad una colata di cemento che non si fermerà alla sola struttura sportiva, ma porterà alla concretizzazione del progetto abitativo paventato già nel 2008 e riproposto nel 2009, con palazzi e centro commerciale al posto dell’ippodromo, in una zona che dovrebbe essere salvaguardata come parco fluviale del Tevere e che si è rivelata ricca di presenze archeologiche. Non ultima la vicinanza al complesso dell’Acea dedito alla produzione energetica e alla depurazione, due attività che rendono l’aria irrespirabile in alcuni momenti della giornata.

È difficile trovare una sola nota positiva nello scegliere un tale luogo se non per fare un grosso regalo agli immobiliaristi romani!

Roma tentenna nell’individuare la strada da intraprendere per far convivere la salvaguardia delle testimonianze di 2300 anni di storia sparse tra musei e monumenti, con renderla una città moderna e con un servizio di trasporto pubblico funzionante.

 

 

Se la maestra ammaina la bandiera.

La maestra Maria lavora da alcuni anni, su incarico del ministero degli esteri romeno, in una scuola italiana dove più che in altre parti è presente una comunità proveniente dal suo paese.

Lo scopo iniziale era di riavvicinare i bambini nati in Italia alla cultura d’origine, facendo corsi di perfezionamento nella lingua dei genitori, insegnando loro tradizioni e costumi che crescendo in Italia avrebbero presto dimenticato.

Quest’anno, vista la disponibilità delle colleghe della scuola dell’infanzia, in occasione delle feste del Natale avevano messo in piedi un progetto per insegnare a tutti i bambini le canzoni di Natale anche in romeno.

Grande gioia tra i bambini che hanno subito preso come un nuovo gioco lo studio della lingua che anche i loro amichetti parlavano.

Ma qualche genitore ben pensante si è messo di traverso, dapprima qualche commento scocciato mentre riprendevano i bambini, poi proteste sempre più decise e convinte, fino a costringere il Dirigente Scolastico a chiudere il progetto, visto anche lo spavento della maestra Maria di fronte alla veemenza dei genitori.

Personalmente ho criticato la scelta del dirigente, non si accettano le contestazioni dei genitori al proprio lavoro, l’insindacabilità delle scelte didattiche dei docenti a qualunque livello, è sempre stato un baluardo della scuola pubblica italiana, accettare di trattare queste scelte equivale ad ammainare la bandiera della propria indipendenza di fronte alle richieste dell’utenza.

Credo invece che mai come in questo momento questa bandiera debba essere lasciata in alto, proprio ora che famiglie sempre più distratte, stordite dalla crisi economica, hanno abbandonato il cimento educativo per lasciare i propri figli davanti a tv, computer e play station, vittime sempre più spesso senza alcuna difesa di messaggi commerciali sempre più sfacciati e sempre meno subliminali.

Così la scuola, soprattutto quella per i più piccoli, è l’ultima tutela che questi bambini hanno per formarsi una personalità, per apprendere la socialità, per diventare adulti responsabili.

E allora se anche le maestre che tutti i giorni, nonostante i loro problemi quotidiani, nonostante gli stipendi bassi, nonostante l’opera di demolizione che i governi per primi hanno avviato verso la loro professionalità, se anche le maestre ammainano la bandiera, allora sul serio non ci sarà più nulla che ostacolerà il cammino dei nostri figli verso la loro trasformazione in perfetti consumatori, pigramente abbandonati davanti alla tv, pronti a cadere da un momento all’altro nell’obesità infantile.

Ci vorrebbe allora che di fronte a casi simili, di fronte a scene analoghe in ogni scuola d’Italia, con i genitori che si improvvisano maestri, professori, presidi e magari anche ministri dell’istruzione, non ci scordassimo che ogni giorno centinaia di maestre, anche dell’asilo, impegnano la loro esistenza a correggere omissioni, ignoranza e superficialità di altri soggetti o istituzioni, pur con tanti limiti e qualche esagerazione, ma ricercando tenacemente tra mille difficoltà una riconversione educativa che sia in grado di fornire ai più piccoli gli strumenti di crescita e di protezione per e dal futuro, con un lavoro al limite del sacrificio personale. Allora qualche volta mi piacerebbe che fuori la scuola, qualche genitore scrivesse “W le maestre!”

  Sergio Spera.