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Un sogno lungo un porno

Le italiche luci rosse hanno una storia tutta loro: sdoganate con la rivoluzione sessuale e il rilassamento della censura ma subito sfruttate dai mercanti, sono state per anni la pietra filosofale che trasformava in oro i vili metalli di discarica. Oggi è l’epoca del porno in rete fai-da-te, ma per almeno vent’anni le piccole produzioni hanno girato a basso costo e rivenduto in VHS l’orgia (esattamente) dell’immaginario erotico maschile. Ma si è arrivati anche – anomalia tutta italiana – a promuovere Cicciolina in Parlamento col Partito dell’Amore e a ricevere Moana nei salotti buoni televisivi. E mentre nascevano nuovi eroi nazionali o immigrati, come Rocco Siffredi ed Eva Henger, negli anni ‘90 l’industria hard aprì le porte agli aspiranti per abbattere i costi di produzione e sfruttare in nero la manodopera specializzata. Questo libro infatti raccoglie un’antologia di lettere di autopresentazione di italici stalloni o sedicenti tali. Le donne – italiane e straniere – lo fanno per soldi, gli uomini sognano invece l’affermazione sociale e sperano di far l’amore gratis con donne bellissime. Rocco Siffredi è un eroe nazionale e- a giudicare dall’entusiasmo con cui ne parlano – Eva Henger ha forse lavorato oltre le cinque ore e mezza dichiarate in pubblico. E se l’italico porno è caratterizzato da cattivo gusto e bizzarra cura formale, l’immagine del suo fan club è speculare: le lettere sono deliranti, piene di strafalcioni, squilibrate tra il rozzo e il barocco:

“Scrivo questa lettera tenendo in considerazione il mio alto interesse per l’arte pornografica”

“Il sottoscritto 23nne, nubile, alto,  simpatico ed eloquace…

“Vorrei suggerire alcuni titoli di film: Ce l’ho di 28 e mi vien duro come un lingotto, Capo d’ano

“Cara Eva, non limitarti a soli 5 ragazzi , arriva almeno a 10  o  12 sarebbe stupendo” < !!  >

“Siamo 6 amici e purtroppo siamo nani, sarebbe bello se interpretassi un film tipo Biancaneve”

“Siamo disposti a trasferirci subito a Roma io e la mia ragazza, non vedo l’ora di fartela scopare”

“Rocco, scegli sempre le migliori donne belle, sia Interne che Isterni”

“Ho anche un tatuaggio vicino al pisello e uno dietro la spalla”

“Se avessi la fortuna di poter fare questo mestiere  sarei fiero di dire ‘sono un attore porno’ ”

“Trombarsi delle splendide ragazze ed essere anche pagati per farlo!”

“Ho visto tutti i tuoi film operati proprio a opere d’arte. La mia preferita è La conchiglia violata

“Mi interessa partecipare. So’ solo che farò un sacco di Miliardi e sarò un uomo Ricco”

“Ti allego una mia foto formato tessera che potrete farla vedere alle vostre delizie amiche”

“Ti stò scrivendo mentre guardo un tuo film Ti presento mia moglie

“La donna dovrebbe essere vestita elegante e non da puttana poi la diventa mentre scopa”

In appendice a questa spassosa antologia di sognatori, uno studio grafologico sul loro modo di scrivere. Operazione in fondo superflua: che gli aspiranti stalloni fossero frustrati repressi o fanatici l’avrebbe capito anche un bambino: tra le righe salta sempre fuori il desiderio di autoaffermazione sociale o semplicemente la speranza di pareggiare il conto con le ragazze mai avute prima o con la propria moglie o fidanzata, inadeguata alla propria libido e al Nuovo Mondo preconizzato dalla rivoluzione sessuale e mai realizzato se non in certi ambienti o per classi di età. Quello che è peggio, in Italia non è mai decollata una vera educazione sessuale – ma neanche un’istruzione scolastica di anatomia e fisiologia – col risultato che il porno è stato per molti la prima o unica fonte di conoscenza del corpo femminile e delle molteplici pratiche sessuali. Sorta di teatro sperimentale del sesso, se vogliamo, ma spesso irrealizzabile in privato, il sesso senza la cultura del sesso ha portato a risultati diversi: consumo sessuale delle donne, prostituzione a basso prezzo, club per coppie scambiste, prossimità con ambienti malavitosi, ma anche una certa creatività e disinvoltura nei comportamenti sociali. Sorprende però la relativa povertà degli studi su una cultura di massa ormai stabilizzata. La pornografia è dilagata senza che la società crollasse per questo, eppure l’accanimento contro la rappresentazione del sesso esplicito ha marcato decenni di censura cinematografica, trascurando invece rappresentazioni simboliche molto più pericolose, come quella della violenza. Lo scrivo a ragion veduta, avendo fatto parte per quattro anni di una commissione di revisione del Ministero e avendo a suo tempo seguito o curato i convegni cattolici in argomento, dai quali non usciva mai un rapporto diretto tra pornografia e crimine sessuale. In sostanza, la violenza sulle donne esiste solo laddove i rapporti sociali sono improntati alla violenza, il porno essendo piuttosto vissuto e rielaborato dal singolo in una dimensione tutta mentale, onirica, su cui torneremo.

E qui veniamo a studi più seri. .Consiglio intanto il pratico Luci rosse: guida ragionata ai porno film, del critico cinematografico Daniele Soffiati (Nuovi Equilibri, 1998). Ogni scheda descrive e commenta un film rappresentativo di un periodo o di un genere. Anche se massificato, il porno ha avuto una continua evoluzione ed essendo il mercato ormai molto segmentato, doveroso era distinguerne le varie e spesso curiose articolazioni. Un altro libro ormai vecchiotto si deve allo studioso americano Robert J. Stoller, Il porno: miti per il XX secolo, (Feltrinelli, 1993). che ha intervistato i suoi protagonisti, partendo dall’idea che, pur a livello intuitivo, fossero loro gli unici a conoscere nel profondo i fantasmi del loro pubblico. A metà tra la sociologia e la psicologia, il libro è una lettura interessante quanto amara: attori e attrici sono e si sentono sfruttati: la recitazione passa sempre per il corpo dell’attore, ma qui il rapporto è diretto, brutale; si lavora a ritmi serrati e senz’andare per il sottile (esattamente). Estrema la specializzazione: gli uomini esistono e si proiettano esclusivamente come energia pura, come falli, quasi non esistesse il resto del corpo o si concentrasse in un punto solo. Le donne dal canto loro non sono ‘puttane’, quanto piuttosto esibizioniste: con la prostituzione in effetti guadagnerebbero molto di più, anche se è frequente il doppio lavoro. Piuttosto, sono donne precoci che tendono morbosamente a farsi notare, ammirare, accettare. Apparentemente ricettive (!), hanno in realtà bisogno di attrarre su di sé lo sguardo di un pubblico maschile. Questa tendenza esibizionistica e narcisistica è ora passata anche ai nostri adolescenti, almeno a giudicare dalla fotomania dilagante in rete e difficilmente compresa dai genitori. Ma tornando alle luci rosse: sia uomini che donne sono in realtà fragili: a parte la mancanza di contratti e coperture sindacali e sanitarie, i maschi sanno benissimo che verranno rottamati esaurito il vigore fisico, mentre per le donne c’è una fortissima concorrenza dall’Est e dal Sud del mondo. In più incombe lo spettro dell’AIDS, col risultato che le trasgressioni “extrafamiliari” sono rare. Sembra strano, ma pare ci sia molto più rispetto nell’ambiente del porno che in certi uffici privati. Dico sembra, perché parliamo di un mondo chiuso e reticente a dare informazioni, al punto che è difficile analizzarne costi e fatturato. Almeno in due occasioni ha però elaborato una riflessione su se stesso. Parlo di due film, Il Pornografo (1974) e Boogie Nights – L’altra Hollywood (1997) (1). Nel primo, ambientato negli anni ’30, un attore del muto ormai in crisi accetta di lavorare nel porno, mentre il secondo racconta l’ascesa e declino di un giovane stallone tra gli anni ’70 e ’80. Non mancano accenni espliciti a cocaina e delinquenza, tipici di quell’ambiente borderline che in entrambi i film si rivela per l’altra faccia della fabbrica dei sogni.

E passiamo alla psicoanalisi. Stranamente pochi gli studi specifici, anche se il porno – proiezione in senso assoluto – è un vero e proprio magazzino dell’inconscio collettivo e di tutti gli archetipi possibili. Vedi: Psicoanalisi e femminalità. Gyné, la creatura che crea , di Antonio Imbasciati e altri (Franco Angeli, 1979 e ristampe). Inconscio ora modificato o piuttosto espanso e globalizzato dai mass-media e dalla Rete. Riferendosi al passaggio dalla dura società neolitica e pastorale alle prime forme di benessere, così scrive l’analista Alessandro Zannella:

Sodoma e Gomorra rappresentano le icone mitiche di questo nuovo mondo, per certi aspetti simile a quanto si va verificando oggi con il nuovo salto in avanti delle tecnologie e del tenore di vita. Si direbbe quasi che lo sviluppo della civiltà sia una condizione necessaria per una maggiore espressione dei desideri preconsci inconsci di origine utero infantile, desideri aggressivo-sessuali onto e filogenetici che passano dallo stato onirico a quello dell’attuazione concreta grazie alle migliorate condizioni di vita che consentono tempo spazio e agio per questa espressività. “Mutatis mutandis” anche oggi internet, ad esempio, insieme alle condizioni di disponibilità di tempo e di relativa sicurezza, serve anche da veicolatore e attuatore di desideri sessuali, come dimostrano i numerosi siti porno, le communities e le chat spesso usate come mezzo per conoscere nuovi partner o per fare sesso on line. Internet è quindi la moderna riedizione di Sodoma e di Gomorra, nel senso ora spiegato. (2)

I simboli? Sempre quelli da quando esiste il mondo. In più, fin troppo facile è accostare lo spettatore al bambino che assiste dall’esterno alla c.d. scena primaria, ovvero l’accoppiamento dei suoi genitori. E se la coazione a ripetere è un altro elemento delle teorie freudiane, il pubblico del porno risulta recidivo: insiste a vedere un prodotto strutturalmente ripetitivo. Comunque, proprio perché legato ad archetipi, il porno può fare a meno della scrittura, né più né meno come il genere Fantasy: nel processo di riduzione simbolica, uomini e donne sono infatti ridotti a mere funzioni. C’è poi la trasgressione che – come nell’Avanguardia – diventa ripetizione se non è capace di ricrearsi, di trovare un limite successivo. C’è infine una continua, infantile esagerazione nelle dimensioni, nelle prestazioni, nel linguaggio. Le orge sembrano invece un continuo rito di fertilità… sterile: nessuno viene mai dentro e le uniche donne incinte sono quelle relegate nell’immaginario fetish, quel sottogenere fortemente ritualizzato dove al posto dei sogni si scatenano gli incubi e il suo pubblico andrebbe protetto dai propri fantasmi invece che incoraggiato. Incubi diversi da cultura a cultura: nei film giapponesi, p.es., c’è un incredibile sadismo formalizzato, unito a fobie tutte nipponiche: il mostro tentacolare, l’inadeguatezza del maschio, compensata nella figura del Samurai che protegge (?) le bambine indifese. Non che l’angoscia di castrazione sia una fobia orientale; tutt’altro: è ovunque, compensata dalla passività della donna, domata anche quando sembra aggressiva o impegna cinque uomini insieme. Basterebbe solo questo per classificare il porno come mitologia: una forma d’arte che nel profondo non descrive la realtà ma la compensa. Ed è proprio la psicoanalisi a chiarire che quel mondo fantastico dove tutti fanno sesso con tutti è in realtà una risposta ad angosce profonde. Chiaro a questo punto che, se le cose andassero come nel porno, non si comprenderebbe la necessità di produrne. Detto in maniera più scientifica:

“Il cammino che porta dal sesso all’intelligenza, dall’Eros al Logos. è lungo e tortuoso: è costellato d’angoscia, vi si insinua l’istinto di morte; di qui la colpa, e gli aspetti sordidi, la pornografia e la violenza, la “pregenitalità”; da questo l’irriverenza e la satira, con cui spesso l’uomo, soprattutto se maschio, ha dovuto rivestire il suo interesse per le donne, come difesa contro ansie profonde”(3).

Note:

(1)  Il Pornografo (orig: The Inserts), 1974, regia di John Byrum con Richard Dreyfuss. Boogie Nights, 1997. Scritto e diretto da Thomas Paul Anderson.

(2)   Fonte http://www.psicoanalisi.it/psicoanalisi/osservatorio/articoli/osserva1138.htm

(3)   Dalla prefazione di Psicoanalisi e femminalità. Gyné, la creatura che crea , citato.

 

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Libri Porno subito io-speriamo-che-me-la-chiavoIO SPERIAMO CHE ME LA CHIAVO

(I fans scrivono alle pornostar)

80144 Edizioni, Roma, 2013

pp. 144

€ 9,90

ISBN:9788897203124

Un dizionario tutto da scoprire

Nel rione del Celio c’era l’Asino fritto (faceta insegna d’osteria); nel rione di Trastevere (invece) c’era il vicolo baciadonne; nel rione Trevi risultava esserci uno spazio denominato Campo scellerato. Invece nel quartiere Appio Latino c’è via dei Cessati spiriti, mentre nella zona dell’Agro romano è ancora lì via di Femminamorta e via del Fico una volta era al femminile.
Avrete, in parte, capito di cosa stia parlando. Sto parlando di uno splendido volume dal titolo: “Dizionario delle strade curiose di Roma ovvero toponimi strani, difficili, incompleti, ripetuti, sbagliati di ieri e di oggi”. L’autore è quel tal Willy Pocino, giornalista e fondatore della rivista mensile “Lazio ieri e oggi” e poi tanto altro.
Ma l’interesse per questo testo, oltre alla scontata curiosità di come si chiamassero alcune vie o piazze di Roma o l’origine di come si chiamino ora è che Willy Pocino non va tanto per il sottile, non si crea problemi, e a ragione, di tirar le orecchie al competente ufficio capitolino, per richiamare gli addetti a sciogliere quei dubbi e quegli errori trovati. Così a pagina 133 risulta esserci vicolo della Frusta nel rione Trastevere, dove l’autore spiega che il toponimo deriva da un’insegna di locanda frequentata da carrettieri; andando avanti si trova via Leccosa nel rione Campo Marzio per arrivare nella zona di Lunghezza e trovare via Meglio di niente che ha cambiato nome nel 2011. A pagina 186 troviamo vicolo di Montecacato nel rione Borgo e poi circa novanta pagine dopo si trova piazza della Sedia del Diavolo per arrivare a pagina 290 e trovare via Tiradiavoli nel quartiere Aurelio e nel quartiere Trionfale invece c’è la località Valle dell’Inferno.
Mi sono divertito nell’andare a cercare le vie o le piazze dal nome fuori dal comune. Tutti i nomi sono accompagnati da un esaustivo commento pieno di informazioni circa l’origine del nome o giù di lì e il perché si chiamasse in quella maniera.
Lavoro veramente approfondito perché il Pocino ha corredato ogni via di una esauriente bibliografia. Un volume utile per chi è di Roma o vive a Roma ma non solo, infatti il libro è un concentrato di curiosità della Capitale d’Italia e può essere utile anche a chi viene a visitare la Città eterna.

Prelibata lettura a tutti.

Libro Volume di Pocino CopertinaTitolo: Dizionario delle strade curiose di Roma.
Toponimi strani, difficili, incompleti, ripetuti, sbagliati di ieri e di oggi
Autore: Willy Pocino
Editore: Edilazio
Data di Pubblicazione: 2012
ISBN: 8898135092
ISBN-13: 9788898135097
Pagine: 360
Prezzo: € 22.00

Numeri e misteri

Cosa ci fanno un genetista e una filologa in uno sperduto paese sui monti toscani chiamato Montesodi Marittimo, nato dall’immaginazione di Marco Malvaldi?

La risposta si trova nel DNA dei suoi abitanti, famosi in tutto il mondo per la loro eccezionale forza fisica, tanto forti da spingere un’università toscana ad inviare due esperti per scoprirne la provenienza.

Certo è che al loro arrivo in paese, i due protagonisti Piergiorgio e Margherita, non si aspettavano di ritrovarsi in un luogo che, definire “bizzarro”, è dir poco, a partire dalla curiosa genealogia che accomuna gli abitanti.

Tre negozi, una sola strada, meno di un migliaio di abitanti superati, in numero, dalle loro galline, ma soprattutto milioni di milioni di fiocchi di neve che isolano il paesino dal resto del mondo per qualche giorno. Così come “Milioni di milioni” è il titolo di questo romanzo caratterizzato (come potete notare) da un frequente utilizzo dei numeri da parte dell’autore, che su di essi sembra averlo costruito, in un numero ristretto di pagine.

“Breve ma intenso” come si dice, perché i contenuti non lasciano affatto delusi. Al breve elenco di cifre sopra fornito, va infatti aggiunto un misterioso omicidio avvenuto nella notte dell’incredibile nevicata, quando tutti gli abitanti erano protetti da un alibi inattaccabile, o almeno così sembra, tutti meno Piergiorgio che, malauguratamente, era ospite proprio della vittima. La caccia al colpevole è aperta e le ipotesi sono limitate dal momento che, visto il totale e temporaneo isolamento dovuto alla neve, l’omicida non può essere scappato da nessuna parte, e ciò implica che egli sia, niente meno, uno degli abitanti di Montesodi.

Nonostante questo tragico evento, il romanzo non perde comunque la vena ironica che lo caratterizza fin dalla prima pagina, trasformandosi in un piacevole e simpatico giallo, condito dall’autore con frequenti utilizzi del dialetto toscano, con tanto di accento aspirato. Tra i personaggi presenti, ognuno ottimamente costruito dallo scrittore, non è facile individuare il colpevole, grazie anche agli indizi forniti a piccole dosi da Malvaldi, che costringono il lettore a spingersi fino all’ultima pagina per trovare la soluzione del mistero.

Se Montesodi Marittimo esistesse, sicuramente verrebbe voglia di visitarlo, anche se, senza dubbio, le fonti di ispirazione sono ben immaginabili in una regione come la Toscana, che può sfoggiare ancora oggi notevoli paesaggi e interessanti paesini sparsi tra le sue montagne. A tal proposito l’autore per chiudere in bellezza ci lascia con un epilogo cifrato e con una piacevole immagine della cittadina.

“Milioni di milioni: il numero di stelle che si vedono in cielo dalla collina del paese.”

 

Libri Numeri e misteri Milioni di Milioni 2945-3Titolo: Milioni di Milioni

Autore: Marco Malvaldi

Editore: Sellerio Editore Palermo

Anno: 2012

P. 196

Disponibile anche in ebook

 

Marco Malvaldi è uno scrittore italiano nato a Pisa dove tutt’ora risiede. Tra le sue opere, le più note

sono senza dubbio quelle della serie del BarLume, pubblicate dallo stesso editore.

Per maggiori informazioni a riguardo potete trovare una sua breve biografia al seguente link:

http://it.wikipedia.org/wiki/Marco_Malvaldi

 

Festa del Libro e della Lettura

Dopo il ciclo delle anteprime, con Serge Latouche, Javier Marías, Mario Monti – Sylvie Goulard e Wilbur Smith, ecco al via la quarta edizione di “Libri come”, una fitta serie di oltre cento appuntamenti che animerà ogni spazio dell’Auditorium Parco della Musica: dalle sale tradizionali al reinventato Spazio Garage con le sue tre officine. Conferenze, dialoghi, tavole rotonde, reading, video e mostre sono alcune delle forme attraverso le quali si svolgerà il racconto delle idee suscitato dai libri più interessanti di questi mesi. Il racconto della scrittura e della lettura resta, anche in questa edizione, uno dei percorsi principali che attraversa molto del programma della Festa del Libro e della Lettura ma c’è un tema, dettato dalla recente storia del nostro tempo, che possiamo considerare il tema principale di Libri come 2013: l’Europa, la sua crisi economica, le trasformazioni politiche e soprattutto la dimensione culturale e letteraria. Insomma è il nostro destino comune di europei che abbiamo affidato alle riflessioni di una pattuglia di scrittori del vecchio continente: Javier Cercas, Petros Markaris, Fernando Savater, Catherine Dunne, Uwe Timm, Frank Westerman, Miljenko Jergović, Dragan Velikić, Matti Rönkä. Oltre alle conferenze, due “maratone” sono dedicate alle sfide che attendono l‘Europa: una affidata agli scrittori e un’altra ai saperi tecnici di economisti e sociologi. L’arco della settimana di Libri come si apre in realtà domenica 10 con David Grossman, il potere della letteratura di fronte al dolore, e si conclude la domenica successiva con Salman Rushdie, il potere della letteratura di fronte al potere tout-court. In mezzo le mattinate dedicate alle scuole con lezioni sul giornalismo e sulla lingua italiana. I grandi autori italiani, da Aldo Busi ad Andrea Camilleri, le lezioni d’autore di Giorgio Agamben, Roberto Calasso, Massimo Cacciari e Massimo Recalcati, i dialoghi tra uno dei più importanti narratori americani, Richard Ford, con Sandro Veronesi, quelli tra Alessandro Piperno e Walter Siti sul realismo in letteratura, e ancora Umberto Galimberti su cristianesimo e modernità, tra Marco Malvaldi e Maurizio De Giovanni su come nascono le loro storie, la serata noir con Massimo Carlotto, Gianrico Carofiglio e Giancarlo De Cataldo. Il romanzo familiare è il perno del dialogo fra Simonetta Agnello Hornby e l’israeliana Zeruya Shalev. Due autori e attori come Nanni Moretti e Fabrizio Gifuni terranno due reading a partire dal loro incontro di lettori con Goffredo Parise e Carlo Emilio Gadda. Le ormai puntuali tavole rotonde dedicate al futuro del libro e dell’editoria, quella dedicata agli esordienti. E infine l’incontro con un maestro come Ermanno Olmi, la lezione d’arte di Peter Greenaway le tante presentazioni, reading e tavole rotonde che affolleranno il Garage, dove saranno presentati in anteprima alcuni fra i romanzi più importanti della stagione.

Corner Fahrenheit Radio3

Fahrenheit e La lingua batte

in diretta da Libri come

 

Sabato 16

Foyer Petrassi dalle 14 alle 14.50

In diretta dalla postazione di Radio3, La lingua batte la trasmissione settimanale dedicata alla lingua italiana condotta da Giuseppe Antonelli.

Sabato 16 e Domenica 17

Foyer Petrassi dalle ore 16.50 alle 18

Fahrenheit, la popolare trasmissione di Radio3 dedicata ai libri, avrà una propria postazione, nel Foyer Petrassi, che ospiterà ai suoi microfoni molti degli ospiti di Libri come. Conduce Tommaso Giartosio.

 

LIBRI COME

Libri Come

Festa del Libro e della Lettura

dal 14 al 17 marzo 2013

Roma

Auditorium Parco della Musica

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a cura di Marino Sinibaldi

con la collaborazione di Michele De Mieri e Rosa Polacco

Informazioni:

tel. 06/80241281

http://www.auditorium.com/eventi/5423662

 

Riti blasfemi nel sottosuolo di Roma

In una città denominata “Eterna”, che ha fatto la storia del vecchio continente e che ancora oggi porta i simboli del suo antico splendore oltre ad essere tutt’ora una grande capitale europea, è ambientato questo thriller storico di pregevole fattura. Non è il primo certamente, ma una città come Roma, perché è di lei che si sta parlando, è senza dubbio una fonte inesauribile di ispirazione per i nostri scrittori. Questa è la volta dell’autore Massimo Pietroselli, che in un romanzo dal ritmo serrato e avvincente ha racchiuso i misteri di una confraternita segreta dedita a riti pagani dove venivano sacrificati giovani innocenti. La storia si svolge a ridosso del Giubileo del 1600 quando una cacciatrice di manufatti rari e a volte blasfemi entra in possesso del teschio deforme di un uomo, fondatore della misteriosa setta che in passato aveva terrorizzato la città, ma sopratutto autore di un libro eretico intitolato “L’alfabeto di Erode”. Nello stesso periodo una suora in preda al delirio profetizza l’apertura dell’inferno al di sotto di Roma chiamando in causa un inquisitore che, scioccato dalle parole della donna che sembrano celare un’oscura verità, decide di scoprire cosa si nasconde dietro di esse. Come se ciò non bastasse, quattro bambini con i nomi degli evangelisti scompaiono nel nulla, gettando l’inquisizione nel panico sopratutto in relazione alla profezia della suora. Alphabetum è un romanzo veloce, poche infatti sono le pagine in cui l’autore è riuscito a racchiudere una storia senza lacune e a cui nulla di più si può chiedere. Gli avvenimenti descritti e quelli che invece lasciano spazio all’immaginazione, sono spesso e volentieri molto crudi, visto il tema trattato, ma sono anche quelli che fanno del romanzo una storia interessante da leggere. L’immagine che l’autore ci dà della Capitale è approssimativa, in quanto priva dei luoghi noti che la caratterizzano, ma nonostante questo la storia non perde di interesse, dal momento che l’ambientazione principale è comunque descritta in modo soddisfacente. Un libro piacevole senza dubbio, ideale per quei momenti in cui non si sa cosa leggere e si ha voglia di qualcosa di semplice e veloce che non richieda troppa concentrazione per capire quei misteri nascosti tra le righe, visto che Massimo Pietroselli ha messo tutto ciò che c’è da sapere nero su bianco in questo “Alfabeto blasfemo”.

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 Libri Riti blasfemi nel sottosuolo di RomaTitolo: Alphabetum La confraternita del saio nero
Autore: Massimo Pietroselli
Editore: Newton Compton
Anno: 2012
P. 377

Massimo Pietroselli non è nuovo nel panorama letterario italiano, numerosi sono i libri pubblicati che han riscosso un buon successo tanto da meritarsi ben due premi letterari dalla casa editrice Mondadori. Nel seguente link è possibile leggere una sua breve biografia. http://www.intercom.publinet.it/1999/Pietroselli.htm