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Razzismo: Formare tra Statue e Storia

I monumenti elogiano un personaggio o un evento e possono diventare le vittime dell’esaltazione per la giustizia, ma l’abbattimento delle statue porta ad una rimozione della Storia, senza spiegarne le azioni e le conseguenze. Targhe esplicative che illustrano il personaggio o gli eventi legati a quel luogo e descriverne il contesto.

Non si può modificare la Storia o formare alla convivenza le nuove generazioni abbattendo statue di personaggi dalla scelte riprovevoli o dalle imprese che hanno causato la disgrazia di intere popolazioni, ma occorre  far conoscere i buoni dai cattivi nelle loro scelte e  che ogni azione ha una conseguenza.

Non si possono esorcizzare le tragedie cancellando i nomi degli istigatori, ma è necessario fare i conti con il passato. Un processo modello Norimberga non sarebbe solo un occasione per punire, ma anche per capire gli imputati, per questo esistono la Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite e la Corte penale internazionale, entrambe con sede all’Aia, per indagare su ogni crimine contro l’umanità.

La morte di George Floyd, per l’azione di soffocamento esercitata della polizia di  Minneapolis, ha scatenato la furia iconoclasta e gli abbattimenti di statue, al grido black lives matter (le vite nere contano), dimenticando che siamo un’unica umanità ed ogni vita è preziosa, aprendo una riflessione su secoli di prevaricazioni di una parte di persone verso l’altra solo perchè ritenuta inferiore per colore o cultura, descrivendola diversa solo per avidità e solo differente per essere nata nel luogo sbagliato del Mondo.

Manodopera gratis, ricchezze da saccheggiare, materie prime da rubare, fondamenti del colonialismo e quando non è sufficiente il bastone si passa al cannone e così, dopo 60anni dall’indipendenza del Congo, il re del Belgio chiede scusa. L’Africa, in questi anni di riconquistata libertà, non è cambiata molto per numerose popolazioni sfruttate non più dalle nazioni europee, ma da multinazionali e dagli stessi connazionali, dove i minori vengono utilizzati per estrarre in zone difficili materie preziose per l’Occidente o per imbracciare un’arma nei numerosi conflitti tribali.

La questione coloniale coinvolge anche l’Italia ed i vari monumenti e targhe stradali che glorificano sanguinose battaglie come quella di Amba Aradam, un altopiano montuoso a nord di Addis Abeba in Etiopia, dove l’uso del gas iprite, nonostante fosse stato messo al bando dalla Convenzione di Ginevra del 1928, venne riversato sugli etiopi dall’aviazione italiana nel 1936.

Amba Aradam non può rimanere solo una via romana o locuzione (ambaaradam) per indicare una situazione di grande confusione, grazie al continuo cambio di alleanza di alcune tribù, ma un’occasione per definire il ruolo, non certo di “brava gente”, delle truppe italiane e magari dedicare l’omonima stazione della metropolitana a Giorgio Marincola, somalo figlio di maresciallo maggiore dell’esercito italiano, partigiano “mulatto” come era uso chiamare gli italo-africani.

La Germania ha fatto i “conti” con la Storia, non solo sviscerando il nazismo, ma anche con il suo passato coloniale, con il permutare il nome di tre strade berlinesi dedicate a personaggi del colonialismo in Africa con quello di altrettanti combattenti della resistenza anti-coloniale tedesca.

Roma è stata testimone, nel 2019, di un cambiamento di titolazione di alcune vie dai firmatari del Manifesto della razza a scienziati che si opposero alle leggi razziali. Permutare la titolazione di un luogo con un’altra dedica è rendere giustizia a chi ha fatto la cosa giusta, ma sarebbe utile dare una spiegazione perché opporsi a delle discriminazioni è legittimo, mentre propagandare la superiorità di alcuni contro altri è un crimine.