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Orano, la città dei leoni e della musica

  • di Khalid Valisi

Una vera e propria “Tortuga del Mediterraneo”; Orano è una città che nel tempo ha saputo affascinare marinai di ogni dove, la cui esperienza si è poi riversata nel Raï, genere simbolo dell’intera Algeria.

Orano, la città dei pirati e dei leoni

Il nucleo originario della città venne fondato nel 903 d.C. da dei mercanti omayyadi andalusi che riconobbero fin da subito la potenzialità di quest’area. Il nome, secondo la tradizione, viene fatto risalire dalla radice tamazight “hr”, che in berbero indica il leone, animali che avrebbero popolato a lungo quest’area.In poco più di 200 anni l’insediamento divenne sempre più ambito, tanto da cadere nelle mani della dinastia zayyanide prima e del regno di Spagna poi.

Orano
Barbarossa, colui che partorì l’eyalet d’Algeria

Gli iberici, infatti, avevano da tempo posto le loro mira sulla costa africana, riuscendo ad occupare luoghi come Melilla ed Algeri. Con la presa da parte degli europei nel 1509, la città, così come l’intera Algeria, divenne luogo ambitissimo per operare razzie e saccheggi, tanto che buona parte dei successivi attacchi ottomani avvennero proprio per mano di corsari. Quest’ultimi conquistarono definitivamente Orano nel 1791, venendo però scacciati ancora una volta ad inizio ‘800 dai francesi.

La dominazione francese e la nascita del Raï

Con la dominazione dei transalpini, la città conobbe un enorme sviluppo, diventando seconda solo capitale per grandezza ed attirando al suo porto moltissimi esuli di ogni dove. Orano era infatti popolata, oltre che da francesi, ebrei ed arabi, da italiani, spagnoli e beduini amazigh, i quali contribuirono a donare alla città un substrato culturale unico nel suo genere.

raï
Il Rai in una foto

A partire dal 1930, infatti, proprio qui si andrà a diffondere la musica Raï, nuovo genere musicale che sfruttò appieno la posizione del centro per diffondersi in tutto il paese, diventando, de facto, la musica algerina per eccellenza. Con l’indipendenza acquisita nel 1962, però, tale musica comincerà ed essere sempre più malvista da uno stato che si identificava in primis come “arabo e musulmano”, tanto che si dovrà attendere addirittura il 1985 per vedere il primo festival di Raï ad Orano. Tutt’oggi la città è uno dei maggiori centri culturali del paese e la seconda città per numero di abitanti.

Khalid Valisi
di gennaio 2020
Articolo originale
dal blog Medio Oriente e Dintorni


Utrecht e nuove conoscenze

Si conclude oggi il nostro viaggio in Olanda, con una delle città più magiche di tutto il Nord Europa: Utrecht, un tesoro nascosto. A farci compagnia anche un’amica berbera, pronta a stupirci con luoghi incredibili.

30 minuti di treno per il paradiso

Dopo aver vagato per le strade di Amsterdam, è tempo di esplorare anche il resto del paese. Vista la sua piccola superficie, infatti, sarebbe un crimine non fare anche una tappa nelle vicine cittadine, tutte incredibilmente vicine. Assieme al mio ospite scegliamo di optare per l’ultimo giorno, in modo da poter incontrare mio cugino nel quartiere a luci rosse e prendere il primo treno per Utrecht, città leggendaria per ogni amante del calcio. Pur essendo entrambi fan sfegatati del Milan, però, la meta è scelta per un altro motivo. Una ragazza di mia conoscenza vive infatti in Olanda ma a circa 2 ore da Amsterdam, la città di Van Basten ci sembra allora un perfetto punto d’incontro, grazie anche al suo centro storico, fra i più belli della terra d’Orange.

Utrecht
Amsterdam

Appena 30 minuti di treno e facciamo il nostro ingresso nella stazione, sicuramente una delle più belle che abbia mai visto (e purtroppo non fotografato) con edifici che si uniscono continuamente alle luci del cielo, fornendo immagini davvero incredibili per forme e colori. Ci addentriamo subito nel centro storico, molto simile a quello della capitale ma più “protetto”. L’architettura cittadina sembra infatti rimasta al 1400, permettendo un vero e proprio salto nel tempo, frenato solo dalle moderne strutture della periferia, creando contrasti che permettono di apprezzarla al meglio.

Il miglior coffee shop d’Olanda

Oggettivamente, non si poteva stare in Olanda senza sperimentare un coffee shop come si deve, la nostra amica saprà rimediare, portandoci in quello che, senza timor di smentita, è il più bello del paese: lo Hi / Lo Smoking Club. Una volta terminato il nostro viaggio nella parte storica, ci dirigiamo allora verso la struttura, all’apparenza quasi invisibile rispetto agli altri bar e negozi che popolano la zona. Acquistiamo 4 “sigarette” e veniamo fatti accomodare in una sala bianca che ricorda, per stile, alcune strutture de “La Fabbrica di cioccolato” di Tim Burton. La nostra accompagnatrice, però, nota anche un piano sotterraneo, una volta giunti scopriamo una sorta di piccolo paradiso.

Utrecht
canali

La sala è proprio come quella che mi sarei sognato: lunghi divani senza braccioli simil marocchini, tanto silenzio e la possibilità di accendere la musica che si vuole, un sogno semplice, economico e meraviglioso. Passiamo qualche ora a fumare e parlare di Tunisia, Turchia, sufismo e vite, in un luogo nel quale ci sentiamo profondamente legati e collegati. Dobbiamo quasi violentarci per uscirne ma vale la pena sforzarsi, le sorprese non sono ancora finite.

Case magiche

Bruciamo i nostri acquisti su una panchina vicino ad un canale e poco dopo ci addentriamo in una delle zone residenziali più incantevoli che abbia mai visto. Ogni casa ha la sua particolarità, il suo tocco di genio e uno spazio verde per meditare e respirare la magica natura intorno. Si passa da case simili a quelle della Londra operaia ad altre che ricordano appieno il centro storico sopracitato; ciascuna di esse sembra seguire un proprio ritmo naturale fatto di calma e convivialità, una sorta di buen retiro all’interno della città. Molte delle case, poi, si affacciano proprio sui canali, rendendo le barche ormeggiate parte integrante del paesaggio e della tranquillità che penetra negli occhi di chi le osserva.

Utrecht
L’unica foto scattata ad Utrecht, non volevamo rovinarvi la sorpresa

Basta proseguendo per la strada torniamo nella zona vicina alla stazione, uno stacco incredibile e che risalta per la vicinanza delle due diverse strutture. Solo una strada divide infatti il vecchio mondo dal nuovo, apparendo come un muro invisibile attraverso cui il tempo cambia velocità. Vi assicuro che il tramonto alla stazione di Utrecht non può lasciare indifferenti, visti anche gli svariati giochi di luce costruiti ad hoc e che mostrano colori ed immagini diverse in base alla propria posizione. Purtroppo è già tempo dei saluti, facciamo prendere il treno alla nostra amica e ci dirigiamo ad uno dei tanti bei kebab della stazione, ancora stregati per le tante suggestioni della città. Se passate per l’Olanda non potete perdervela, è letteralmente magica.

In questi giorni continueremo a parlarvi dell’Olanda e del nostro viaggio.

Galata, piede italiano ad İstanbul

Da sempre ponte fra due mondi, la città di İstanbul fu uno snodo centrale per il commercio delle Repubbliche marinare, le quali proprio qui posero alcuni dei propri centri più importanti. Menzione d’onore, naturalmente, per Galata, un possedimento genovese destinato a far la storia di questa città.

Colonia genovese

 Come tutte le altre Repubbliche, anche Genova aveva fondato la propria base commerciale nell’allora Costantinopoli, in un luogo separato dal resto della città e fino ad allora chiamato Sykais Peran, alla lettera: Il campo di fichi dall’altra parte. Sarà la Quarta crociata, però, a trasformare definitivamente in genovese il quartiere, legando per sempre la sua storia al Bel Paese. Durante quest’ultima, infatti, i crociati, capeggiati da Venezia, misero a ferro e fuoco la città, fondando l’Impero latino di Costantinopoli e creando la spaccatura che tutt’oggi esiste fra cattolici ed ortodossi. I genovesi, però, aiutarono i bizantini a riprendere il controllo della città e così, nel 1273, il quartiere di Galata venne donato Michele VIII Paleologo ai liguri.

Galata
İstiklal Caddesi a Galata

La colonia crebbe e prospero, diventando senza dubbio l’insediamento italiano più storico al di fuori della Penisola e permettendo ai suoi abitanti incredibili ricchezze e rotte privilegiate verso la Crimea, all’epoca centro nevralgico per il commercio di pellicce. Nel 1453, essendo certi della capitolazione della città, non fecero troppe resistenze alla conquista ottomana, consegnando, anzi, di propria spontanea volontà le chiavi della celebre torre di Galata.

Galata

Le fortune del quartiere non finirono, però, con la conquista turca venendone agevolati in moltissimi aspetti. L’Impero tenderà infatti a suddividere i popoli per fede, piuttosto che per etnia, e ciò porterà le anime cattoliche della città a riunirsi proprio in questa zona, trasformandola in una delle vie principali della città per il commercio.

Galata
İstiklal Caddesi a Galata

La cosiddetta “Nazione latina”, composta sopratutto da italiani e francesi, godrà di un ruolo privilegiato nel traffico di mercanzie e nel ruolo di ambasciatori, situazione ulteriormente favorita dalle “capitolazioni” ottomane. Tramite questi trattati, i cittadini stranieri residenti nell’Impero venivano giudicati secondo la propria giurisdizione, cosa che gli permise spesso di ottenere condizioni agevolate rispetto ai locali. Con le guerre fra Italia e Sublime Porta, il quartiere venne pian piano svuotato della sua popolazione italica, che tuttavia risiede ancora oggi nel luogo fondato dai propri antenati. Un pezzo d’Italia in Turchia. (Non a caso il Galatasaray è tutt’oggi il club calcistico più “europeo” di Turchia)

“Amore nei giorni della rivolta” di Ahmet Altan

Vi presentiamo finalmente il secondo capitolo di “Quartetto ottomano”, una serie di Ahmet Altan che ci porterà in un’Istanbul più che mai infuocata. I Giovani Turchi sono alle porte e il trono del sultano comincia a farsi sempre più traballante…

Amore nei giorni della rivolta

Il romanzo si apre subito dopo il tentativo di suicidio di Hikmet Bey, figlio del medico personale del sultano, mentre cerca di dimenticare la donna all’origine della sua tristezza, la sua sposa, la bellissima e superba Mehpare Hanım. Mentre in un ospedale di Salonicco Hikmet ritrova lentamente le forze e la voglia di vivere, le cose cambiano nella capitale ottomana. Il potere del sultano è minacciato, si prepara la rivolta, le strade di Istanbul diventano teatro di ogni violenza. Siamo alla vigilia di un episodio della fine dell’Impero: la controrivoluzione del 31 marzo 1909.

Seconda parte

“Amore nei giorni della rivolta” ci riporta alle magiche atmosfere che avevamo lasciato in “Come la ferita di una spada“, unendo ad esse una situazione politica sempre più intricata ed approfondita. Se nel precedente romanzo eravamo alle origini della rivolta, qui è lei a far da padrona, condizionando la vita di tutti i personaggi che saranno costretti ad adattarsi o a perire. Probabilmente è proprio questa la novità più grossa di questo secondo capitolo, in grado di stravolgere l’approccio dei protagonisti al loro stesso ambiente. Emblema assoluto di tutto ciò saranno il Sultano Abdul Hamid II ed Hikmet Bey.

rivolta
Il sultano Abdul Hamid II, l’ultimo ad esercitare un reale potere nell’Impero ottomano

Il primo, in un certo, è il vero protagonista dell’opera, incarnando perfettamente la malattia che affligge l’Impero e che, fin da subito, sembra destinata a distruggerlo. Fin dal primo momento, infatti, non vi saranno dubbi sul destino di questa rivolta, così come riguardo a quello del sovrano in carica. Molto poetico, poi, come verranno descritti gli alloggi del sultano, ormai belli da fuori ma in rovina al proprio interno. Hikmet Bey invece, personaggio attivo per eccellenza nel primo romanzo, subirà un’incredibile evoluzione che, probabilmente, rappresenta il movimento dell’intera sommossa popolare.

Distruggere per creare

Se nel primo capitolo era il seduttore per eccellenza, in “Amore nei giorni della rivolta”, il personaggio sarà costretto ad costruire assolutamente da zero la sua fama, preoccupandosi a lungo di sopravvivere più che di vivere. Sono molto lontani i fasti di un tempo, ciò però darà al personaggio la possibilità di ri-iniziare da capo la propria vita, eliminando per sempre ciò che lo aveva fatto soffrire e ponendo le basi per un futuro che non avrebbe mai immaginato.

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Enver Pasha

Altro personaggio dalla storia simile è poi Ragıp Bey, militare dal forte senso di giustizia unitosi ai Giovani Turchi per ripristinare l’ordine nell’Impero. Sarà attraverso i suoi occhi che osserveremo la rivolta e le conseguenze, riuscendo fin da subito ad intuire quale sarà il futuro del paese. Con sempre più insistenza, infatti, inizieranno a risuonare i nomi di Enver Bey, Talaat Pasha e Mustafa Kemal, personaggi che segneranno per sempre la storia di Turchia, andando ad occupare ogni libro di storia.

Una citazione

“Non giudicare mai nessuno con il tuo metro di giudizio, ognuno dev’essere giudicato con il proprio. È immorale chi tradisce le proprie convinzioni, non le tue.”

Sheikh Yusuf Effendi

Scritto benissimo e completo, “Amore nei giorni della rivolta” vi svelerà uno dei periodi più duri e nascosti della storia ottomana, risultando interessante sia sotto l’aspetto narrativo che storiografico.

Khalid Valisi
del 20 luglio 2019
Articolo originale
dal blog Medio Oriente e Dintorni


Amore nei giorni della rivolta
di Ahmet Altan
Traduzione:Barbara La Rosa Salim
Editore:E/O, 2019, p. 480
Prezzo: € 19,00

EAN:9788833570785


Progetto: “Comunità a Milano”

Questo weekend abbiamo lanciato sul nostro profilo Instagram un sondaggio per 3 diversi progetti estivi e, con nostra grande soddisfazione, è finito in pareggio. Occasione perfetta per proporveli tutti, ad incominciare dal più “cittadino”.

Progetto “Comunità a Milano”

Abbiamo la fortuna di essere cresciuti a Milano, città che da sempre è esempio di globalizzazione e convivenza sul suolo italico. Grazie alla sua forte economia, il capoluogo lombardo è riuscito ad attirare, popolazioni e comunità da ogni parte del globo, che si sono poi sparse all’interno della metropoli. Da sempre affascinati da questi temi, tali luoghi sono diventati mete costanti nelle nostre passeggiate meneghine, dandoci l’impressione di girare il mondo, pur spostandoci solo di qualche metro.

Milano
Moschea Mariam alla fermata di Cascina Gobba

Abbiamo da sempre sognato di riproporvi questo tipo di esperienza, a nostro parere sono autentici tesori, da preservare e al contempo condividere con il mondo intero. Proprio per questo siamo orgogliosi di annunciarvi l’arrivo di una nuova serie, qualcosa che dia anche a voi la possibilità di conoscerli e, volendo, visitarli. Molti di questi vi stupiranno per la vicinanza, mostrandovi le mille anime della “New York d’Italia”.

Quando e come

La prima puntata avrà sicuramente per tema la comunità singalese e uscirà il 14 agosto; a partire da settembre contiamo di farne uscire uno l’ultimo venerdì del mese e dunque, nel 2019: il 27 settembre, il 25 ottobre, il 29 novembre e il 27 dicembre. Il formato sarà video e testo, puntando ad offrirvi quella settimana una panoramica a 360° sulla comunità del mese. Contiamo infatti di portarvi interviste, storie e anche qualche nostro testo.

Milano

Speriamo che il progetto vi piaccia, sarebbe bello realizzare, una volta fatto un buon numero di episodi, una vera e propria mappa della città, in modo da celebrare davvero appieno il clima di Milano, la città più multiculturale d’Italia. Conoscete altre comunità interessanti? Fatecelo sapere e saremo lieti di raccontarle nei prossimi episodi. Domani vi parliamo del progetto “libri” e dopodomani di quello legato a “calcio, musica e migranti” che sono un po’ più lunghi e potenzialmente soggetti a più modifiche. Tutte le foto dell’articolo sono state scattate da Khalid Valisi. (I titoli delle varie serie probabilmente non saranno quelli definitivi ma è “per intenderci”).

Khalid Valisi
del 25 giugno 2019
Articolo originale
dal blog Medio Oriente e Dintorni