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CONGO, ovvero Cuore di Tenebra

Dalla rilettura di “Cuore di tenebra“, sceneggiato da Giovanni Masi e disegnato da Francesca Ciriegia.

Onore al nostro giovane ambasciatore Luca Attanasio e al carabiniere Vittorio Iacovacci e condoglianze alla famiglia. Mi sento però in dovere di scrivere due righe in argomento:

  1. Il convoglio non era scortato. Dalle immagini non è chiaro neanche il numero dei veicoli, ma è evidente che era indifeso. Ora, in una zona di guerra civile endemica, infestata da bande armate in bilico tra ideologia e brigantaggio, buonsenso vuole che non si vada in giro senza una scorta armata. In un paese normale, a garantire la sicurezza del corpo diplomatico e delle missioni internazionali è il governo locale, vietando o sconsigliando il transito nelle zone contese o fornendo adeguata scorta militare ai convogli. D’altro canto un ambasciatore che si professa profondo conoscitore della zona è tenuto a sapere quali sono i pericoli del caso, senza fidarsi di chi dichiara l’area in questione “meno pericolosa”. C’è stata oggettivamente una carenza di intelligence.
  2. Nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) e nelle zone oltre la frontiera del Ruanda sono dislocati 20.000 caschi blu delle Nazioni Unite, che costano un miliardo di dollari all’anno alla comunità internazionale. I primi furono mandati in Congo ex-belga già nel 1960! L’attuale estrazione sociale di questi soldati non è molto diversa da quella delle bande che dovrebbero controllare, e gli standard di addestramento e organizzazione non sono sempre omogenei. Si continua ad avere un gran rispetto e una grande fiducia nell’ONU, ma storicamente i risultati non sono stati sempre brillanti. In più, le regole d’ingaggio dei caschi blu sono sempre complicate e la catena di comando priva di autonomia sul campo, sottoposta com’è a una serie di autorizzazioni successive.
  3. La nostra cooperazione – ufficiale o gestita in modo autonomo dalle ONG – ha finora avuto un prezzo alto, spesso pagato dalle donne. Ma non sempre l’atteggiamento della gente – parlo dei commenti sui social – è stato generoso verso chi dedica la propria vita e il proprio impegno quotidiano a migliorare le condizioni di vita di chi vive in zone difficili. Solo nella RDC operano 115 ONG da vari paesi (1). Ricordiamo le aggressive reazioni della gente di fronte al rapimento di Silvia Costanza Romano (2018) e di altre donne (2), il cui senso era: “te la sei cercata” o “così impari ad aiutare chi non se lo merita”. Per il nostro ambasciatore Attanasio e del carabiniere Iacovacci il caso è diverso: si tratta di due servitori dello Stato in missione ufficiale, ai quali tributare i massimi onori. Ci auguriamo solo che nessuno ne infanghi la memoria.

Note:

  1. https://www.forumongi-rdc.org/
  2.  https://www.panorama.it/news/cooperante-italiana-rapita-precedenti-africa-riscatto-pagati