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Un collezionista onnivoro

Tale può essere definito Gennaro Evangelista Gorga, più noto come Evan, nato a Broccostella (Fr) nel 1865 e morto a Roma nel 1957. Da giovane fu un cantante lirico di un certo successo ma si ritirò dalle scene per ignoti motivi dopo aver cantato a Verona nella Boheme nel gennaio del 1899. Iniziò subito dopo una instancabile e quasi bulimica attività di collezionista raccogliendo reperti di ogni genere: strumenti musicali, bozzetti in terracotta, reperti archeologici, armi, strumenti medici.

Le sue collezioni raggiunsero nel corso degli anni dimensioni tali da occupare dieci appartamenti in via Cola di Rienzo creandogli gravi problemi finanziari che non volle mai risolvere vendendo le sue raccolte nonostante molte ed interessanti offerte.

Nel 1929 per evitare sequestri o pignoramenti si adoperò perché la sua collezione venisse vincolata dallo Stato a cui alla fine fece una donazione in cambio di un modesto vitalizio e di una medaglia d’oro dei benemeriti della cultura. La convenzione divenne esecutiva solo nel 1950 e le decine di migliaia di reperti finirono in casse in magazzini diversi con furti, perdite, rotture e solo dopo molti anni si è iniziato un lavoro di catalogazione.

La parte musicale finì al nuovo Museo degli Strumenti Musicali, i bozzetti in terracotta di artisti sei/settecenteschi a Palazzo Venezia, i reperti sanitari al Museo dell’Arte Sanitaria presso l’Ospedale di S. Spirito, molti vasi nel Museo di Cagliari, mentre la raccolta archeologica ha trovato finalmente accoglienza a Palazzo Altemps dove è stata allestita una mostra dal titolo Evan Gorga il collezionista.

La mostra è ospitata in locali, di 415 mq., che solo da poco sono stati acquisiti dallo Stato in quanto erano rimasti esclusi dalla precedente acquisizione dell’edificio di molti anni fa; è un’ala che si affaccia sul cortile e ad essa vanno ad aggiungersi altre tre stanze note come Appartamento della Stufa, dai resti di tubature per il riscaldamento, originariamente abitato da Roberto Altemps e Cornelia Orsini.

Sono esposti circa 1.800 oggetti scelti tra le migliaia della raccolta mentre nelle tre stanze della Stufa, con affreschi cinquecenteschi, sono in mostra reperti archeologici recentemente acquisiti dallo Stato e una statua di Artemide in prestito dal Museo Buoncompagni Ludovisi, in un ampio corridoio sono esposti otto affreschi staccati già facenti parte della raccolta Pallavicini Rospigliosi e forse rinvenuti durante la costruzione del loro palazzo.

La catalogazione della raccolta è frutto di studi condotti dal 1987 dalla dott.ssa Barbaro allora incaricata del lavoro ed ora Soprintendente e con la collaborazione dell’attuale direttrice dott.ssa Capodiferro.

Il percorso espositivo si articola in due saloni al piano terra e al primo piano in un allestimento che si rifà all’originale sistemazione negli appartamenti di Gorga, essa è costituita da due grandi casse in legno che al loro interno ospitano numerose vetrine che espongono le classi in cui sono suddivisi i tanti reperti catalogati per tipologia: intonaci dipinti, stucchi, rivestimenti parietali, marmi pregiati e pietre dure, ossi e avori, antichità egizie, giocattoli, pesi da telaio, ceramica, terrecotte architettoniche e votive, urne, arule e vasi a testa umana, lucerne fittili, specchi, armi, lucerne, bronzetti figurati, vasellame bronzeo da banchetto, epigrafi e fistule acquarie, monete, vetri. Sorprende la varietà e la quantità di quanto esposto che peraltro è solo una parte di quanto è in deposito.

Scopo della mostra oltre che esibire materiali archeologicamente interessanti, romani, magno greci, etruschi e in qualche caso egizi, di età variabile dal XIII secolo a.C., un vaso miceneo, a vetri rinascimentali è quello di mostrare la differenza tra il grande collezionismo principesco, ben presente in Palazzo Altemps, in confronto con quello borghese dell’ultimo ‘800 legato non più a grandi statue o bassorilievi ma ad oggetti di uso comune, parti di affresco, frammenti di decorazione marmorea, modesti bronzetti forse uno o due secoli prima addirittura giudicati indegni di far parte di una collezione.

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06 Mostre Evan Gorga lancioEVAN GORGA

il collezionista

dal 19 ottobre 2013 al 12 gennaio 2014

 Roma

Palazzo Altemps

piazza Sant’Apollinare 46

 Orario:

da martedì a domenica

dalle 9.00 alle 19.45

 Informazioni:

tel. 06/39967700

sito web

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06 Mostre Evan Gorga

Lo sconforto dopo ogni viaggio

Chi torna dalle vacanze trascorse all’estero immagino si faccia sempre le stesse domande: ma come mai certe scene le vedi solo a Roma? Negli ultimi due anni sono stato con mia moglie a Cannes, a Marsiglia, a Monaco, a Trieste, ad Abbazia (Opatja) e a Fiume (Rijeka). Faccio parte cioè di quella generazione istruita che dopo un viaggio all’estero scopre che esiste anche la possibilità di un mondo diverso e si chiede perché l’Italia non possa mai diventare un paese normale. Normalità significa servizi che funzionano, burocrazia snella, ordine e prosperità. Ti chiedi perché quando viaggi non vedi per strada o in piazza o sulla spiaggia mercanti abusivi, né mendicanti con bambini o animali. Le stazioni di metro e ferrovie sono sorvegliate sul serio. Le strade sono pulite e prive di buche. Parliamo di nazioni dell’Unione Europea, quindi con regimi democratici e ordinamenti giuridici e amministrativi simili. Ma, una volta tornati a Roma, piuttosto che nella capitale di un paese europeo sembra sempre di ritrovarsi in una città mediorientale. Eppure viaggiando impariamo che un altro mondo è possibile senza invocare il Duce, ma semplicemente applicando le leggi e amministrando sul serio le grandi città. Dov’è quindi l’anomalia romana? Ed è possibile un cambiamento? Da buon romano, sono per natura disincantato, per cui ci credo poco, o almeno ritengo possibile un futuro sereno solo a determinate condizioni. A rischio di essere noioso, eccole.

Intanto bisogna prender atto che a Roma esiste la povertà, endemica o immigrata. Quest’ultima è peculiare: è infatti da almeno trent’anni che importiamo poveri. Tranne quella cinese, nessuna comunità immigrata ha portato denaro e se manca il lavoro, dopo l’assistenza sociale c’è solo l’illegalità. Il fatto che a Roma si concentri poi l’industria pesante cattolica della carità e dell’assistenza, se da un lato ammortizza il problema, dall’altro è un magnete in più per i disperati. La crisi economica ha nel frattempo indebolito la classe media e massacrato i ceti più bassi e marginali. Una gran parte dei problemi di ordine pubblico di Roma è dunque dovuta alla povertà e alla disoccupazione.

La seconda osservazione riguarda quella specie di anestesia prolungata a cui è sottoposto quotidianamente il romano. E’ luogo comune attribuire ai romani una certa inerzia sociale al posto dell’impegno civile, ma quest’ultimo non viene mai incoraggiato. Non alziamo più un dito quando vediamo un alcolista sbattuto per strada o una nomade col bambino in braccio o un ladro sull’autobus perché sappiamo bene che, anche se intervenissero un’ambulanza o un poliziotto, il giorno dopo rivedremmo le stesse scene nello stesso posto. Inoltre sappiamo benissimo che sporgere denuncia in commissariato è una grana e quindi non entriamo. Né tantomeno sappiamo organizzare la protesta sociale, a meno di non militare in un partito politico o di far parte di un gruppo di pressione strutturato.

Quanto sopra si salda con un altro problema: la discontinuità e lo scoordinamento nella gestione dell’ordine pubblico. Tra carabinieri, poliziotti, vigili urbani e guardie giurate, Roma è satura di divise e pistole, eppure non funziona. Le altre capitali europee sembrano al confronto sguarnite e smilitarizzate, eppure funzionano meglio. Questo significa che gli altri hanno meno mezzi, ma sanno usarli meglio e in modo meno discontinuo e scoordinato. In più, in Italia sono ben protetti i centri di potere ma assai meno lo sono le linee di comunicazione: ferrovie, metro, mezzi pubblici, piste ciclabili, col risultato che è impossibile avvicinarsi al Palazzo ma è rischioso viaggiare su un mezzo pubblico. E quando le forze dell’ordine fanno la retata di abusivi o chiudono un mercato all’aperto privo di autorizzazioni e pieno di merce falsa o rubata, non ci facciamo illusioni: se prevenzione e repressione non sono sistematiche, passato il temporale si ricomincia da capo. Certe scene sono sotto gli occhi di tutti, quindi non posso essere accusato di cinismo o disinformazione. L’illegalità è stata tollerata se non incoraggiata per anni, quindi un intervento occasionale non risolve il problema alle radici, spesso sociali. L’illegalità endemica di una società è però anche lo specchio del comportamento scorretto di molti politici e amministratori del bene pubblico che contano sui cavilli burocratici e le sottigliezze legislative per evitare sanzioni e condanne. Una situazione che prevarica il bene comune per esaltare quello individuale, comportamento deplorato da Machiavelli che lodava l’onestà, un buon esempio per tutti quei cittadini che il massimo dello sforzo mentale che si concedono è esclamare: se lo fa lui perché non noi io?

Infine, il consenso. Chi viaggia all’estero avrà notato che, a parte alcune frange sociali o politiche minoritarie, le forze dell’ordine e i cittadini vogliono le stesse cose, ai limiti del fascismo latente. A Roma sembra invece che nulla sia condiviso, dalle regole sul traffico alla lotta all’abusivismo, dalla gestione del commercio a quella dei campi nomadi o dei mercati spontanei, per non parlare della politica edilizia. A scuola alcune famiglie sembra che vogliano il contrario di quanto vogliono le maestre, creando conflitti ovunque. In sostanza, per qualunque provvedimento legislativo o amministrativo c’è in Italia sempre chi rema contro (sia chiaro: è nel suo diritto) e l’Italia tutta resta nel complesso un paese diviso: basta vedere il Parlamento che ne è lo specchio. Roma però è la capitale, quindi è il luogo naturale dove si concentrano tutte le tensioni nazionali.

Tram 8 L'OTTO NON SOLO UN TRAM web

Un navigatore in Campidoglio

Thomas Fleming Day (1861-1927) è un navigatore nato inglese naturalizzato americano, assai popolare negli Stati Uniti quanto ignoto in Italia. Nel Maine, dove ha vissuto e operato, la sua figura è così nota da essere celebrata ogni anno con una regata, appunto il Thomas Fleming Day Trophy. Alcune sue imbarcazioni, come la Seabird, hanno costituito per anni il modello per una classe di imbarcazioni a vela, le ultime delle quali varate negli anni ’60 del secolo scorso. Infatti T.F. Day è stato navigatore, progettista navale, scrittore ed editore di una rivista all’epoca assai popolare: The Rudder, (il timone), che fonda nel 1890 e dirige fino al 1916, portando avanti l’idea che alla nautica d’altura si potessero dedicare anche i comuni mortali e non solo i ricchi armatori e gli industriali. La rivista si stampava ancora nei primi anni ’60 ed è ora consultabile in rete (1).

Si dirà: ma che c’entra Thomas Fleming Day con Roma? Ebbene, nel 1911 il nostro navigatore insieme ad altri due velisti, Frederick B. Thurber e Theodore R. Goodwin traversa l’Atlantico con una jolla di otto metri progettata da Day stesso, la Seabird, di cui abbiamo parlato. Pochi sanno che la barca, una volta toccata Napoli, ad agosto fece prua a nord per risalire il Tevere e arrivare a Roma, dove Day ritirò all’inizio di settembre due premi, uno offerto dal Re, l’altro dal Touring Club di Roma per il Prix de Rome, la regata velica Venezia – Napoli – Roma. Un avvenimento del genere ha lasciato traccia anche nei giornali italiani (sappiamo che parte del viaggio fu seguita dal Corriere della sera) e una ricerca d’archivio offrirebbe una nuova immagine dei rapporti tra yacht club italiani e americani ai primi del Novecento. Dal diario di bordo sappiamo che Day era latore di un saluto solenne del governatore del Maine al sindaco di Roma, Ernesto Nathan, e che fu ricevuto in Campidoglio con tutti gli onori; festeggiamenti che continuarono nei circoli nautici romani. Ringrazio anzi la Lega Navale per avermi messo a disposizione un articolo coevo, La crociera del Sea Bird, dove sono spiegati al lettore italiano i dettagli dell’impresa, analizzata con competenza dal corrispondente Cesare Santoro (2)

A un secolo di distanza, ci auguriamo che Roma si ricordi di Thomas Fleming Day intitolandogli una strada. A promuovere l’iniziativa potrebbero essere proprio i circoli nautici che all’epoca lo accolsero da campione.

Note:

(1)                                   http://archive.org/details/rudder01unkngoog

(2)                                   Lega navale: organo ufficiale della Lega navale italiana, annata 1911

Thomas Fleming Day, 1861-192701 Roma 13102201 Thomas Fleming Day e Roma seabirdyawl_enlarge

L’Astratto delle Pittrici

Sono stato all’inaugurazione della mostra Sei Pittrici in “Astratto”. Ho trovato tanta ‘onestà’ e ‘pulizia’ sia nelle pittrici che espongono, sia in Luigi M. Bruno che ha curato la presentazione della mostra. Perché parlo di onestà e pulizia?

Perché le Pittrici, che sono state allieve dello stesso Bruno, pur rifacendosi a tanta pittura cubista, a interpretazioni che viaggiano tra Bacon e Boccioni, hanno presentato dei lavori dignitosi.

Io che non pratico il linguaggio pittorico dell’astratto, debbo riconoscere che in questa mostra c’è tanta onestà intellettuale, ormai molto rara nel variegato mondo dell’Arte. Mi auguro che la prossima esposizione delle valenti pittrici, porti alla visione di elementi più personali senza rifarsi a movimenti e ad Artisti del passato.

Complimenti anche per l’allestimento che si è concentrato in una giusta esposizione dei lavori senza affollare, come spesso si vede, lo spazio espositivo di troppe opere.

Una buona visione a voi tutti.

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06 Mostre L'astratto delle pittrici 50x60 corr copiaSEI PITTRICI IN “ASTRATTO”

Dal 21 ottobre all’8 novembre 2013

Roma

Spazio Moto della Mente

via Monte Giordano, 43 (piazza Navona)

Orario:

dal lunedì al venerdì

dalle 15.00 alle 19.00

Ingresso:

libero

Informazioni:

tel. 06/6869974

Sito web

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Sei pittrici in “Astratto”

Sei pittrici – Elisabetta Bertulli, Lucia D’Angelo, Elisabetta Dunin, Maria Grazia Giordano, Alfonsina Seves, Izumi Toyoda – impegnate nella transizione da un linguaggio figurativo all’espressione astratta e, come scrive Luigi M. Bruno, […] Anche laddove il figurativo si manifesta nei suoi vertici esteriormente realistici l’enigma della dimensione poetica si realizza attraverso l’evocazione della pura interiorità delle cose: l’astrazione, intuizione ultima dell’energia fenomenica. […]

[…] Il concetto di astrazione in arte è un assunto concreto e indispensabile e non riguarda essenzialmente l’arte definita astratta o informale ma riveste di sé il senso ultimo di qualsiasi composizione pittorica di ogni tempo, stile ed espressione. […]

Le sei pittrici che qui espongono una piccola parte della loro ricerca hanno inteso approfondire questi segreti e tenaci legami che dal “reale” conducono alla percezione astratta, ricerca che dall’esperienza didattica, essendo state in diversi tempi e luoghi mie allieve, è approdata per alterne modalità alla deformazione o meglio alla “reinformazione” astratta della cosiddetta realtà per elaborazioni delle fondamentali coordinate della percezione visiva: in primo luogo della struttura dinamica ed energetica dello spazio nella sua ininterrotta continuità. Percorso ricco e variegato che abbiamo intrapreso insieme arricchendo di riflesso la mia stessa esperienza pittorica.

Una mostra che s’inserisce nell’attività espositiva di Moto della Mente, per offrire un’opportunità di far conoscere le più diverse espressività presenti nell’ambito delle arti visive.

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SEI PITTRICI IN “ASTRATTO”

dal 21 ottobre al 8 novembre2013

Roma

Moto della Mente

via Monte Giordano, 43 (piazza Navona)

Inaugurazione 21 ottobre alle ore 17,30

Orario:

dal lunedì al venerdì | dalle 15.00 alle 19.00

Informazioni:

Tel. 06/6869974

Sito web

A cura di Gianleonardo Latini

Presentazione e testo di Luigi M. Bruno

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 1 Cover Elisabetta Bertulli mis corr2 Cover Lucia D'Angelo mis corr3 Cover Elisabetta Dunin mis corr4 Cover M. Grazia Giordano5 Cover Alfonsina Seves6 Cover Izumi Toyota mis corr