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Franco Cannilla: La geometria della Luce

Una tensione costante tra ordine e libertà, tra rigore progettuale e intuizione lirica. Così si presenta il percorso espositivo “Franco Cannilla. Riquadrare la storia”, mostra dedicata al poliedrico artista siciliano, a cura di Giuseppe Cannilla e Mary Angela Schroth, nell’ambito della IV edizione del progetto Riquadrare la storia, incentrato sui lasciti d’artista.

Cannilla (Caltagirone, 1911 – Roma, 1984), figura centrale del secondo Novecento italiano, fu pittore, scultore e raffinato creatore di gioielli, in grado di tradurre la complessità del suo tempo in un linguaggio visivo che fondeva arte, tecnologia e sperimentazione.

Ordine e chiarezza, ma senza rigidezza

La mostra, allestita negli spazi di Sala 1, propone una selezione di opere realizzate tra gli anni Cinquanta e Settanta, testimoni di una ricerca formale tesa a far dialogare la geometria con la luce, la materia con lo spazio. Le opere di Cannilla si muovono all’interno di schemi rigorosi, fatti di linee orizzontali e verticali, ma vivono anche di libere aperture, dove la figurazione si insinua come eco tra le pieghe di materiali plastici, metallici e riflettenti.

Il risultato è una scultura che non vuole occupare lo spazio, ma misurarlo, quasi filtrarlo. Gli elementi inseriti tra le strutture evocano un “respiro visivo”, una circolazione dell’aria e della luce che rende ogni opera dinamica, cangiante, quasi in movimento. Il dialogo tra concavo e convesso, tra superfici lucide e opache, dà corpo a una poetica della trasparenza e della riflessione, che trova nella tecnologia dei materiali il suo alleato privilegiato.

Un archivio vivo

Oltre alla mostra in galleria, il progetto si arricchisce della collaborazione con lo Studio Archivio Franco Cannilla, custode di una vasta raccolta di opere e documenti, e diretto dal figlio Giuseppe Cannilla. Per l’occasione, sarà possibile visitare lo studio dell’artista su appuntamento, entrando in contatto diretto con il luogo dove le opere hanno preso forma e con la memoria concreta di un processo creativo che ancora oggi stimola e interroga.

Un artista tra mondi

Cannilla è stato un ponte tra mondi: tra il Sud artigiano della sua Caltagirone natale, dove apprese i primi rudimenti della ceramica, e l’avanguardia romana degli anni ’40 e ’50. Dopo gli studi a Palermo e il trasferimento a Roma, espone sin da subito in mostre istituzionali e viene notato da personalità come Pier Maria Bardi e Alberto Savinio.

Negli anni, il suo percorso si allontana dal figurativo per abbracciare l’astrazione costruttivista, contaminata da ricerche optical e gestaltiche. Partecipa più volte alla Biennale di Venezia, alla Quadriennale di Roma, e approda su palcoscenici internazionali come la Tate Gallery e il Musée Rodin.

Significativo anche il suo apporto all’arte applicata: i suoi gioielli per Mario Masenza e le sculture monumentali degli anni ’70 rivelano la coerenza di un pensiero estetico che ha saputo declinarsi nei materiali più diversi, senza mai perdere tensione progettuale.

Una rilettura necessaria

Come scriveva Giorgio Tempesti nel 1966: “L’opera di Cannilla si pone come un ponte di unione tra arte, scienza e tecnologia industriale, e rappresenta coloro che, avendo sofferto il dramma delle guerre, riscoprono le loro intenzioni originarie”.

In un tempo in cui l’arte cerca ancora di orientarsi tra significato e superficie, tra memoria e futuro, la riscoperta di Franco Cannilla appare più che mai attuale. Le sue opere non solo raccontano un’epoca, ma invitano a ripensare il rapporto tra forma e pensiero, tra luce e materia, tra arte e vita.


Franco Cannilla:
Riquadrare la storia
Dall’8 aprile al 31 maggio 2025

Sala 1
Centro Internazionale d’Arte Contemporanea

piazza di Porta San Giovanni, 10
Roma

A cura di Giuseppe Cannilla e Mary Angela Schroth

Informazioni:
tel. 06/7008691


Grecia In Video: Realtà In Pausa

La crisi finanziaria che affligge la Grecia negli ultimi anni ha colpito significativamente la società. Le persone sono costrette a confrontarsi con i bisogni crescenti e con una realtà in tumultuosa trasformazione. Allo stesso tempo, la consapevolezza di essere nel mezzo di una costante e radicale trasformazione porta ad un contrasto netto con il profondo senso di stagnazione e incertezza.

Sorprendentemente il mondo continua a muoversi secondo lo stesso rapido ritmo mentre il tempo diviene sempre più relativo; i suoi confini una volta così chiaramente delimitati si dissolvono, la capacità di pianificare a lungo termine si indebolisce e i punti di riferimento preesistenti vengono meno.

Come affermava il filosofo tedesco Martin Heidegger, l’uomo tenta costantemente di comprendere il tempo soltanto nei termini limitati della sua vita. In questo senso, il tempo può solo essere percepito attraverso il concetto di mortalità e l’unico e consapevole punto di contatto dell’uomo con il tempo è il quasi inimmaginabile concetto di presente.
Quando il momento attuale è così incerto e appare così desolante, come può il senso e il significato del tempo mutare forma? Gli artisti Loukia Alavanou & Cecilia Jardemar, Bill Balaskas, George Drivas, Vasilis Patmios Karouk, The Spiritual Studio, e Lina Theodorou registrano il cambiamento della propria personale realtà e riflettono i propri pensieri privati sulla ricerca di tale significato in un momento cruciale per il loro paese.

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Sala 1 Videozoom Grecia 1Videozoom
Grecia In Πausa (Pausa)
Dal 15 al 29 Novembre 2014

Sala 1 – Centro Internazionale d’Arte Contemporanea
Roma
piazza di Porta San Giovanni, 10

Orario:
da martedì a sabato
dalle 16.30 alle 19.30

Informazioni:
tel. 06/7008691
http://www.salauno.com/

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Artiste in cerca di luoghi

I concetti di esodo, nomadismo, esilio, diaspora coinvolge le ultime generazioni, spinte dalla crisi economica e culturale a cercare di realizzare il proprio futuro all’estero.

L’artista non è esentato da questa condizione esistenziale e ancor di più, come in ogni ambito, se è una artista che storicamente è legato a una condizione di vita nomade. Vuoi l’ispirazione o la committenza, ma è spesso dal sistema espositivo che possa offrire maggiori prospettive che egli è condizionato per far conoscere il proprio lavoro.

Le istituzioni culturali possono essere solo una provvisoria soluzione di accoglienza, un primo passo per proporre la propria opera, ma poi gli artisti italiani dovranno fare affidamento solo sulle proprie forze. Borse di studio o stage sono solo un’occasione, le opportunità sono solo sulle spalle dell’artista migrante che potrebbe trovarsi nella condizione di un richiedente asilo politico.

Un frammento di questo panorama, rappresentato da cinque artiste (Sara Basta, Elena Bellantoni, Laura Cionci, Mariana Ferratto, Dunia Mauro) nate fra il 1975 e il 1980, viene racchiuso nel titolo biblico e nell’evoluzione che questo “esodo” ha collaborato al vissuto artistico delle singole nella loro formazione.

Ciascuna esperienza di vita all’estero passa attraverso un lento processo di metabolizzazione da una cultura altra, cui si accompagna una condizione di spaesamento culturale e linguistico, ma anche di spaesamento ambientale e spaziale (le relazioni e i confini con l’altro-da-sé vengono continuamente rinegoziati e ridefiniti).

Qualsiasi forma di esodo include prima o poi il trauma del ritorno a una condizione che non corrisponde mai a quella di partenza. Come un moderno Ulisse, l’artista segue l’istinto verso il Centro internazionale d’arte contemporanea, viaggio che per ciò che è lontano finché il desiderio e il bisogno di tornare non lo portano a fare i conti con la propria condizione originaria e con le disparità culturali, sociali, economiche.

Ognuna delle artiste ha scelto un lavoro che interpreta il tema dell’esodo in chiave di confronto, identità, viaggio, famiglia.

La mostra è curata da Emanuela Termine.

 

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Mostre Roma Sala 1 Exodus Dunia Mauro, Noah's Ark, 2010_lowRoma

Sala 1

piazza di Porta S. Giovanni, 10

EXODUS

Dal 12 marzo al 13 aprile 2013

Tel. 06/7008691

http://www.salauno.com

dal martedì al sabato – dalle 16.30 alle 19.30