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JOY

MP Cinema Joy locandinaIn Europa la prostituzione nigeriana è tra le più strutturate e consolidate, grazie a connivenze di ogni genere e allo sfruttamento di ragazze ignoranti e superstiziose. Il film inizia infatti in Nigeria, dove una ragazzina prima della partenza per l’Europa viene sottoposta a un rituale magico di tipo vudù, che la legherà a madame e al mestiere. Precious – questo il nome della ragazza forse diciottenne – verrà infatti mandata a fare la puttana e il film – dalla critica definito chissà perché piacevole e scorrevole – è in realtà molto duro e non fa sconti a nessuno. Qui siamo a Vienna, ma potrebbe essere la periferia di qualsiasi grande città europea, e la macchina da presa alterna le scene di marciapiede con quelle – inedite – della vita quotidiana delle ragazze sfruttate da madame e i suoi picciotti.

La regista Sudabeh Mortezai è nigeriana lei stessa, quindi il film è vissuto dall’interno della propria comunità, dove allo sfruttamento si unisce una buona dose di untuoso paternalismo. Come in Gomorra, nessuno riesce simpatico e madame è semplicemente un’ex puttana che ora sfrutta le nuove arrivate e le sottomette con la violenza fisica, psicologica e religiosa.

Ogni ragazza deve ripagarle 60.000 euro, verosimilmente entro cinque anni, ma le ragazze devono anche mandare i soldi a casa (ricordate le c.d. rimesse degli emigranti?), quindi imparano presto a spennare o impietosire i clienti, i quali nel film sono descritti per quello che sono. Fa eccezione un professionista disposto anche ad aiutare finanziariamente Joy, la ragazza che dà il nome al film, ma le differenze culturali tra i due rovinano subito l’intesa. Joy ha pure il compito di proteggere e istruire Precious, la ragazza di cui parlavamo all’inizio, la quale viene soggiogata ma vede in Joy una specie di madre. Purtroppo per lei, verrà presto mandata in Italia, dove l’aspetta solo un marciapiede diverso, mentre Joy nel frattempo ha finito di pagare il debito, anche se ora le servono altri soldi per far curare il padre. Poteva collaborare con la polizia, ma senza precise garanzie si è guardata bene dal rischiare. Una volta libera dal debito e sciolta pure dal sortilegio juju, abbandona quella specie di “comune” e va ad abitare da sola, continuando in proprio l’unico mestiere per lei redditizio. Si prostituisce nei locali e gestisce privatamente una ragazza arrivata da poco, ma in questo modo pesta i piedi a madame.

Morale: viene arrestata da due poliziotti e rimandata al paese suo con decreto di espulsione immediato (non ditelo a Salvini, ma in Austria fanno sul serio). Nelle ultime scene vediamo Joy di nuovo in Nigeria, mentre cerca di pagarsi un passaggio che la riporti di nuovo in Europa con il solito giro mafioso. Come si vede, nel film non c’è redenzione né happy end; le cose vengono descritte per quelle che sono. Vigorosa l’interpretazione della protagonista (Joy Anwulika Alphonsus), la quale senza accorgersene finisce per fare più o meno quello che madame faceva con lei. Dunque, il cerchio ancora non si chiude.

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Joy
Regia di Sudabeh Mortezai
Un film con Joy Anwulika, Alphonsus, Angela Ekeleme Pius, Precious Mariam, Sandra John
Genere Drammatico
Austria, 2018, durata 100 minuti.

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