Quando si scoprirono renziani

È ormai una certezza: l’Italia è una realtà strillata, dove hanno posto quelli che in doppio petto o in maniche di camicia fanno roboanti annunci, mentre non vi è posto per chi silenziosamente opera per risanare una nazione martoriata dal populismo che traccia la strada verso il suo futuro sotto suggerimento di un popolo emozionalmente turbato dalle quotidiane difficoltà e dalla sempre più crescente distanza tra il Paese politico e quello reale.

Ma non è certo che le indicazioni di rotta desunte dai malumori di un’Italia insofferente siano quelle che potranno condurre ad un approdo sicuro o, come è già stato sperimentato, piuttosto ad un’ulteriore aggravio della situazione.

Il togliere una tassa o gridare di levarsi dalla palude può essere una bella immagine da vendere all’elettorato ormai deluso da tutto, che si affida sempre più a personaggi caciaroni, tronfi di ambizione che è buona cosa in politica se non si coinvolgessero le vite di milioni d’italiani, ma tutto ciò non ne fa di diritto uno statista.

Dopo due tentativi di introdurre della sobrietà nella politica, sino ha toccare l’austerità, si ritorna alla goliardia di: È qui la Festa? Di uno che nella stampa estera, ad esempio sul Guardian, s’interroga se potrà essere un giovane Blair, un Berlusconi o un vecchio Fonzie.

Come si comporterà un personaggio telegenico e suadente, pronto a diventare il più giovane premier del Bel Paese dei giorni nostri, con le promesse disattese che l’Italia ha contratto nei confronti delle Ong impegnate in progetti di cooperazione per lo sviluppo dei paesi afflitti dai conflitti e dalle carestie?

L’Italia impegnata a organizzare l’Expo del 2015 incentrato sul Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita, firmataria di un accordo con l’Onu per portare alla ribalta mondiale la sfida per sconfiggere fame e povertà con End poverty 2015 millennium campaign, come si comporterà per dare uno stimolo a produrre cibo sufficiente per una popolazione mondiale che entro il 2050 raggiungerà i nove miliardi di abitanti?

Rimarrà a organizzare vetrine e convegni, ignorando i progetti come Bits of Future: Food For All promosso dall’associazione Scienza per Amore e dalla società BioHyst applicando la tecnologia Hyst (Hypercritical Separation Technology) che si appresta a trasferirsi nella Confederazione svizzera o farà qualcosa di più per promuovere il Made in Italy?

L’ambiziosa ottusità di pensarsi un leader unto dal destino per delle facezie sarà capace di consolidare la credibilità italiana nel panorama internazionale o sarà il mattacchione del Cucu settete?

Sarà capace di affrontare le elezioni europee e la crescente avanzata degli euroscettici? Sarà capace di offrire nuove prospettive all’Europa nella cooperazione tra gli stati membri e in una politica estera unica nel semestre a guida italiana?

Il bulletto che ha scansato il colto sobrio è solo un ambizioso fanfarone o il salvatore della Patria che tutti aspettano?

Tante domande, troppe, e per qualcuno sono anche di più i dubbi che l’Italia non aveva bisogno di sciogliere in questo momento. Stabilità era l’unica priorità.

Questo cambio di personalità al volante di un’Italia confusa non doveva avvenire ora e in queste condizioni dove si sono scoperti tutti renziani, trasformando un partito di centro-sinistra in un’ameba in cerca di un’identità.

È così disperata questa Italia di affidare il futuro a un’incognita?

Non è uno strafottente ambizioso, è un cavallo di troia per completare la dismissione che si sta perpetrando delle ultime tracce di un partito popolare.

Grazie Enrico. Stai sereno Matteo, demolitore più che rottamatore, è sempre facile dare i consigli stando in tribuna, ma è un’altra cosa quando si scende in campo e si deve giocare con continui cambi di fronte. Dovresti saperne qualcosa con le tue rassicurazioni a Enrico, comunque o la va o la spacca.

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