RICORDO DI MARIO MARTINI

Nei primi mesi del 2007 è scomparso Mario Martini. L’ultimo pittore della generazione di via Margutta degli anni ‘50? L’ultimo pittore bohemiénne? O addirittura l’ultimo pittore di strada? Perché erano quelle quattro strade del centro la sua vera casa, nel suo “studio” ci andava solo a dipingere in fretta tele da svendere subito. Sì, anche dopo le consacrazioni critiche importanti (Montanarini, Avenali), dopo le prime esposizioni “vere”, Mario continuava a svendere all’incanto i suoi dipinti per strada, o in qualche trattoria, o negli studi degli amici. Lo conobbi così, quando avevo lo studio a via Gesù e Maria: scendeva da noi (eravamo in cantina) un giorno sì e uno no a proporci tele freschissime, appena allestite, in cambio di 20-30 mila lire. Era un ex finanziere come si dice ammalatosi di “testa” e messo a riposo in anticipo. Coltivava buffe originalità, in giro col suo giaccotto orlato di pelliccia, feltro in testa e bastone col pomo, come a darsi un quarto di nobiltà, come a far capire che era ormai un pittore vero. Quelle sue quattro strade al centro sono ancora piene delle sue frasi sgrammaticate, sconce, graffite a carboncino: una specie di matto, ingenuo Pasquino, a redarguire politici, scandali, corruzioni. Sì, dipingeva troppo in fretta, e non aveva tempo per raffinati impasti; correva sulla tela con la foga delirante e furibonda del vero espressionista, con i colori presi dal tubetto, così com’erano. Ma le sue distorte, ondeggianti piazze romane, gremite di grotteschi angeli svolazzanti, avevano nella loro irruente ingenuità tutta la forza creativa e visionaria di un uomo che sognava ad occhi aperti: cupole, colonne e puttane nel vortice di un giocoso dinamismo che molto fa pensare alla Roma di Scipione, o agli omini e alle case piegati dal vento di un Soutine meno livido, meno angoscioso. Ultimo pittore di strada? Ma anche ultimo erede di un far pittura ostinatamente ribelle alla “professionalità” concettuale, allo striminzito aforisma che pensa di essere elegante nel suo dir poco o nulla. No, Mario Martini tracimava, allagava di colore, nuvolette, uomini e angeli le sue tele ancor fresche, proposte al cliente occasionale con brevissima contrattazione. Molti hanno amato Martini, oltre me, e quando da qui a non molto si organizzerà la sua sacrosanta retrospettiva salteranno fuori, altre le cose dipinte per ragioni “alimentari”, quadri più intensi, forti, meditati, comprati un giorno per pochi soldi e domani, forse, da ammirare in un museo. Esagero? Ne riparleremo fra qualche annetto….

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