Sotto la soglia

 

Ben Affleck ha vissuto per soli cinque giorni, dal 29 aprile al 3 maggio, con 1,5 dollari al giorno, contribuendo a far conoscere l’iniziativa di “Live Below the Line”, una campagna volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla piaga della povertà nel mondo. Un attore famoso come lui può dar maggiore visibilità all’iniziativa e stimolare le donazioni per le cinque campagne parallele di Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Australia e Nuova Zelanda, anche se gli è stato permesso di nutrirsi dei prodotti del suo orto.

Mark Boyle, nel 2008, affermava che «i primi mesi senza soldi sono i più duri» poi cominciò a coltivare frutta e verdura, oltre a ricevere offerte da parte di diversi benefattori. Una filosofia di vita che prosegue a tutt’oggi e gli permette di trarne anche dei benefici economici con il suo sito http://www.moneylessmanifesto.org e il conseguente libro.

In precedenza (1996) Heidemarie Schwermer decise di cambiare radicalmente modo di vivere, facendo a meno di tutto e vivendo di baratto, proponendosi – in cambio di vitto e alloggio – come custode degli appartamenti di chi deve partire in viaggio. Anche quest’esperienza è divenuta un libro, pubblicato da Terra Nuova Edizioni.

Sono dunque pionieri che istillano perle di saggezza attraverso il web e i libri per vivere senza soldi, ma dovrebbero render partecipi delle loro competenze anche gli abitanti di un qualsiasi villaggio africano, dove però scegliere questo stile di vita è più difficile, ché alla carenza d’acqua si aggiunge la mancanza di benefattori che possono sollevare gli altri dalle responsabilità verso il prossimo.

Con questi esempi non può sembrare ipocrita che un famoso riccone, per dar voce ad una campagna di aiuto, cerchi di sopravvivere con meno di quello che un mendicante racimola solitamente in una città dell’Occidente in una giornata di sole: è più di una questua in un paese africano e pari al quotidiano salario di donna, uomo o bambino impegnati fino a 12 ore di lavoro al giorno a tagliare e assemblare indumenti e calzature per note marche di abbigliamento in fatiscenti fabbriche del Bangladesh o dell’Indonesia, per una retribuzione media mensile di 30 euro.

L’attore e regista statunitense è anche, come altri suoi colleghi di Hollywood, dedito ad aiutare i meno fortunati attraverso organizzazioni non governative con progetti in Africa e in altri luoghi del Pianeta. Per Ben Affleck è la Eastern Congo Initiative (ECI), impegnata a promuovere opportunità di sviluppo economico e sociale nel Congo orientale.

Le condizioni di lavoro sono pessime: locali senza aerazione, maneggio di sostanze tossiche e illuminazione insufficiente sono la regola, per poi vivere con meno di 1,50 dollari al giorno. Migliori condizioni si possono trovare nelle fabbriche di hi-tech, ma i salari rimangono bassi. Si dirà che il costo della vita in quei paesi e ben minore di quello dove i prodotti verranno smerciati, ma allora non si spiegano le miserabili condizioni di vita e le inesistenti opportunità di migliorare il proprio tenore di vita dei lavoratori. La tragedia del Bangladesh – più di mille lavoratori vittime dell’avidità della delocalizzazione – ha posto all’attenzione dell’Occidente le miserevoli condizioni di milioni di persone che vivono per soddisfare a poco prezzo la vanità di pochi, portando alcuni produttori europei di abbigliamento a chiedere migliori condizioni di sicurezza nelle fabbriche. Ma i distributori statunitensi si tengono fuori, quindi non bisogna abbassare la guardia sperando che le promesse diventino realtà.

Le campagne lanciate nei paesi industrializzati contro lo sfruttamento della manodopera nei paesi in via di sviluppo – quelle dell’Ong Abiti Puliti, ad esempio – dedicano di conseguenza molte risorse a sensibilizzare l’opinione pubblica occidentale affinché smetta di acquistare prodotti fabbricati violando i diritti dei lavoratori. Il Bangladesh è, nell’Indice di Sviluppo Umano 2013, al 146° posto insieme al Pakistan nella classifica compilata ogni anno dalle Nazioni Unite, su 186 stati considerati.

Quante persone potrebbero sopravvivere con 1 o anche 2 dollari al giorno, quando l’Occidente getta tonnellate di cibo ogni anno nei cassonetti o lo lascia marcire sugli alberi e nei campi? E a pensare che il 2013 è stato scelto dall’Unione europea come Anno contro lo spreco alimentare. Ma in questo la crisi sta dando una mano: stando agli ultimi rilevamenti, gli italiani sono impegnati a consumare meno prodotti ortofrutticoli e pesce, diminuendo lo spreco che negli ultimi anni era stato quantificato in 20miliardi di euro all’anno di alimenti gettati nei cassonetti.

Ben Affleck, dopo aver raccolto fondi per la campagna per Live Below the Line con il gesto di vivere per alcuni giorni con budget quotidiano di un dollaro e mezzo, ha ritirato la laurea honoris causa dalla Brown University di Providence in Arti Figurative, con l’occasione gli è stato anche riconosciuto il suo contributo a svariate cause umanitarie.

 

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