ICONE “DE NOANTRI”

Icona, dal greco antico “eikon”, immagine, è un’opera pittorica eseguita su supporto mobile, generalmente ligneo, che raffigura un soggetto sacro. L’origine di questa espressione artistica risale al VI/VII secolo in ambito siriaco e da qui si diffuse per tutti i territori facenti parte dell’Impero Bizantino. Lo stile rimase costante per secoli fino ai giorni nostri nelle nazioni dove è diffusala religione Greco Ortodossama oltre che in Oriente le icone e lo stile artistico bizantino giunsero anche a Venezia per i suoi rapporti con il Mediterraneo orientale e nell’Italia Centro-Meridionale soggetta in gran parte sino all’anno 1000 circa all’Impero d’Oriente. L’arte bizantina mantenne il suo predominio finché in Occidente si iniziò a dipingere “alla moderna” grazie a Giotto che inventò un nuovo stile artistico che si diffuse in Europa.

A Roma sono presenti nelle chiese e nei musei diverse icone, gran parte di produzione locale o meridionale databili dall’ XI al XIII secolo mentre alcune sono di origine orientale portate a Roma da fuggiaschi dalla persecuzione iconoclasta. Questa avvenne in Oriente tra l’VIII e il IX secolo allorché gli imperatori della dinastia Isaurica forse per suggestione delle religioni mussulmana ed ebraica stabilirono che il culto delle immagini era “idolatria” e lo vietarono ordinando di distruggere le icone e vietando di continuare a dipingerle; privati e comunità religiose fuggirono spesso a Roma per porsi sotto la protezione del Pontefice portando con se veneratissime immagini che esposero nelle loro nuove sedi. Alcune di queste icone unitamente ad altre di origine locale sono presenti in chiese che fanno parte del patrimonio del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno e dalla sinergia fra il FEC e la Soprintendenza per il Patrimonio Artistico è nata una mostra che si tiene nella Sala Regia del Museo di Palazzo Venezia. Il FEC è entrato in possesso delle icone insieme a chiese, monasteri, edifici sacri ed ad una rilevante quantità di opere d’arte mobili in seguito alle leggi post-unitarie che decretarono la soppressione di molte organizzazioni religiose confiscandone il patrimonio.

Le opere esposte sono 14 e molte di esse per secoli sono state ritenute miracolose dal popolo romano e oggetto di vivo culto devozionale che spesso ha danneggiato gli antichi dipinti con ridipinture e apposizioni di corone auree ora rimosse.

La prima icona che apre la mostra è la più antica ed ha una storia intrigante: ritenuta della seconda metà del VI secolo e di origine locale si trovava nella chiesa di Santa  Maria Antiqua al Foro Romana, ora esistente al livello di rudere con interessantissimi resti di pitture parietali; fu trasferita poi in Santa Maria Nova, ora più nota come Santa Francesca Romana, sempre al Foro Romano dove a seguito di danneggiamenti forse per incendio fu restaurata nel XIII secolo ponendo  sull’originale pittura a tipo encausto una tela su cui fu dipinta una nuova immagine molto simile alla precedente e che divenne presto nota come “Madonna del Conforto”.

Durante un restauro nella metà del ‘900 il restauratore Pico Cellini scoprì le due immagini sovrapposte riuscendo a separarle ed ora ambedue sono in mostra una accanto all’altra; la più antica è stata appena restaurata a cura dell’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro. Seguono sulle pareti lunghe dalla Sala Regia altre 11 icone, 8 romane e 3 delle immediate vicinanze, sono tutte di origine locale trannela “Madonna Advocatadi San Sisto Vecchio”, ora a Santa Maria del Rosario a Monte Mario, portata a Roma da monache orientali in fuga dalla persecuzione iconoclasta. Seguonola “Madonnadell’Ara Coeli”la “Madonnadel Sorbo” di Campagnano,la “Madonnadella Catena” dalla chiesa di San Silvestro al Quirinale,la “Madonnadi Edessa” dalla chiesa dei Santi Bonifacio e Alessio all’Aventino,la  Madonna Advocata” dalla chiesa di Santa Maria della Concezione a Campo Marzio,la “Madonnadi San Gregorio” dalla chiesa dei Santi Cosma e Damiano,la “Madonnadi San Luca” da Santa Maria del Popolo,la “Madonnadi Farfa” proveniente dall’omonima abbazia ela “Madonnadelle Grazie” dalla chiesa di Santa Maria Maggiore a Tivoli.

Tutte queste icone sono generalmente attribuite al XIII secolo sia pure in decenni differenti mentre gli storici hanno contrastanti valutazioni sulle icone di Farfa e Tivoli in quanto alcuni le ritengono parziali o totali rifacimenti di epoca posteriore.

Chiudono l’esposizione la ritenuta prima immagine di San Francesco d’Assisi fatta dipingere a cura della devota Iacopa Frangipani de’ Settesoli, forse di mano di Margaritone d’Arezzo, da sempre nel Convento di San Francesco a Ripa e datata a fine XIII secolo ed un altarolo detto di San Gregorio Magno conservato nella chiesa di Santa Croce in Gerusalemme composto di un Cristo in mosaico minuto contornato da una serie di minuscole cavità contenenti reliquie, sul retro un piccolo dipinto fondo oro rappresentante una santa; l’insieme costituito da elementi forse di periodi diversi dovrebbe essere stato assemblato nella prima metà del XIV secolo. Il suggestivo allestimento con illuminazione delle sole tavole suggerisce un’aura di misticismo che ben si accorda al duplice significato dell’icona immagine sacra e oggetto di devozione.

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TAVOLE MIRACOLOSE:
Icone medioevali di Roma e del Lazio del Fondo Edifici di Culto

Dal 13 novembre al 15 dicembre 2012

Roma

Palazzo di Venezia (Sala Regia)

Orario:
9.00–19.00
lunedì chiuso

Catalogo:
L’ERMA di Bretschneider

 

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