Eserciti finti

In alcune cerimonie civili e militari frequenti a Roma e provincia non è raro vedere rappresentanze paramilitari di associazioni di protezione civile o di ordini cavallereschi. L’occhio esperto distingue subito le copie dagli originali, ma la gente comune e persino gli amministratori locali ci cascano, e del resto questi figuranti spesso imitano formalmente l’ordinanza militare, con un accorto quanto ridicolo mix di gradi, uniformi e distintivi delle forze armate e dei corpi di polizia, per non parlare degli ordini cavallereschi con tanto di mantella, croci e altri simboli medievali, ma paralleli a quelli riconosciuti ufficialmente e quindi indipendenti dalle gerarchie. Posso testimoniare di aver parlato con un gruppo di Cavalieri Teutonici che ignoravano persino l’indirizzo del bailato romano, per non parlare degli ordini cavallereschi il cui unico scopo sociale è concederere onoreficenze dietro il versamento di un congruo contributo volontario. Altro discorso sono i gruppi di protezione civile che amano vestirsi da militari. Faccio parte di un’associazione d’arma riconosciuta dal Ministero della Difesa e più di una volta abbiamo fatto allontanare dal nostro settore rappresentanze di finti generali o di guerrieri della domenica in tuta mimetica. Presi in castagna, vantano sempre agganci internazionali: posso citare una fantomatica “Guardia di difesa costiera delle Nazioni Unite” priva persino di email e alcuni corpi sanitari noti anche per una serie di grane giudiziarie documentabili in rete. Infatti alcune di queste strane associazioni non si limitano al volontariato civile o alle cerimonie di piazza, ma mandano avanti anche operazioni finanziarie o producono in proprio documenti e onoreficenze, e in più possono accedere a contributi regionali di vario genere.

Ma limitiamoci a parlare di uniformi. Il Ministero della Difesa esercita un controllo ferreo sull’uso della divisa da parte dei militari in congedo e delle associazioni d’arma, evitando qualsiasi ambiguità. Non altrettanto può dirsi del Ministero dell’Interno e del Dipartimento per la Protezione Civile, ai quali afferiscono guardie giurate, volontari di protezione civile e assimilati. Si sta attenti a interdire alle polizie private l’uso di divise e distintivi troppo simili a quelle della Polizia di Stato e dei Carabinieri (ma non sempre, com’è facile vedere in una delle foto) ma per il resto si lascia carta bianca nella scelta delle uniformi e delle mostreggiature, con risultati di cui forniamo alcune pittoresche immagini. C’è di tutto: giubbe rosse, generali di corpo d’armata, rangers. Sarebbe ora che il Ministero degli Interni stabilisse una volta per tutte uno standard, cominciando p.es. dal colore delle camicie: negli Stati Uniti gli sceriffi di contea e i rangers guardaparco vestono con colori sul marrone chiaro, mentre le forze di polizia hanno camicie blu o comunque scure, pur nella differenza tra uno stato e l’altro. In ogni caso è ora di mettere ordine in queste pagliacciate tutte italiane.

 

Un pensiero su “Eserciti finti”

  1. Condivido pienamente il contenuto di questo articolo. Sono il Presidente della Sezione di Roma dell’Associazione nazionale del Fante e già alcune volte in cerimonie commemorative cui eravamo stati invitati, ho chiesto alla organizzazione della cerimonia di non schierare sullo stesso lato i nostri Medaglieri e quelli di una “fantomatica” Associazione (o Unione) Sanitaria internazionale i cui rappresentanti avevano una uniforme e grado del tutto similari a quelli del personale in servizio. L prossima volta che incontro questi “signori” ad una cerimonia, chiederò a tutti i colleghi delle Associazioni d’Arma di abbandonare la cerimonia se non vengono allontanati i predetti “signori”. Gen. Carmine Fiore.

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