Un’altra Roma non solo di propositi

Con l’appuntamento al Teatro del Vascello del 15 dicembre è proseguito, dopo l’incontro di Testaccio, il cammino verso le primarie capitoline del 20 gennaio per definire un programma imperniato sulla cultura e il suo sviluppo nell’ambito economico, oltre alla scelta del candidato sindaco di Roma per il centro sinistra.

Un incontro che l’inizio con l’estremo accentuare sul core de’ Roma un po’ lo ha reso bizzarramente folcloristico, ma siamo quello che siamo, come più di una volta ha ribadito nei sui scritti William Shakespeare, e le monellate romanesche possono essere utili se servono a riflettere sull’indolenza che Roma insuffla nella gente che vive in armonia con la città. Un’indolenza che non è svogliatezza, ma momenti di riflessione necessari a sopperire ad alcune lacune esistenziali, evitando l’adagio del “cambiare per non cambiare nulla”, altrettanto gattopardesco quanto romano, e intraprendere un percorso etico per rendere Roma una metropoli dove vivere non è un percorso ad ostacoli.

È una rigenerazione civica basata molto sul dare buoni esempi per stimolare nuovi stili di vita, quella che si propone Paolo Masini nel far incontrare le varie anime di Roma.

Anime che si interessano di solidarietà, ma anche di una rivalutazione del patrimonio artistico, superando l’ufficialità degli Stati Generali della Cultura messa su dal Sole24Ore, nel tentativo di trovare la quadratura del cerchio tra l’esercizio economico e la cultura nell’investire sulle generazioni future. I musei non possono essere considerati dei contenitori delle collezioni o di mostre temporanee, ma offrire uno spazio per approfondire le conoscenze e l’utilizzo di tecnologie al servizio del saper e oltre che dello spettacolare.

La diversificazione dell’offerta dedicata al libro e alla lettura può essere ampliata distribuendo le iniziative non solo agli spazi centrali, ma anche a luoghi periferici e coinvolgendo le diverse presenze culturali italiane e straniere in una strategia per un calendario trimestrale d’incontri da svolgere nelle istituzioni e per pubblicizzarle complessivamente.

Non è culturalmente ed economicamente produttivo avere dei giorni riccamente stimolanti e altri più simili al vuoto di un deserto, quando da decenni a Roma si svolgono convegni e incontri, non solo di parole, ma anche di suoni e immagini nelle istituzioni sparse per la città. Una programmazione il più possibile concordata per evitare inutili concorrenze e sovrapposizioni.

La Roma del 2013, come per la cultura, dovrà promuovere l’interazione tra le varie realtà del volontariato solidale, magari prendendo ad esempio Milano con la sua Giornata del volontario.

Una giornata che mette in contatto centinaia di associazioni con chi vuole provare un’esperienza di volontariato, coinvolgendo cittadini e imprese, per sfatare l’immagine sonnacchiosa di Roma, invece di una città protesa verso gli altri e non chiusa sui propri egoismi. Un impegno che può essere ad esempio per i molti scettici e per le future generazioni che la priorità della vita non può essere concentrata sul possesso dell’ultimo modello di cellulare o di calzature.

La presenza culturale a Roma ha una densità molto alta all’interno delle Mura e nelle zone adiacenti, ma più ci si allontana e più ci si perde nella desolazione di un trasporto pubblico inesistente per arrivare a luoghi che splenderebbero di luce propria se non soffrissero di traumi d’abbandono precoce.

Il degrado urbano di Roma si misura anche nella mancanza d’intervenire che non impegnano milioni come il recente progetto per la riqualificazione dell’area di Porta Portese. Interventi come il trasloco di parcheggi e depositi dell’Ama addossati alle Mura Portuensi o la ricollocazione del chiosco di bibite e snack in un luogo che non occupi tutto il marciapiede, senza dimenticare la rimozione di tutti i supporti arrugginiti per ospitare la cartellonistica pubblicitaria.

 

Un esempio di degrado urbano che si prospetta aggravarsi nei prossimi anni è la recente scelta del luogo dove edificare lo stadio della società calcistica Roma. Optare per l’area di Tor di Valle, stretta tra il Tevere e la congestionata Via del Mare è il progetto più assurdo che si possa pensare di realizzare in una zona priva di efficienti infrastrutture. Il collegamento è garantito dalla linea ferroviaria Roma-Ostia che soffre già di carenze non solo nel soddisfare la quotidiana utenza, ma anche nella ricettività della fermata di Tor di Valle – una stazione difficile definirla tale – ben lontana dal restyling ripetutamente promesso. È inimmaginabile cosa potrebbe realizzarsi in una giornata calcistica tra spettatori che scelgono il mezzo pubblico e quello privato.

Queste sono solo i lati negativi di un aggravamento del degrado urbano, poi ci sono quelli ambientali dovuti ad una colata di cemento che non si fermerà alla sola struttura sportiva, ma porterà alla concretizzazione del progetto abitativo paventato già nel 2008 e riproposto nel 2009, con palazzi e centro commerciale al posto dell’ippodromo, in una zona che dovrebbe essere salvaguardata come parco fluviale del Tevere e che si è rivelata ricca di presenze archeologiche. Non ultima la vicinanza al complesso dell’Acea dedito alla produzione energetica e alla depurazione, due attività che rendono l’aria irrespirabile in alcuni momenti della giornata.

È difficile trovare una sola nota positiva nello scegliere un tale luogo se non per fare un grosso regalo agli immobiliaristi romani!

Roma tentenna nell’individuare la strada da intraprendere per far convivere la salvaguardia delle testimonianze di 2300 anni di storia sparse tra musei e monumenti, con renderla una città moderna e con un servizio di trasporto pubblico funzionante.

 

 

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