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L’Alto Adige dietro l’immagine dorata

Vi sono scrittori – penso a Sciascia e Camilleri – che cercano di evidenziare quello che la propria comunità cerca di nascondere. Qui non siamo in Sicilia ma a Bolzano e l’autore, FlavioPintarelli, è un copywriter e blogger quarantenne come il suo personaggio, al quale la sua agenzia pubblicitaria commissiona una guida turistica che vada oltre i collaudati stereotipi tradizionalmente diffusi dagli albergatori tirolesi. Alex – questo è il suo nome – a Bolzano ci è nato e cresciuto (ovviamente nel quartiere ex operaio e ora molto composito nella confluenza fra Talvera e Isarco ), ma è un libero professionista e quindi non deve scontrarsi con quella specie di apartheid alla rovescia creata e difesa dalla Provincia autonoma di Bolzano/Bozen. La sua “capa”, Arianna, gli commissiona un lungo reportage sul nuovo volto che sta assumendo l’Alto Adige e lui accetta. Inizia a tavolino setacciando l’archivio di Google Maps, per poi dedicarsi a una serie di elementi per lui interessanti, ma che si riveleranno poco produttivi ai fini promozionali del turismo: la mappatura aerea dello sviluppo industriale, gli effetti dell’innevamento artificiale delle piste di sci, gli sbandati davanti ai giardini della stazione, una manifestazione contro la chiusura e il pattugliamento del Brennero contro i migranti in transito, l’intervista a un motociclista di una banda tipo Hell’s Angels il cui capo fu ucciso dal capobanda rivale, la banda larga e le sue ricadute, la contesa fra nord e sud Tirolo per accaparrarsi le spoglie di Ötzi (trovato in effetti sulla linea di cresta del confine) e farne un’attrazione museale. E infatti Arianna, che pur aveva lasciato ad Alex carta bianca, è perplessa. Eppure ciò è quanto appare sotto la dorata immagine di una terra di confine felice e prospera, capace di mantenere la sua identità storica e culturale conciliandola con la modernità di uno sviluppo razionale che porta ricchezza e benessere. Non per niente in una “performing lecture” si fa riferimento (pag. 150) al Sakoku, termine giapponese (lett. “paese chiuso”) riferito al periodo che termina con l’arrivo della squadra navale americana nel 1853 e l’obbligo del Giappone di aprirsi al commercio. E qui si disvelano, congelate, le due immagini immanenti dell’Alto Adige/Sud-Tirolo: la cultura tirolese resiliente ma modernizzata e l’italianità letteralmente inventata dopo il 1920 dal geografo Tolomei e favorita dal Fascismo (1). In cento anni, col tempo e qualche decina di morti si è arrivati a un civile armistizio, così perfetto che nessuno ha mai imitato le nostre concessioni alla minoranza (?) germanofona. Bolzano è la città delle istituzioni parallele, in realtà una vera integrazione avviene al massimo tra i giovani, anche se chi vuole una casa popolare o un impiego pubblico deve decidere se è italiano o tedesco, alla faccia delle famiglie miste e del multiculturalismo. In un certo senso i due nazionalismi hanno bisogno speculare uno dell’altro, anche se nel libro il massimo dello scontro avviene nel 2017 quando si decide di coprire con un’installazione luminosa i bassorilievi della facciata fascista del Palazzo degli uffici finanziari (2). E’ una frase di Hannah Arendt (bilingue, bilingue…): “Nessuno ha il diritto di obbedire”. Ed è proprio seguendo questo principio che Alex si licenzia (o è licenziato) inseguito dalle minacce di Arianna. Ma la mia recensione non sarebbe completa se omettessi di parlare di Manfred e di Serena. Il primo è il fotografo d’agenzia che segue Alex come gregario; in realtà sa vivere meglio di lui e solo alla fine sapremo dei suoi problemi familiari (due bambine a carico e una moglie morente). Ha un rapporto con la natura (peraltro molto vicina alla città) migliore di Alex, che ogni tanto raggiunge una sorta di delirio sciamanico confrontandosi con la componente stavo per dire pagana della sua terra, simboleggiata dalle tre “madonne” (o parche?) , Aubet, Cubet e Quere venerate dai contadini. Serena invece è la donna di Alex, non è bolzanina ma vuole la sua parte di amore da Alex e alla fine diventerà anche madre, convincendo il nostro copywriter a cambiar vita e superare il culto del lavoro “glamour”.

Note

  1. Una provincia tutta da inventare. L’annessione dell’Alto Adige all’Italia (1918-1922) / Magda Martini. Carucci editore, 1922.
  2. “Depotenziamento tra le polemiche del fregio mussoliniano di Piffrader sulla facciata del palazzo uffici finanziari”, articolo di Stefano Elena su Il Nordest Quotidiano del 6 novembre 2017. Quello strano “depotenziamento” sembra proprio la traduzione di “Entmachtung”.

Il Velo
di Flavio Pintarelli
Editore: Alphabeta, 2023, pp. 204
EAN:9788872234129