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Il sognatore che inventò il classicismo

Johann Joachim Winckelmann nacque nel Brandeburgo nel 1717 da famiglia modesta, segnalatosi negli studi soprattutto di cultura greca e latina, divenne il responsabile di una grande e ricca biblioteca principesca. Studiò appassionatamente gli autori classici maturando il desiderio di conoscere dal vivo il loro mondo recandosi a Roma dove giunse nel 1755 al seguito del Cardinale Archinto, nunzio pontificio in Polonia;  questi lo convinse a convertirsi al cattolicesimo cosa che avrebbe favorito il suo inserimento nel vivace mondo culturale romano alimentato anche dai molti visitatori d’elite del Grand Tour. A Roma divenne amico del famoso pittore boemo Anton Raphael Mengs, del colto Cardinal Passionei e dello scultore e restauratore Bartolomeo Cavaceppi. Si legò anche al Cardinale Albani che lo ospitò nella sua villa suburbana sede di una ricca biblioteca e di una ingente raccolta di statue greche e romane e qui il Winckelmann estese i suoi studi alla statuaria classica stabilendo cronologie, tipologie, attribuzioni ed elaborando interessanti teorie sull’antichità classica. Visitò anche Napoli e gli scavi di Ercolano allora da poco iniziati e cominciò a pubblicare i risultati delle sue ricerche: particolarmente importante per tutti gli studiosi dell’epoca il volume “Storia dell’arte nell’antichità” nel 1764. L’anno precedente a Roma era stato nominato Commissario alle Antichità, incarico prestigioso e di grande impegno. Nel 1768 andò a Vienna e ricevette in dono dall’Imperatrice Maria Teresa alcune medaglie in metallo prezioso che furono causa della sua morte; di passaggio a Trieste, per tornare a Roma, fu ucciso per rapina da tale Arcangeli. Il corpo è sepolto nella cattedrale di San Giusto. Le sue teorie sull’arte classica, ora in gran parte superate, erano elaborate sulla base di due principi “grande semplicità e quieta grandezza”, vedeva il mondo antico come “armonia”, misurato ed equilibrato, candido e solenne, popolato da uomini e donne simili a semidei. Proclamò la supremazia dell’arte greca su quella romana perchè basata sulla purezza, sul rigore ed anche in quanto proveniente da un sistema politico democratico; emblema del suo pensiero era l’Apollo del Belvedere. Le teorie del Winckelmann ebbero una grande diffusione soprattutto nella seconda metà del ‘700 e nei primi decenni dell’800 coinvolgendo artisti come Mengs, Ingres, David, Canova, Thorvaldsen. Il mondo che immaginò di candido marmo, dalle forme perfette, popolato da persone  belle e solenni si è rivelato, agli studi successivi, frutto di grande passione e di numerosi fraintendimenti. Roma non era diversa dalle attuali Cairo o Mumbay, sporche e disordinate, ricche di colori e di odori forti, popolate da moltitudini in cui sono numerosi i “brutti, sporchi e cattivi”. Con la ragione concordiamo, specie dopo le ultime ricerche, ma in fondo all’animo continuiamo a coltivare il sogno del Winckelmann e la sua visione serenamente olimpica del mondo classico. Quest’anno ricorre il terzo centenario della sua nascita ed il prossimo anno il duecentocinquantesimo anniversario della morte e per solennizzare gli eventi varie istituzioni culturali hanno predisposto numerose iniziative tra cui spicca la mostra organizzata dalla Sovraintendenza Capitolina ai Beni Culturali e da Zetema Progetto Cultura. E’ ospitata presso i Musei Capitolini, il più antico museo pubblico del mondo dato che è stato fondato da Papa Clemente XII nel 1733,  ed espone 124 reperti  in due sedi. Nella prima, Palazzo Caffarelli, sono in mostra una serie di reperti, documenti, libri, disegni, sculture antiche e moderne, dipinti che illustrano il mondo artistico  e culturale in cui operarono il Winckelmann e le persone a lui legate; di sua mano sono le autorizzazioni a licenze di esportazione di opere d’arte. La seconda sede è in Palazzo Nuovo, al piano terreno in tre sale abitualmente chiuse ed al primo piano, e riguarda trenta sculture della normale dotazione museale ma contraddistinte da un particolare pannello esplicativo; si tratta di opere studiate e catalogate dal Winckelmann che ne valutò le attribuzioni e le cronologie. Generalmente si tratta di ricerche ormai superate ma la mostra ci permette di apprezzare le grandi capacità dello studioso tedesco e rivivere il suo fantastico sogno.

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Il Tesoro di Antichità. Winckelmann
e il Museo Capitolino nella Roma del Settecento
Dal 7 dicembre 2017 al 22 aprile 2018

Musei Capitolini – Palazzo Caffarelli Palazzo Nuovo
Roma

Ingresso:
tutti i giorni 9,30/19,30
chiuso il 25 dicembre e il 1 gennaio

Informazioni:
tel. 060608

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