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Minoranza veneta, case a San Basilio et alia

societa-mp-minoranza-veneta-case-a-san-basilio-et-alia-2Per non parlar solo del Palazzo e delle snervanti contorsioni politiche italiane, vorrei unire due argomenti solo in apparenza diversi: l’approvazione in Parlamento della legge regionale che riconosce la minoranza veneta all’interno dello Stato nazionale e lo squallido spettacolo romano degli alloggi popolari di San Basilio, dove si sono visti razzisti e abusivi uniti contro una brava famiglia marocchina assegnataria di una casa popolare, già rioccupata stamattina 9 dicembre da chissà chi e con quale aiuto borgatar-malavitoso, ai quali la periferia romana è da sempre avvezza.

Ho sentito per intero un paio di giorni fa l’intervista che un giornalista (Rai o Sole24 ore?) ha fatto al consigliere regionale veneto che spiegava educatamente i motivi per cui chi si identificava nella minoranza veneta poteva essere riconosciuto come tale. Quindi gli elementi sono due: volontà e diritto. Non era una questione linguistica, ma etnica, anche se hanno telefonato trevigiani, padovani, veneziani, vicentini etc. per chiedere come comportarsi. Si citava come precedente il riconoscimento da parte dello Stato italiano delle minoranze altoatesine germanofone e di quelle friulane (ma trascurando gli sloveni, i valdostani, per non parlare di altre minoranze che non hanno nessun diritto speciale solo perché lontane dal confine con nazioni prepotenti: albanesi, grecanici, zingari). Personalmente mi chiedo solo se chi ha approvato questa legge si rende conto della mina che ha innescato: tutti gli stati nazionali sono storicamente un insieme di minoranze aggregate che lavorano insieme per un fine comune e godono degli stessi diritti civili.

Il patto De Gasperi-Gruber (su cui ha fatto un attento riesame l’ultimo numero di Studi Trentini (2016, anno 95, fascicolo 2, pagine 579-605) è in un certo senso anomalo, anche se veniva incontro ad esigenze precise. Ma stiamo parlando di una minoranza etnica germanofona, quindi culturalmente straniera nel contesto nazionale italiano. Ma con questa legge nuova qualsiasi gruppo etnico (?) italofono può creare una mitologia politica e chiedere lo stesso: che hanno di diverso i toscani o i liguri o i molisani dai veneti intesi come minoranza all’interno dello Stato nazionale? Ricordo bene che la Jugoslavia si sfasciò quando i giovani che orgogliosamente dicevano di essere jugoslavi si sono poi definiti croati, sloveni, bosniachi, bosgnacchi e kossovari. Vogliamo questo?

Ma c’è di più. Quando il giornalista gli ha chiesto se per caso societa-mp-minoranza-veneta-case-a-san-basilio-et-alia(grassetto mio, ndr.) il riconoscimento implicava la riserva di posti di lavoro o di case, il consigliere veneto ha detto solo “ci si potrebbe forse adeguare alla legislazione della regione a statuto speciale Trentino-Alto Adige”. Leggi: i veneti chiedono quello che hanno da sempre i sudtirolesi, cioè l’apartheid alla rovescia, o quello che chiedono i ladini del Cadore (che fa parte del Veneto), poco protetti rispetto ai loro fratelli gardenesi o fiemmani. Sono stato in vacanza in val di Fassa e ho scoperto che da quest’anno non solo la lingua ladina, ma anche la matematica è insegnata in ladino: una manna per gli insegnanti della vallata ma un futuro ghetto per gli studenti. E a questo punto salta fuori l’Italia della crisi: ognuno vuole un po’ di protezionismo o semplicemente di protezione, escludendo chi non è della famiglia, italiani o negri non importa.

E passiamo a Roma, dove abito da sempre. Mi ha fatto inc***are l’intervista rilasciata dalla presidente del 4. municipio, da cui San Basilio dipende. Ha iniziato a fare uno stupendo discorso sulla legalità e contro il razzismo, salvo poi dire testualmente “ma spesso chi vive in stato di disagio deve occupare le case popolari assegnate ad altri”. Proprio così, ha detto DEVE, gettando la maschera e non rendendosi conto di quanto pensava realmente. Il resto è retorica.

Per finire, cito quanto diceva un amico istriano conosciuto quando ho fatto la naia a Trieste: il nazionalista è uno che ti vuol fregare la casa.