Tutti gli articoli di Rita Iacomino

Transiti di forme

Nella basilica di santa Maria degli Angeli e dei Martiri a Roma è possibile ammirare fino al 12 gennaio 2014, il Presepe alluminato di Carlo Lorenzetti; l’opera, del 1998, è accompagnata da una nota critica di Giuseppe Appella.

Alluminato s’intende d’alluminio ma tant’è: la parola ne evoca un’altra e immaginiamo la luce, l’oggetto plastico illuminato.

E il presepe affollato di segni-personaggi vive di strani bagliori, di lame sfolgoranti di luce captata dall’ambiente peraltro vastissimo e cangiante delle antiche aule termali. Si tratta di lamine sottili di metallo che accennano attraverso una piega, una ruga, una leggera enfasi concava, attraverso, dunque, un’espressione, i personaggi del presepe. Maria, Giuseppe, i Magi. Sagome come di una carta leggera di cui si sente con un brivido il taglio, stanno in un circolo avvolgente di luce e ombra, disposte su un velo di sabbia che convoglia la luce verso il metallo.

Curioso presepe questo di Lorenzetti, non ha peso o fissità, si svolge davanti a noi, con forme che sembrano lingue febbrili, figure come di miraggio, che acquistano volumi improvvisi che poi perdono, l’alluminio è materia fatta leggera, sonora.  Tutte riconoscibilissime le figure attraverso un taglio, una piega, uno sbalzo, così Maria è una sagoma concava nel cui grembo si raccoglie un’ombra da cui un momento prima si è staccata la lamina appena spiegata del bambino, verso il quale inclinano i magi, gli animali, Giuseppe dal gesto deciso, il dormiente alleggerito nel sonno della sua forma, l’uomo che scruta le stelle assorbito nel vortice cosmico della distanza. Come in un movimento centripeto tutto però sembra concorrere attorno al gesto allarmato del distacco dal grembo, della caduta nel teatro circolare, di una forma minima, un sussulto, una piega di luce, una apparizione fugace.

Solo l’Angelo guida la traiettoria di luce verso l’alto e la coda immensa della cometa la assorbe e devia. Lamine di metallo che mantengono intatto il gesto che le ha intagliate, un gesto che accenna e non descrive, un gesto sintetico.

Abbiamo il caso straordinario di una plastica cui è stato sottratto il volume, la terza dimensione è aria, aria raccolta e addensata nei vuoti di superfici concave e convesse cosicché questo presepe sembra farsi, accadere nel momento stesso in cui si guarda, suggerisce movimenti, coaguli, transiti di forme.

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06 Mostre Carlo Lorenzetti Presepe 1PRESEPE ALLUMINATO

di Carlo Lorenzetti

fino al 12 gennaio 2014

Roma

Basilica S. Maria degli Angeli e dei Martiri

piazza della Repubblica Roma

Via Cernaia 9

Tel. 06/4880812

http://www.santamariadegliangeliroma.it/

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06 Mostre Carlo Lorenzetti Presepe 2

 

Ghirri: voce del verbo vedere

Ecco che la realtà si confonde con le nostre proiezioni, natura e artificio mescolandosi formano una complessità illeggibile, il nostro sguardo annega nell’indecifrabile o soggiace al luogo comune visivo. Acquisire la consapevolezza delle leggi che regolano la visione, ci permette di affrontare le immagini, l’immagine del mondo.

Nell’ottima mostra allestita al MAXXI l’opera fotografica di Ghirri ha, tra gli altri, il merito di guidarci in un’esperienza educativa del vedere. Che il vedere sia frutto di processi fisiologici e psicologici insieme, lo sappiamo dagli studi sulla percezione visiva (Kanitzsa, Gregory, tra gli altri) i quali con metodologie e sviluppi differenti dimostrano quanto l’atto del guardare sia un processo implicante fortemente la soggettività. Vedere è anche ricordare, è anche un fatto affettivo, e può certamente essere un atto conoscitivo.

Capire, leggere e interpretare le immagini è come leggere o ascoltare un discorso: se non ne conosciamo la lingua per noi è incomprensibile. Bisogna partire dall’alfabeto, dai singoli segni elementari, svelare le leggi che regolano i rapporti tra i vari elementi, svelarne il funzionamento, la sintassi.  L’opera fotografica di Ghirri ha questo forte intento metalinguistico.

Una delle principali leggi percettive riguarda ad esempio i rapporti che intercorrono tra figura e sfondo, in base alla quale su un campo visivo uno o più elementi che si distaccano da un insieme indeterminato assumono lo statuto di figure mentre il resto del campo arretra e diventa sfondo. Si tratta di un fatto complesso, qui troppo esemplificato ma sul quale è sorta la lunga diatriba tra astrazione e figurazione che ha attraversato il secolo scorso e forse mai risolta.

In molte immagini fotografiche di Ghirri l’indeterminatezza ci interroga su cosa sia sfondo e cosa figura in un’alternanza che l’occhio per ragioni fisiologiche e psicologiche accetta solo per un tempo brevissimo. Siamo costretti a scegliere cosa vedere, decidere priorità percettive. Il frequente ricorso dell’artista fotografo a tassellature spaziali o alle cosiddette immagini di controscambio, induce nell’osservatore una riflessione, un surplus di attenzione. Ghirri lavora sullo spaesamento dello sguardo permettendoci di accedere a un livello profondo dell’esperienza visiva.

Di una semplicità disarmante dal punto di vista tecnico le fotografie di Ghirri raggiungono un’altissima misura poetica funzionando come macchine di senso, e agiscono potentemente sulla memoria, sembrano reperti di un nostro mondo infantile, apparentemente semplici trasportano invece un carico di ambiguità.

Perché le immagini sono illusioni, il vero non più scindibile dal verosimile.

Un lavoro affascinante che ricorda nel metodo, nell’intento, quello impressionista. Ghirri fa con lo scatto fotografico quello che i pittori della luce e del colore hanno fatto con il pennello. Non a caso dall’operazione impressionista abbiamo tratto una prima grande lezione decostruttiva dell’immagine (e penso a Cezanne) che ha avuto le note conseguenze, passando per il cubismo, sull’arte contemporanea. Decostruire un’immagine è evidenziarne il meccanismo, trovare la struttura che regge “la rappresentazione”. C’è inoltre un armamentario di specchi vetri e riflessi nonché l’uso di reticoli grate e tassellature che ancora una volta, rendendo lo spazio rifratto e geometricamente rarefatto, infinito e bidimensionale, avvicina il fotografo ai pittori impressionisti. Naturalmente si tratta di suggestioni, l’opera di Ghirri presenta punti di tangenza con buona parte della riflessione artistica contemporanea (penso a Kosuth e ad alcune esperienze di Land Art) e a ritroso con le avanguardie storiche.

Nelle fotografie ospitate al Maxxi, divise in tre grandi filoni tematici, si snoda un percorso che partendo dall’osservazione di oggetti/soggetti artificiali in perfetta osmosi con il paesaggio urbano o naturale giunge alle fotografie di Paesaggi e alla sezione Architetture. Non c’è monumentalità, le cose umane e quelle naturali giacciono su un unico piano, in una loro sconcertante evidenza, nel silenzio, senza tempo.

Guardando queste immagini si avverte come un’assenza, un certo distacco dalla cosa osservata, lo sguardo è sempre un po’ in basso quasi dovesse passare attraverso un bagno purificante e ridiventare infantile. Messaggi di carta da un mondo illusorio colto sul punto di sparire per sempre, fragili come ricordi di cose appena intraviste e pronte a rituffarsi nell’oblio.

 

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Mostre Ghirri Ecco che la realtà si confonde con le nostre proiezioni webLUIGI GHIRRI: PENSARE PER IMMAGINI

Icone Paesaggi Architetture

Dal 24 aprile al 27 ottobre 2013

 

Roma

MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo

via Guido Reni 4/a

 

Informazioni:

Tel. 06/39967350 – 3210181

Sito web

 

Orario:

11.00 – 19.00 (martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, domenica)

11.00 – 22.00 (sabato)

lunedì chiuso

Mostre Ghirri Ecco che la realtà si confonde con le nostre proiezioni Bastia-1976

Mostre Ghirri Ecco che la realtà si confonde con le nostre proiezioni Bastia-1976

Ritmi del narrare

Il nuovo romanzo di Maria Pia Ammirati LA DANZA DEL MONDO racconta l’inquietudine, la ricerca appassionata di un’autenticità, di una vita che vuole fondarsi, radicarsi con forza su una propria, essenziale verità. La protagonista è una trentenne in bilico tra due amori, due storie distinte e parallele vissute all’interno di un’esistenza stabile ma insoddisfacente. Tra le diverse prospettive, la pluralità di azioni e scelte che si presentano, Linda decide l’azzeramento, il ritorno a una condizione originaria, a un punto potenziale dell’essere. Un’azione radicale che mette a nudo le proprie contraddizioni, le paure e i desideri fino alla radice. Questa ricerca comporta un viaggio che, senza mete precise, diventa un errare e un errare si fa anche, inevitabilmente, errore, esperienza. Errare per essere. Linda volge il suo sguardo, la sua fuga al sud, perché le radici sono in basso, il viaggio è una discesa. Fuori da ogni cliché questo sud dell’anima si popola di personaggi dai contorni decisi, figure di dolcezza e dolore immerse nell’abbacinante luce meridiana. “La vita può essere una rovinosa sorpresa, un accidioso dilemma sospeso tra il restare e l’andare, tra il continuare e lo smettere.” La dicotomia crea un ritmo che diventa, nelle pagine di questo libro, la musica su cui danzano i personaggi nella più vasta coreografia del mondo. Ritmo che alterna voci luoghi e tempi della narrazione. Pulsione ontologica che trova l’essere di là dalla sua stessa soggettività. Qui le cose più semplici come l’amore, l’amicizia, la maternità o la paternità sembrano potersi fondare solo su uno strappo, un dolore necessario per essere, per darsi. Una rivolta profonda, integrale, passa per il corpo, la fisicità: ”Non ero riuscita a trattenere né l’uno né l’altro, le mie cavità fibrose si liberavano con sollecitudine, senza lasciare tracce. Il mio corpo non funzionava secondo natura. Si ribellava, alla natura.” Solitudine, perdita, perfino la violenza subita diventa il costo di una vita liberata, riformata dal suo interno, consapevole; così come il confronto con i fantasmi dell’infanzia diventa il prezzo della crescita, della maturità.

Una scrittura precisa, asciutta, senza enfasi o barocchismi, tesa fino allo spasimo ci conduce in un mondo il cui nervo è completamente scoperto e duole.

 

04 Libri La danza del mondo_copertina_piatta_foTitolo: La danza del mondo

Autore: Maria Pia Ammirati

Editore: Mondadori

Collana Scrittori italiani e stranieri

Pagine: 204

 

Prezzo: € 17,00

Disponibile anche in e-Book

ISBN 9788804624813