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Quando si trasforma una città

Può una città cambiare drasticamente fisionomia per volontà di un’amministrazione? Sì, è successo a Milano nel periodo tra le due guerre mondiali.

E grazie ad un fotografo deciso a immortalare e ricordare la città che stava inesorabilmente cambiando la sua natura davanti ai suoi occhi, ci è rimasta la preziosa testimonianza di come era , e non sarà più.

“Milano tra le due guerre” è il titolo della mostra dedicata ad Arnaldo Chierichetti in corso a Milano.

In ideale continuità con gli omaggi alla poetessa dei Navigli, Alda Merini, il Comune ora giustamente ricorda con questa bella mostra, il fotografo dei Navigli.

Chierichetti ha fermato nel suoi scatti le vedute di una città profondamente diversa, dal punto di vista urbanistico, rispetto a quella che ci appare adesso, e che è il prodotto una decisione presa nel 1929 da un amministratore locale: nella indifferenza generale, si arrivò alla trasformazione – caso praticamente unico in Europa – di una città che aveva nella rete delle vie d’acqua e dei numerosi navigli la sua principale caratteristica, in una città dove l’asfalto ha ingoiato di tutto ciò che incontrava sul suo cammino.

Arnaldo Chierichetti non è interessato a fotografare i cambiamenti in atto, non gli interessano le nuove architetture; intuisce che si sta perdendo per sempre un patrimonio unico, e con struggente nostalgia ferma nei suoi scatti vedute, canali, interi quartieri distrutti dalla voracità di una città proiettata nel futuro, che nell’affanno del cambiamento ha divorato se stessa, perdendo per sempre la sua natura originaria.

Per questo le 140 stampe in esposizione (tutte ricavate dalle lastre originali) sono un prezioso documento , in cui anche chi è milanese fatica a riconoscere scorci e luoghi noti, tanto il mutamento è stato radicale.

La mostra si è realizzata anche grazie alla preziosa collaborazione della figlia di Chierichetti, la signora Elda, (la quale, per sua stessa ammissione, incarna l’altra anima milanese: la capacità cioè di guardare avanti senza rimpianti) che con questo gesto ha inteso sia fare un regalo alla città, sia celebrare i 100 anni della ditta fondata dal padre (che è stato presidente degli Ottici di Milano) e che esiste tuttora.

La mostra è tanto più di attualità in questo momento in cui a Milano si progetta di riaprire la darsena ed una parte delle vie d’acqua, progetto titanico nel contesto attuale in cui alla dinamicità di un tempo si contrappone un immobilismo cronico. Ma le sorprese, in vista dell’Expo, potrebbero non mancare.

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MILANO TRA LE DUE GUERRE

Alla scoperta dei navigli attraverso le fotografie di Arnaldo Chierichetti

Dal 13 dicembre 2013 al 13 febbraio 2014

Milano

Palazzo Morando

via S.Andrea, 6

Ingresso:

gratuito

Catalogo:

Silvana Editoriale, € 34,00

Informazioni:

Tel. 02/884 65735 / 64532

http://www.mostramilanotraledueguerre.com

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Sopravvivere nell’invisibilità delle baraccopoli

L’esposizione ha l’obiettivo di mostrare gli enormi bisogni umanitari e medici di donne, uomini e bambini costretti a vivere in vere e proprie “bombe a orologeria” umanitarie. La mostra, frutto della collaborazione fra Medici Senza Frontiere (MSF) e l’agenzia fotografica NOOR, propone il lavoro di cinque fotografi (Stanley Greene, Alixandra Fazzina, Francesco Zizola, Jon Lowenstein e Pep Bonet) che hanno visitato i progetti dell’organizzazione medico-umanitaria in altrettante bidonville: Dhaka (Bangladesh), Karachi (Pakistan), Johannesburg (Sud Africa), Port-au-Prince (Haiti) e Nairobi (Kenya). Le fotografie e i video-documentari che hanno realizzato accendono un riflettore sulle fasce di popolazione più povera che emigrano in massa dalle regioni rurali verso le città, nella maggior parte dei casi finendo nelle bidonville che crescono in modo esponenziale. I visitatori potranno entrare nel cuore di immense baraccopoli “invisibili” al mondo esterno e toccare con mano le condizioni di vita estreme e le sfide che MSF sta affrontando, ogni giorno, per assistere la popolazione: malnutrizione, acqua contaminata, mancanza di servizi igienico-sanitari, infezioni, HIV/AIDS. In Asia, il fotografo Stanley Greene documenta la vita nella baraccopoli di Dacca (Bangladesh), tra malnutrizione infantile, assenza di servizi igienico-sanitari e vulnerabilità alle catastrofi naturali; Alixandra Fazzina racconta attraverso i suoi scatti la baraccopoli di Karachi (Pakistan) dove MSF assiste le persone affette da HIV/AIDS e tubercolosi. L’Africa è invece vista attraverso l’obiettivo dei fotografi Francesco Zizola che ha viaggiato a Nairobi (Kenya), fra gli abitanti di Kibera, la maggiore baraccopoli della capitale, e Pep Bonet che documenta la vita degli immigrati dello Zimbabwe presenti a Johannesburg (Sud Africa) e di coloro che vivono nella baraccopoli della città, lottando contro HIV/AIDS e tubercolosi multiresistente ai farmaci. Infine, Haiti, dove Jon Lowenstein racconta la violenza e le difficoltà di Martissant, baraccopoli della capitale Port-au-Prince, colpita anche dal colera.

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Roma

Museo di Roma in Trastevere

URBAN SURVIVORS

Dal 15 dicembre 2012 prorogata al 17 febbraioio 2013

Info: tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 21.00)

MSF

Museo in Trastevere

Info

URBAN SURVIVORS

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