Bill Bryson, in “Breve storia della vita privata”, non si limita a narrare la sua dimora, un’ex canonica vittoriana situata in uno sperduto villaggio del Norfolk, ma intraprende un viaggio, prendendo spunto dai diversi ambienti, nel tempo e nello spazio.
Partendo dall’Esposizione universale del 1851 a Londra e dalla superba architettura in ferro e vetro del Crystal Palace, per poi andare indietro nei secoli all’abbandono delle isole britanniche da parte dei romani e poi in avanti agli attriti tra l’Europa e gli Stati d’America per la produzione dell’acciaio e in mezzo la cosiddetta rivoluzione industriale e le condizioni delle persone e i loro scarsi diritti.
Un excursus che conduce il lettore ad una disarmante conclusione: “Oggi il cittadino medio della Tanzania impiega quasi un anno a generare lo stesso volume di emissioni di carbonio che un europeo produce senza alcuna fatica in due giorni e mezzo o un americano in ventotto ore. In breve, siamo in grado di vivere come viviamo perché usiamo una quantità di energia cento volte superiore a quella sfruttata dalla totalità degli abitanti del pianeta. Un giorno (e non crediate che sia troppo lontano) molti di quei sei miliardi di individui meno privilegiati pretenderanno di avere quello che abbiamo noi, e di ottenerlo con la stessa facilità, e questo richiederà più risorse di quante il nostro pianeta possa plausibilmente fornirci. L’estremo paradosso sarebbe aver creato, nella nostra eterna ricerca dell’agio e della felicità, un mondo privo di entrambi. Ma questo, ovviamente, sarebbe un altro libro.
Breve storia della vita privata di Bill Bryson Stefano Bortolussi (Traduttore) Guanda, 2011, pp.200 Prezzo: 20,00 € ISBN 9788860884152
“Terra Alta”. Non so esattamente cosa mi aspettavo quando ho scelto di leggere questo romanzo, fatto sta che il titolo evocava qualcosa di forte, tanto da sceglierlo senza neanche dare una sbirciata alla quarta di copertina. Il risultato è stato in effetti quello della sensazione iniziale: è un romanzo tosto, che non si risparmia sui contenuti e che intraprende un percorso di maturazione del personaggio che va di pari passo con la trama, come vedremo in seguito.
Javier Cercas, l’autore, non è certo nuovo nel panorama editoriale e vanta già parecchi romanzi pubblicati in Italia sempre dalla casa editrice Guanda. Con questa nuova opera egli conferma le sue ottime doti di narratore, dando vita ad un thriller che, tra un capitolo e l’altro, fa compiere al protagonista un viaggio introspettivo che trasforma la storia in un romanzo di coscienza.
Tornando al titolo, cominciamo col dire che la Terra Alta è un luogo, anzi una “comarca” (suddivisione territoriale) della Catalogna, una zona poco conosciuta ma che vanta nella sua storia la famosa “battaglia dell’Ebro”, la più lunga e sanguinosa battaglia della guerra civile spagnola.
Ma non è di guerra che si parla nel romanzo anche perché, oggi come oggi, la Terra Alta è ritenuto un posto tranquillo dove accade poco o nulla. Quel “poco” però in questo caso è un atroce assassinio compiuto ai danni di due ricchi anziani e di una domestica, i primi proprietari della più grande fabbrica della zona, la Graficas Adell, luogo dove è avvenuto il misfatto. Ed è su questo che deve indagare il giovane poliziotto Melchor Marin, il protagonista del romanzo, che si era trasferito da Barcellona in Terra Alta per far calmare un po’ le acque in seguito ad un suo atto di “eroismo” che gli avrebbe potuto causare ripercussioni.
E qui parte la vera e propria analisi della storia, una storia che viaggia su due binari, l’assassinio degli Adell e la vita di Melchor, che andranno pian piano ad intrecciarsi svelando l’animo del protagonista, il suo passato e le motivazioni che lo hanno portato a diventare un poliziotto, prima fra tutte la lettura de “I Miserabili” di Victor Hugo, un romanzo che ha profondamente colpito Melchor, cambiandolo radicalmente fino a diventare la persona che è. E’ molto importante questo aspetto del personaggio, quasi fosse la chiave di lettura per comprendere fino in fondo il suo interesse in un caso come l’uccisione di quei due anziani che, fin dall’inizio, non dava molti appigli su cui lavorare.
Come si apprende dalla lettura, nè il passato nè il presente del protagonista gli offrono la giusta dose di felicità che forse meriterebbe, neppure l’amore della moglie e della figlia, ma forse è proprio su questo che alla fine bisogna soffermarsi: la vita a volte non regala nulla, ma con la forza d’animo giusta e superando anche gli ostacoli più difficili qualcosa torna sempre indietro. Melchor lo insegna e forse tutti noi avremmo bisogno di trovare un romanzo come “I Miserabili”, capace di colpirci fin nel profondo fino a portarci a maturare anche quando pensiamo di non averne più necessità.
Non so dirvi se vi affezionerete a qualche personaggio in particolare, se ne odierete alcuni o se vi risulteranno incompresi altri perchè è una storia così, che vi prenderà di petto e vi metterà in condizione di decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato. Ciò che posso dirvi per certo di questo romanzo è che ritengo sia almeno giusto leggerlo.
Terra Alta Javier Cercas Traduzione: Bruno Arpaia Editore: Guanda, 2020, pp. 384 https://www.guanda.it/autori/javier-cercas/ prezzo: € 19,00
EAN: 9788823526136
prezzo: € 19,00
EAN: 9788823526136
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