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Culture che si guardano attraverso l’Arte

“Guatemala è Guatemala” è il nome del progetto artistico nato nel 2014 grazie alla volontà dell’artista e promotrice culturale Brenda Estrada di portare l’arte guatemalteca fuori dai confini locali, cercando di stabilire relazioni di solidarietà e amicizia con l’Italia, attraverso uno scambio culturale.

Con la mostra “Tempo e Spazio”, lo sforzo più recente di questo progetto, vedrà la presenza, tra le opere di oltre venti artisti italiani e guatemaltechi, quelle dell’italiana Elisabetta Bertulli.

Un breve quanto esaustivo excursus sul lavoro pittorico della Bertulli rivela un mondo geometrizzato in sfumature di azzurro che si dilatano in visioni che viaggiano sulla tela, cercando una via di fuga, in un susseguirsi di linee curve.

Opere che trasbordano dallo spazio pittorico, in cerca di una continuazione in un altro luogo dell’opera, in una continua espansione e contrazione, un gioco facilitato dalle tenue pennellate cromatiche, dove l’azzurro è estremamente presente, solcate da linee decise.

Una dilatazione dei pensieri oltre che dello spazio/tempo che la Bertulli fa suo e si confronta con l’opera di: Francesco Calia, Sonia De Nicola, DiDiF, Micaela D’Onofrio, Silvia Fasani, Enrica Mazzucchin, Irina Petrovna, Paolo Pozzetti, Roberta Ragazzi, Valentina Roma e poi i guatemaltechi Beverley Rowley, Roberto Cohen, Rita Villanueva, Rocio Villanueva, Mere Godoy, Brenda Estrada, Luis Caal, Lisette Giron, Maria Del Carmen Contreras, Mere Godoy, maria Fernanda Garcia, Pellecer, Camilo Almaraz, Sebastian Lopez Duran, Henry Cukier, Hyona Angie Chung, Luisa Ayau, Emilio Karake.


Guatemala City (Guatemala)
Istituto Italiano di Cultura
Tempo e Spazio
Dal 27 agosto al 6 settembre 2019

Organizzato da : IIC (Istituto Italiano di Cultura)

Curatrici: Monica Ferrarini e Brenda Estrada

Associazione M.F.eventi, Associazione Guatemala es Guatemala, Colectivo Cinceles

Ingresso : libero

https://iicguatemala.esteri.it/iic_guatemala/it/gli_eventi/calendario/tempo-e-spazio.html

Danzando sull’orlo del Doppio

Quattro artisti italiani sono stati coinvolti e sollecitati ad interpretare attraverso la loro poetica i temi, le problematiche e l’operatività del contemporaneo, attraverso il dialogo con gli spazi di azione ed esposizione in un luogo così lontano e difficile come è Mazatlàn in Messico.

Un’iniziativa quella di Resistencia, pensata dal direttore artistico del Centro Culturale indipendente MADE (MutacionesArtesDidácticasExperimentaciones) Cristiano Gabrielli, che non si limita ad esplorare la contemporaneità degli eventi ma anche l’arte italiana con i lavori di: Francesca Vitale, David Fagioli, Claudia Bellocchi, Daniele Villa Zorn.

Ora i quattro artisti, dopo le personali al Made, saranno presenti al Museo Cittadino di Casa Haas per delle contemporanee personali in altrettante stanze.

Artisti che non si sono limitati ad esporre delle opere, ma a proporre anche delle azioni performative come Claudia Bellocchi, con De Noche -desde la fragmentación hasta la unidad- ed il progetto espositivo Resistencia-Abuso R3 Il doppio del gioco, logico ampliamento del discorso iniziato con Notte Nera e con la mostra TanaLiberaTutti.

ll video De Noche -desde la fragmentación hasta la unidad- è stato selezionato, insieme ad altri 4 e le 17 opere teatrali, per il IV Festival Nacional de Teatro Sobre Violencia de Género che si terrà dal 28 al 30 di noviembre nel Centro Cultural Ricardo Rojas di Buenos Aires (Sede: El Vitral, Rodríguez Peña 344. Buenos Aires – Capital Federal).

Stefania Severi ci tiene ad evidenziare, nel testo critico, che Claudia Bellocchi “vuole catturare a ogni costo e con ogni mezzo il fruitore per indurlo all’empatia ed alla condivisione.” ed inoltre Cristiano Gabrielli, curatore dell’iniziativa, riflette sui disegni in “Rosso e nero su quel bianco che si fa schermo per la memoria, per sopravvivere e sfuggire all’inganno delle finte risoluzioni e dei ricordi agghindati e messi in posa o in prosa.” E poi “Claudia ci suggerisce e ci strattona durante il percorso, agghinda e poi distrugge le case di bambola e di marzapane grottesche in cui la dispercezione e compressione propria e soprattutto la mistificazione altrui possono trasformare il vissuto e la sua rappresentazione.” Per concludere con “Perché ciascuno ascolti, si ascolti e si racconti, e viva pienamente, e risolva autogenamente e con unicità, insieme al dolore dell’abuso subito, l’enigma irripetibile e folle che rappresenta.”

Il susseguirsi dei disegni appare come la scenografia del cantastorie o la parete dedicata agli ex voto, per narrare una cruenta storia o chiedere la grazia per superare una difficile situazione.


Resistencia
Francesca Vitale, David Fagioli, Claudia Bellocchi, Daniele Villa Zorn
Dal 6 settembre al 6 ottobre 2019

Museo Cittadino di Casa Haas
MADE A.C.
Miguel Alemàn 927
Mazatlàn, Sinaloa
Messico

Claudia Bellocchi – R3 Il doppio del gioco

Un pittore toscano a Roma

Dal 19 luglio è aperta a Roma, presso i Musei Capitolini, una interessante mostra su Luca Signorelli pittore toscano del Rinascimento. Il Signorelli, che ebbe gran fama soprattutto nella prima parte della sua vita, nacque a Cortona intorno al 1450, sembra che abbia iniziato a lavorare presso la bottega di Piero della Francesca anche se non si ha conoscenza di sue opere anteriori ai primi anni ottanta del ‘400; dopo tale data si hanno i suoi dipinti a Loreto nel Santuario della Santa Casa e nella Sagrestia.
Papa Sisto IV per la grande impresa della Cappella Sistina chiamò a Roma i più celebri pittori della seconda metà del XV secolo e tra loro vi fu anche il Signorelli prima come aiuto del Perugino poi come artista autonomo. Successivamente lavorò a Perugia, Firenze e Volterra riscuotendo grande successo. Nel 1497 fu nel Monastero di Monte Oliveto Maggiore affrescando nel chiostro molti episodi della vita di San Benedetto proseguendo la serie iniziata dal Sodoma.
Nel 1499 fu chiamato ad Orvieto per dipingere, nella Cappella di San Brizio, il grande Giudizio Universale iniziato dal Beato Angelico. Entrò in crisi spirituale per la morte del figlio e, secondo una versione improbabile del Vasari, avrebbe espresso tale stato d’animo nel “ Compianto sul Cristo morto “ a Cortona e poi, forse temendo il confronto con gli artisti della generazione successiva quali Raffaello e Michelangelo, si ritrasse in una dimensione provinciale dipingendo ad Arcevia, nel 1507, un grande polittico di gusto tardo gotico; anche in età avanzata continuò a lavorare producendo nel 1519 l’ultima sua opera nota, ad Arezzo, “ Madonna con Banbino e Santi”.
Morì nel 1523 a Cortona. Ai suoi tempi ebbe grandissima fama anche se suoi critici parlano di grande abilità tecnica ma talvolta di mancanza di stile personale in quanto si sarebbe spesso ispirato ad altri artisti e, per compiacenza verso i committenti, avrebbe dipinto, negli anni della tarda maturità, secondo loro indicazioni.
La mostra “Luca Signorelli e Roma. Oblio e riscoperte” che espone una sessantina di opere, di cui quindici del Signorelli, è promossa da Assessorato, Sovrintendenza e Zetema e curata da Federica Papi e Claudio Parisi Presicce. Non è una antologica sull’artista ma un esame sui rapporti tra Signorelli e la città di Roma dove si recò più volte, alcune documentate altre solo presunte, e lo studio dell’arte antica che lo ispirò in molte sue opere.
L’esposizione è articolata in sette sezioni la prima delle quali si interessa del vero volto dell’artista che non è quello notissimo presentatoci dal Vasari ma quello che si ricava dal Giudizio Universale di Orvieto in cui l’artista si ritrasse con una elegante veste nera ed una folta capigliatura chiara. Seguono un paio di sale dedicate alla Roma di Sisto IV, dotto teologo proveniente dall’ordine francescano, che promosse grandi commissioni artistiche in città tra cui la decorazione della Cappella Sistina. In una sala è esposto la “Spinario” bronzeo di età classica che servì da modello all’artista per inserti nelle sue opere che riproducono corpi in pose statuarie quali “Madonna con Bambino con nudo maschile”, “Martirio di San Sebastiano” e “Battesimo di Cristo”.
Nella quarta sezione sono esposte riproduzioni fotografiche su pannelli retroilluminati degli affreschi che costituiscono i grandiosi dipinti della Cappella di San Brizio che presentano un Giudizio Universale che forse ispirò Michelangelo.
Seguono tre dolcissime immagini di Madonne una delle quali con fondo oro che si identifica nelle fonti con un quadro che l’artista donò ad una figlia. Invano sperò in committenze nella Roma di Giulio II e Leone X ed in un suo scritto il pittore Caporali narra di una cena, nel 1507, a casa del Bramante a cui parteciparono Signorelli, Pinturicchio e Perugino tesi ad aggiudicarsi la decorazione di un nuovo appartamento papale che però non riuscirono ad avere; ormai a Roma erano apparsi Michelangelo e Raffaello con i loro nuovi stili.
Le ultime due sezioni riguardano la fortuna del pittore in pittura e letteratura nei secoli XVIII e XIX ed infine la riscoperta, dal tardo ‘800, dei dipinti dispersi e smembrati del Signorelli finiti sul mercato antiquario, sono esposti la “Flagellazione”, olio su tavola, e “Santo Stefano lapidato” anch’esso sullo stesso supporto. Mostra certo non grande e non completa sull’opera dell’artista ma piacevole a vedersi e di estremo interesse.


Luca Signorelli a Roma
Oblio e riscoperte

Dal 19 luglio al 3 novembre 2019

Musei Capitolini. Palazzo Caffarelli
Roma

Orario:
9,30 / 19,30

Catalogo:
De Luca Editori d’Arte


Veronica Gaido: Il fascino della sfocatura d’arredo

Veronica Gaido

Gli scatti di Veronica mettono in scena un intenso corpo a corpo tra la figura della città e quella della donna che si intrecciano in una specie di osmosi: la metropoli, con le sue architetture, i suoi grattacieli si umanizza in un turbolento dialogo tra gli edifici, svelando la sua struttura spoglia, spettacolare, luminosa; mentre la donna si libera mostrandosi nel proprio intimo dinamismo, e generando nell’ombra, a sua volta, i gesti, le forme, i tagli e la geometrica evidenza dei volumi di un’architettura solitaria, dai tratti a volte scultorei. Nei trasparenti “esterno-giorno” delle città e nei densi, ombrosi “interno-notte” dei nudi femminili, stilisticamente dominano la sfocatura, la moltiplicazione dell’immagine, il movimento, lo spirito di trasformazione, una calcolata, metodica visionarietà.
Un doppio tema ricorrente nelle opere della fotografa che attraverso un utilizzo ricercato della macchina fotografica realizza opere in movimento, una tecnica sofisticata che gioca con tempi di esposizione e messa a fuoco. La sua è una “fotografia liquida” che mescola la grazia ottocentesca degli Impressionisti, come un pennello che dipinge la tela, e il dinamismo del Novecento, che coglie il ritmo fluido della contemporaneità.


DOPPIO CORPO
Veronica Gaido
Dal 19 giugno al 20 settembre 2019

Musei di San Salvatore in Lauro
Complesso Monumentale del Pio Sodalizio dei Piceni
piazza di San Salvatore in Lauro
Roma

Informazioni per le aperture
tel. 06/6865493

Il nordico Rinascimento meridionale

Ma chi l’ha detto che il Rinascimento sia stato soltanto un affare del centro e del nord? Proviamo a cambiare prospettiva, a partire dal sud. Dalle sponde di quel Mediterraneo che è incrocio di culture e di civiltà, di gente e di arti, da sempre. Scopriremo un Rinascimento diverso, che dialoga con Firenze, Milano, Roma e Venezia senza perdere la sua peculiarità. E sarà tutta un’altra storia.

Questo l’obiettivo di “Rinascimento visto da Sud”, una mostra a cura di Marta Ragozzino, Pierluigi Leone de Castris, Matteo Ceriana e Dora Catalano che presenta una rilettura inedita su uno dei periodi più floridi del nostro Paese. Il percorso si aprirà con il Mediterraneo e ci condurrà verso Napoli, la Spagna, la Provenza e le Fiandre, una mappa che ritrae un mondo e gli artisti e studiosi che lo hanno popolato. Le opere, più di 180, provengono dai più prestigiosi musei italiani ed europei, e sono il simbolo di una cultura eclettica, che non dimentica le sue origini: i ritratti e le sculture si alternano a mappe e portolani, in un gioco di rimandi e interconnessioni che rimandano ad una cultura fatta di scambi e contaminazioni, il punto d’incontro tra Rinascimento e Mediterraneo.

Una storia meridiana, fatta di contaminazioni culturali e scambi intensissimi tra le sponde del Grande Mare, in quel secolo speciale durante il quale, con la scoperta dell’America, si è ‘allargato’ il mondo. Che mostra come e quanto questo spazio equoreo sia stato percepito come esiguo, facilmente percorribile e passibile di continui rapporti e, allo stesso tempo, avvertito come vasto, irrelato e ostile.

In Palazzo Lanfranchi e nell’attigua chiesa del Carmine ad essere proposta, in un percorso arricchito da grandi immagini e postazioni multimediali di approfondimento, è una stimolante rilettura di testimonianze culturali e scientifiche le più diverse: dipinti, sculture, miniature, medaglie, oreficerie, maioliche, libri e stampe ma anche oggetti preziosi, carte geografiche, portolani, strumenti di navigazione con l’obiettivo di mettere a fuoco una storia originale, diversa da quella sviluppata nelle grandi capitali del centro e del nord, come Firenze, Milano, Venezia, Roma, seppur continuamente interconnessa agli eventi e ai linguaggi che caratterizzarono queste capitali.


Rinascimento visto da Sud
Matera, l’Italia meridionale e il Mediterraneo tra ‘400 e ‘500

Dal 19 aprile al 19 agosto 2019

Matera
Palazzo Lanfranchi