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Shoah: Una Memoria d’immagini tra passato e presente

La mostra è un progetto in progress che nasce da una riflessione su come l’Arte, oggi più che mai, possa esprimersi attraversando la Storia e la sua Memoria, per poi restituirla rinnovata e nello specifico attraverso la Fotografia e la Grafica d’Arte. Già presentata alla Casa della Memoria e della Storia di Roma e a Civita Castellana.

Un’iniziativa per raccontare la memoria della Shoah attraverso le opere di artisti contemporanei con un accento di tipo interpretativo più che storico o celebrativo e vuole riflettere su come i linguaggi del contemporaneo possano percepire, leggere e interpretare le vite e gli avvenimenti di un periodo storico difficile da dimenticare, che riguarda le vittime, i luoghi e gli accadimenti relativi alla persecuzione antiebraica fra il 1939 e il 1945, cercando così di cogliere ciò che rimane vivo del passato alla memoria.

Le immagini in esposizione provengono da racconti incontrati ma anche cercati, sono frutto di esperienze personali e di straordinarie storie di vita, sono i luoghi simbolo del pianto e dell’orrore, sono i ricordi della memoria che tramandata da generazione a generazione, da nonno a nipote getta uno sguardo anche nell’ottimismo e nella forza della rinascita: sono visioni della memoria.

Provenienti da percorsi diversi e con mezzi espressivi comuni, gli artisti sono chiamati a fermare il tempo, e attraverso la sensibilità delle personali visioni ci regalano una riflessione e una domanda su come, oggi, la Memoria della Shoah possa essere raccontata e rappresentata.

Questa mostra vuole indicare una strada, ampliando lo sguardo che oltre a cogliere il racconto della storia, colga il particolare dell’orrore attraverso un’azione artistica che poggi i suoi motivi sullo stesso principio attivo di trasmissione per far nascere un nuovo impulso affinché la memoria oltre che essere una dimensione privata possa sempre più divenire una condizione pubblica, un bene comune e una condizione condivisa e collettiva.

Molti di noi si interrogano come sia possibile affrontare questo tema scottante e pieno di dolore non essendone stati i protagonisti diretti, e quale possa essere la giusta modalità.

Questo è la domanda che oggi ci poniamo affinché la memoria non diventi un concetto astratto tantomeno scomodo per non affrontarlo affinché le nuove generazioni trovino una strada aperta da percorrere anche attraverso gli strumenti dell’arte che come medium trasversale può sorreggere la storia con quello sguardo e quella percezione sottile capace di sostenere tanto orrore e disperazione del ricordo.

E come ci ricorda Pietro Terracina “La memoria è ciò che lega il passato con il presente”.

E proprio per non dimenticare con questa mostra e con i suoi artisti, oggi in occasione della Settimana della Memoria , ricordiamo la SHOAH, quella tempesta devastante, quella catastrofe.

Pensiamo che questa possa essere la funzione dell’Arte nei confronti della Memoria, quella di raccontare, raccoglierne i frammenti per poi restituirli, rendendoli vitali per il ricordo.

Un’esperienza che fino ad oggi ha coinvolto 29 artisti di diversa natura e biografia, molti dei quali di rilevanza internazionale, chiamati ad interpretare attraverso il mezzo della fotografia e della grafica d’arte, la memoria della Shoah.

Con questa esperienza si è potuto osservare come i linguaggi del contemporaneo elaborano, interpretano gli avvenimenti, le vittime, i luoghi e gli accadimenti relativi al periodo che si è svolto tra il 1939 e il 1945.

L’iniziativa si completa con un progetto indirizzato agli studenti che parteciperanno attivamente prendendo a pretesto la nostra mostra per realizzare un lavoro o in forma letterale o in forma visiva che sarà presentato nel mese di maggio ed ad un ampliamento della partecipazione di artisti del territorio.


Shoah. La percezione e lo sguardo del contemporaneo
Dal 25 gennaio al 23 febbraio 2020

Centro culturale Leonardo Da Vinci
San Donà di Piave (Venezia)

Presenti in mostra per la fotografia :
Andy Alpern, Dario Bellini, Marzia Corteggiani, Edoardo Cuzzolin, Valerio De Berardinis, Gian Luca Eulisse Francesco Finotto, Gerri Gambino, Toni Garbasso, Teresa Mancini, Simone Manzato, Cristina Omenetto, Peter Quell, Francesco Radino, George Tatge.

Per la grafica d’arte:
Luisa Baciarlini, Livio Ceschin, Alessia Consiglio, Susanna Doccioli, Elisabetta Diamanti, Marcello Fraietta, Valeria Gasparrini, Cesco Magnolato, Elio Mazzali, Laura Peres, Giorgia Pilozzi, Usama Saad, Gianluca Tedaldi.

A cura di:
Toni Garbasso, Bianca Cimiotta Lami e Giorgia Pilozzi

Promossa da FIAP (Federazione Italiana Associazioni Partigiane)

Il catalogo realizzato per l’occasione riunisce i testi di: Bianca Cimiotta Lami, di Vittorio Calimani, di Aldo Pavia, di Pupa Garriba e del Sindaco e dell’Assessore alla Cultura che con la loro sensibilità ci hanno consentito di trasmettere la memoria attraverso un linguaggio contemporaneo.


L’Arte al Ristorante

Il mondo dell’arte si identifica spesso con musei, gallerie, collezioni pubbliche e private, ma c’è una stagione dell’arte moderna che ha avuto un diverso profilo: un ‘altro mondo’, dinamico e informale, nel quale gli artisti hanno vissuto il loro momento sociale e comunitario, dove le loro opere sono state apprezzate e raccolte. È qui che sono nate collezioni insolite, più o meno ricche ed esclusive, spesso entrate a far parte di una tradizione, che hanno segnato una cultura e hanno marcato con inconfondibili caratteri una città e un territorio.

L’iniziativa pone l’attenzione su uno di questi ‘luoghi’, su un collezionismo che ha avuto per mecenati ristoratori di rara sensibilità, lungimiranti nelle scelte, capaci di dar vita ad esperienze che hanno scritto un capitolo importante e originale nella scena culturale non solo cittadina.

Un ambiente ideale e accogliente per gli artisti, in cui ritrovarsi, discutere, scambiare opinioni ed esperienze, far progetti, unirsi in gruppi e tendenze, elaborare documenti e programmi, ma anche celebrare successi, festeggiare ricorrenze, prendere atto di divergenze, litigare, consumare rotture. E, naturalmente, mangiare e bere.

Esposti dipinti, lettere, testimonianze, fotografie, schizzi, dediche e saluti, menù e ricette. Tutto il mondo della cultura e dell’arte, con i suoi protagonisti, che ruota attorno al ristorante All’Angelo.

La mostra raccoglie le opere e quelle che altri artisti, italiani e stranieri, hanno voluto lasciare a ricordo del loro passaggio in trattoria e, spesso, a testimoniare l’eccellenza della sua cucina e la speciale atmosfera che si era creata tra quelle pareti e attorno ai quegli oramai celebri tavoli.

Un totale di 90 opere tra oli, tempere, matite, inchiostri e tecniche miste di molti artisti tra i quali spiccano, oltre ai tre già nominati, De Pisis, De Luigi, Casorati, Alberto Giacometti, Guttuso, Sironi, Music e così via.
Una ricchissima documentazione fotografica e documentaria in buona parte inedita, appartenente alla famiglia Carrain e ad altri fondi archivistici veneziani costruisce il contesto storico e sociale di quegli anni, mentre pubblicazioni riconducibili agli episodi e alle personalità che frequentarono abitualmente o occasionalmente il locale forniscono i termini di raffronto tra l’episodio dell’Angelo e il tessuto cittadino.

La mostra costituisce la prima tappa di un progetto che prevede di affrontare e presentare la storia, i protagonisti e le collezioni di alcuni dei principali locali veneziani del ‘900.


L’Angelo degli Artisti
L’arte del Novecento e il ristorante All’Angelo a Venezia

Dal 7 dicembre 2019 al 1 marzo 2020

Fondazione Querini Stampalia
Santa Maria Formosa (Castello)
Venezia

Informazioni:
tel. 041/2711411

A cura di:
Giandomenico Romanelli e Pascaline Vatin

Promotori:
Fondazione Querini Stampalia, Venezia
con Lineadacqua e Villa Morosini a Polesella.

Il Libro-catalogo, edito da Lineadacqua, è un originale e insolito prodotto editoriale ricchissimo di immagini, di approfondimenti, di curiosità, di storie segrete e di pettegolezzi.


Letizia Battaglia: Fotografa per caso

La mostra, curata da Francesca Alfano Miglietti, organizzata da Civita Tre Venezie, promossa da Fondazione di Venezia con la partecipazione di Tendercapital, presenta 300 fotografie, molte delle quali inedite, che rivelano il contesto sociale e politico nel quale sono state scattate. La scelta delle fotografie, svolta in collaborazione con l’archivio di Letizia Battaglia, si è avvalsa inizialmente del contributo di Marta Sollima e, per la ricerca delle successive selezioni, di Maria Chiara Di Trapani.

Il percorso espositivo, ordinato tematicamente, si focalizza su quegli argomenti che hanno costruito la cifra espressiva più caratteristica di Letizia Battaglia, che l’ha portata a fare una profonda e continua critica sociale, evitando i luoghi comuni e mettendo in discussione i presupposti visivi della cultura contemporanea.

I ritratti di donne, di uomini o di animali, o di bimbi, sono solo alcuni capitoli che compongono la rassegna; a questi si aggiungono quelli sulle città come Palermo, e quindi sulla politica, sulla vita, sulla morte, sull’amore e due filmati che approfondiscono la sua vicenda umana e artistica.

Quello che ne risulta è il vero ritratto di Letizia Battaglia, una intellettuale controcorrente, ma anche una fotografa poetica e politica, una donna che si è interessata di ciò che la circondava e di quello che, lontano da lei, la incuriosiva.


LETIZIA BATTAGLIA
Fotografia come scelta di vita

Dal 20 marzo al 18 agosto 2019

Venezia
Casa dei Tre Oci
Fondamenta delle Zitelle, 43
Isola della Giudecca

Informazioni:
tel.+390412412332

http://www.treoci.org/index.php/it/2013-02-05-10-08-35/in-programmazione/item/348-letizia-battaglia-fotografia-come-scelta-di-vita

Viaggi d’immagine

La mostra, curata dal figlio Marco Bischof, presenta 250 fotografie, in larga parte vintage, tratte dai più importanti reportage di Werner Bischof, che consentiranno di ripercorrere i lunghi viaggi che portarono l’artista svizzero negli angoli più remoti del mondo, dall’India al Giappone, dalla Corea all’Indocina fino ad arrivare a Panama, in Cile ed in Perù.

Per la prima volta, sarà esposta una selezione di 20 fotografie in bianco e nero inedite che hanno nell’Italia il suo soggetto privilegiato. In essa si coglie l’originalità dello scatto che rivela l’occhio ‘neorealista’ di Werner Bischof.

Il percorso espositivo trasporterà il visitatore nell’età dell’oro del fotogiornalismo, conducendolo sulle tracce di Werner Bischof.Sarà un itinerario che, partendo dall’Europa, appena uscita devastata dalla seconda guerra mondiale, giungerà in India dove ci si troverà di fronte a un paese attanagliato dalla povertà e dalla miseria, ma in cui si iniziano a intravvedere gli sviluppi industriali che la porteranno a essere uno delle nazioni leader del nuovo millennio. Quindi, il confronto spietato tra gli elementi della cultura tradizionale giapponese e il dramma della guerra di Corea introdurrà all’analisi del continente americano. Il viaggio di Bischof, infatti, proseguirà nelle città statunitensi, di cui coglierà lo sviluppo metropolitano, anche con una serie di fotografie a colori, e si chiuderà idealmente tra i villaggi del Perù e sulle cime andine dove trovò la morte.

Bischof, considerato uno dei migliori fotogiornalisti, non si limitò a documentare la realtà con il suo obiettivo, quanto si fermò a riflettere di fronte ai soggetti, cercando di raccontare quelle dicotomie tra sviluppo industriale e povertà, tra business e spiritualità, tra modernità e tradizione.

Non mancherà una sezione dedicata alle fotografie di paesaggio e di natura morta, realizzate in Svizzera, tra la metà degli anni trenta e quaranta del Novecento.

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WERNER BISCHOF
Fotografie 1934-1954
Dal 22 settembre 2017 al 25 febbraio 2018

Venezia
Casa dei Tre Oci
Fondamenta delle Zitelle, 43
Isola della Giudecca

Informazioni:
tel. 041/2412332 – 2414022

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Il Viaggio Infinito di Jacopo Di Cera

Una mostra fotografica, in contemporanea alla 57^ Biennale Arte di Jacopo Di Cera, di una trentina  scatti a colori dei frammenti delle imbarcazioni che riposano nel cimitero delle barche di Lampedusa, stampati direttamente su pezzi di legno prelevati in parte dagli scafi che hanno traghettato centinaia di migliaia di persone sulle coste italiane.

Si tratta di un viaggio metaforico che parte dall’Odissea di Omero e arriva ai riferimenti visivi di Rothko e Klein per raccontare, semplicemente attraverso le forme e i colori, tutto quello che si nasconde negli occhi di chi abbandona la propria terra per fame, disperazione e paura attraverso associazioni visive e cromatiche.

Quella di Jacopo Di Cera non è solo una mostra fotografica di straordinario impatto visivo, ma è anche itinerante per sensibilizzare chi visita la mostra al dramma migratorio che nel 2016 ha toccato con successo le città di Milano, Roma, Arles, Carrara, Napoli, Torino e Parigi.

Nelle barche di Lampedusa che Jacopo Di Cera ha portato a Venezia sono i contenitori di sofferenza e speranze per un approdo sicuro per un’umanità vittima delle contraddizioni di un Mondo dalle disuguaglianze sempre più ampie e in cerca di una nuova opportunità.

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JACOPO DI CERA
Fino alla fine del mare
Dal 14 maggio al 6 giugno 2017

Galleria Accorsi
Campo San Stae (Santa Croce)
Venezia

Orario:
da martedì a domenica
11.00 – 20.00

Ingresso gratuito

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