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Arazzi di carta

In mostra tre cartoni preparatori, ciascuno appartenente a uno dei cicli che ritraggono le Storie di Costantino, la Vita di Cristo e le Storie di Urbano VIII.

Le serie prescelte sono le più importanti delle sette volute dal cardinal Francesco e prodotte dall’arazzeria Barberini, lungo un arco di circa cinquant’anni di attività.

I cartoni, che escono per la prima volta dai depositi dopo vent’anni, costituiscono un’occasione irripetibile per conoscere una delle più fastose committenze della famiglia, ancora poco nota al grande pubblico.

Sebbene la tecnica della tessitura ad arazzo abbia origini antichissime, nel Seicento divenne strumento di ostentazione dello status sociale delle famiglie altolocate: possedere un’arazzeria era segnale di grande prestigio e ricchezza.

Grandi pittori e artisti dell’epoca erano chiamati a dipingere il disegno preparatorio dell’arazzo: è il caso del ciclo con le Storie di Costantino, alla cui intera ideazione sovrintese Pietro da Cortona. La serie della Vita di Cristo (composta di 12 grandiosi arazzi, di cui le Gallerie Nazionali Barberini Corsini posseggono 8 cartoni) è opera di Giovan Francesco Romanelli, e viene rappresentata in mostra dalla Natività, mai esposta al pubblico fino ad ora. Il ciclo di arazzi con la Vita di Urbano VIII, progettato dalla scuola di Pietro da Cortona, era destinato a decorare il grande salone di Palazzo Barberini.

In mostra anche il Ritratto di Urbano VIII di Pietro da Cortona, in prestito dai Musei Capitolini, e la Visita di Urbano VIII al Gesù (1642-1643) di Andrea Sacchi, Jan Miel e Antonio Gherardi, esposta l’ultima volta negli anni Ottanta del Novecento.

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Glorie di carta
Il disegno degli arazzi Barberini
Dal 20 dicembre 2017 al 22 aprile 2018

Gallerie Nazionali di Arte Antica – Palazzo Barberini
via delle Quattro Fontane, 13
Roma

Orario:
martedì domenica
8.30 – 19.00
la biglietteria chiude alle 18.00

chiuso il lunedì, 25 dicembre, 1° gennaio

Ingresso:
Intero 12 € – Ridotto 6 €
(fino al 22 gennaio, compreso l’esposizione di Parade di Pablo Picasso)

Intero 10 € – Ridotto 5 € (da martedì 24 gennaio)

Informazioni:
tel. 06-4824184 | email: Gan-aar@beniculturali.it

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la mostra a cura di Maurizia Cicconi e Michele Di Monte

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Luciano Ventrone: Il superrealista

Nella residenza-fondazione di Marcello Aldega anfitrione (fra l’altro riccamente illustrata da pregiati dipinti fine ottocento-primi novecento) e la variegata e non conforme presentazione del sempre vivace Vittorio Sgarbi, è ospite il maestro del realismo Luciano Ventrone da me definito (se permettete) più che “iperrealista” il “superrealista”.
Ma realista in che senso? In competizione con la fotografia, che dico, la scavalca e la umilia con effetti di efficacia microscopica. E questo è pittura? È arte? È poesia? Saranno pure definizioni retoriche e abusate, ma ahimè senza quest’anima trasparente e impalpabile cos’è un dipinto se non manifestazione di pura tecnica e mestiere seppur eccellente e straripante?
Ventrone parla di astrazione nella sua pittura, ma astrazione dove? Come? Quando? Io non vedo che realismo ad alta definizione, maniacale speculazione da anatomista penale. E come insegna l’antico aneddoto: lo scienziato in cerca dell’anima, dopo accurata dissezione di un cadavere, non trovandola tra i visceri sentenziò “l’anima non esiste!”
Così si potrebbe dire del pittore: anatomizza ma non rintraccia l’anima.
Spieghiamoci. C’è realismo e realismo. Caravaggio o Veermer insegnano. Certo, non possiamo sempre aspirare all’intensa, umanissima realtà del maestro bergamasco, alla sua drammatica lezione di dignità, o al concentrato, lirico, “sospeso” realismo del maestro olandese. Ma realismo comunque non si intenda. mai effetto speculare, apparenza superficiale o mero virtuosismo: questi od altri sono sempre stati nemici giurati del grande Realismo, gli equivoci formali che ne hanno distolto e deformato i caratteri essenziali.
Realismo in sé presuppone non solo tecnica obiettiva, ma soprattutto introspezione, meditata qualità di indagine emotiva, sensibilissima attenzione psicologica, astrazione.
Sì, astrazione, necessaria ovunque e sempre nell’opera d’arte. Astrazione ancor più rigorosa e difficile perché nella figurazione realistica c’è da misurarsi con uno spazio prospettico, con la tridimensionalità, con la plasticità, con gli effetti di luce, i rapporti anatomici: tutti elementi tecnicamente affascinanti che possono distogliere dalla “nuce” per così dire astratta della composizione.
Ma l’astrazione deve permeare e sostanziare di sé gli oggetti, le figure, gli spazi, deve prevalere aldisopra di ogni tecnicismo, altrimenti la vita stessa, il senso magico dell’essere verrebbero a mancare lasciando dietro di sé fredde e ceree sostanze inanimate.
Del pittore Ventrone possiamo elogiare l’accanito e dispendiosissimo lavoro di indagine minuta, l’accanimento tenace e rigoroso di un realismo di quasi religiosa attenzione. Ma basta per commuoverci?

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Luciano Ventrone
Matrix. Oltre la realtà / Beyond reality
Dal 19 novembre 2017 al 25 febbraio 2018

Amelia (Terni)
Museo Civico Archeologico e Pinacoteca “Edilberto Rosa”
piazza A. Vera, 10

Informazioni:
infoline 348.9726993
prenotazioni: Call center Sistema Museo 199.151.123;
Museo 0744/978120

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Niente leggiadria quando a salvare il mondo è il dollaro

Il “Salvator Mundi” opera (presunta) di Leonardo è stata venduta per 450 milioni di $ ovviamente ad un anonimo e quindi è diventata invisibile perché un museo avrebbe avuto tutto l’interesse a pubblicizzare l’acquisto….
Che dire? Una piccola sconfortante considerazione: ormai viviamo in una società incapace di creare non dico il Bello e l’Assoluto, ma di creare comunque, una società arida che vive nella violenza come unica affermazione dell’individuo e nell’acquisizione dei beni materiali (soldi e potenza), e quindi non può far altro,come un vecchio ricco e impotente, che comprare la bellezza, la giovinezza dello spirito, la pura creatività.
Non rimane, come in un agone sportivo, che la gara all’asta a chi spende di più ricevendone encomi, applausi (e invidia)!
L’unica arte vera e concreta dei nostri tempi? Il restauro, non resta che restaurare tutto, ma proprio tutto: ogni cosa che appartiene al passato, anche mediocre e di maniera, viene tesaurizzata e ammirata come testimonianza di un’epoca aurea e leggendaria…
L’uomo ha venduto, da tempo,la sua anima,al Dio Denaro e alla sua arida logica. Non resta che raccogliere tracce e reperti del passato e metterli in cassaforte… E pensare che in altri tempi non ci si pensava una volta a buttar giù una scultura,un palazzo, a coprire un affresco per l’urgenza del nuovo talento.. e nessuno si sognava di gridare al misfatto!

Traiano: Optimus Princeps

Marco Ulpio Traiano nacque nel 53 d.C. ad Italica in Spagna da famiglia umbra, con cittadinanza romana, trasferitasi forse per motivi di commercio o di servizio. Il padre fu alto ufficiale dell’esercito romano ed anche Marco scelse la carriera militare giungendo a grado elevato anche se non abbiamo notizia delle campagne a cui avrebbe partecipato.
Nel 96 d.C. fu adottato dal vecchio senatore Cocceio Nerva, appena eletto imperatore dopo l’uccisione di Domiziano, che lo scelse come successore inaugurando la serie degli imperatori adottivi che fecero di gran parte del II° secolo d.C. il periodo più prospero della lunga storia dell’Impero Romano. Divenne a sua volta imperatore nell’anno 98 ed iniziò una frenetica attività in vari campi: fu grande costruttore ed a lui sono attribuiti i porti di Fiumicino, Ancona, Civitavecchia, Terracina, una sostanziale variante della via Appia, l’Arco di Benevento, l’acquedotto proveniente da Bracciano e riattivato 1500 anni dopo da Papa Paolo V Borghese.
Altre opere furono realizzate nelle province ma la sua massima fu fatta a Roma, il Foro, la Basilica Ulpia e la Colonna, completata dal suo successore e destinata alla sepoltura sua e della moglie, con la storia scolpita delle sue guerre vittoriose. Fu amorevole benefattore fondando “l’istitutio alimentaria” a favore di bambini e giovani bisognosi e curando mantenimento e istruzione degli orfani dei soldati. Ma la sua fama maggiore viene dalla sua vittoriosa attività militare; all’epoca l’impero, a parte piccole rivolte e razzie ai confini, subiva due aggressioni, da una parte i Daci premevano sul limes del Danubio, dall’altra, in Oriente, i Parti tentavano di invadere le province asiatiche.
Contro i Daci Traiano condusse due lunghe e difficili campagne che portarono alla conquista della regione e alla morte del re Decebalo; i Parti furono più volte sconfitti e Traiano occupò i territori corrispondenti all’odierno Iraq. Le conquiste orientali furono poi abbandonate dal successore Adriano che le giudicò difficilmente difendibili. Durante il viaggio di ritorno a Roma per celebrare il suo trionfo Traiano morì in Cilicia nel 117 d.C.; il trionfo fu fatto comunque celebrare in effige da Adriano. L’Optimus Princeps godette di grandissima fama sia ai suoi tempi che successivamente, nel Medioevo si disse che Papa Gregorio avesse ottenuto una sua temporanea resurrezione per battezzarlo in modo che potesse accedere al Paradiso, anche Dante lo cita nella Divina Commedia rifacendosi alla leggenda secondo la quale l’imperatore avrebbe interrotto la partenza per una impresa militare per rendere giustizia ad una vedova che l’aveva richiesta.
Per ricordare i 1900 anni trascorsi dalla morte dell’imperatore Roma Capitale e Zetema Progetto Cultura con l’intervento di numerosi e qualificati sponsor hanno organizzato, presso i Mercati Traianei, la mostra “Traiano. Costruire l’impero, creare l’Europa” che con l’ausilio di numerosi reperti provenienti da sedi della Sovrintendenza Capitolina e da musei italiani e stranieri esamina la vita e le opere dell’imperatore da più punti di vista. Nei suggestivi ambienti dei Mercati sono ospitati statue, busti, stucchi, monete e gioielli, modelli in scala, filmati ed alcuni calchi, provenienti dal Museo della Civiltà Romana, di parti della Colonna Traiana.
La mostra si articola su varie sezioni che ripercorrono gli aspetti dell’opera dell’imperatore; si comincia, stranamente, dalla sua morte entrando in una riproduzione del basamento della Colonna che ospita un filmato sulla sua vita, si prosegue con la sua carriera militare culminante con l’apoteosi delle guerre Daciche per giungere alla organizzazione dell’impero dal punto di vista amministrativo e assistenziale. In questa sezione viene anche esaminata l’attività benefica e commerciale delle donne che gravitavano nella corte imperiale, in particolare la moglie Plotina e la nipote Matidia che fu poi suocera di Adriano; le due donne molto si spesero per agevolarne la successione riuscendo ad imporne la nomina al Senato e alle Legioni. La quarta sezione espone reperti provenienti dalla grande villa imperiale recentemente sistemata ed aperta al pubblico ad Arcinazzo. Seguono sezioni che esaminano la fortuna dell’imperatore nei secoli e la sua grande attività di costruttore attraverso numerosi plastici e filmati che illustrano luoghi traianei inaccessibili al pubblico come l’interno dell’acquedotto dell’Acqua Traiana, i sotterranei delle Terme sul Colle Oppio le stanze affrescate della Privata Traiani sull’Aventino.
La mostra è ricchissima di reperti ed ha caratteri di grandiosità ben confacenti alla fama dell’Imperatore. Una avvertenza tecnica, le opere esposte sono spesso frammiste con quelle della dotazione abituale del museo dei Mercati ed è necessario distinguerle dal colore del cartellino esplicativo che è nero per i reperti della mostra e bianco per gli altri. La mostra è arricchita da istallazioni multimediali e iniziative sul Foro di Traiano.

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Traiano.
Costruire l’Impero – Creare l’Europa
Dal 29 novembre 2017 al 16 settembre 2018

Mercati di Traiano. Museo dei Fori Imperiali
Roma

Orario:
tutti i giorni 9,30- 19,30
chiuso 1 gennaio, 1 maggio, 25 dicembre

Informazioni:
tel. 060608
(tutti i giorni ore 9.00 – 19.00)

Catalogo:
De Luca Editori d’Arte

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Il pittore che dipingeva con frutta, fiori, animali

Giuseppe Arcimboldi, più noto come Arcimboldo, nacque a Milano nel 1526, figlio del pittore Biagio che gli insegnò i primi rudimenti dell’arte e che poi con lui collaborò nel disegnare i cartoni di alcune vetrate del Duomo di Milano; nel 1558 preparò il cartone per un arazzo con la Dormizio Virginis nel Duomo di Como e l’anno successivo eseguì un affresco per il Duomo di Monza.

Nel 1562 entrò in contatto con alcuni membri della famiglia Asburgo che governava il Sacro Romano Impero e su sollecitazione di Massimiliano II si trasferì a Vienna; in breve raggiunse una tale fama da essere ben presto nominato pittore di corte. Questa qualifica comportava non solo dipingere per la famiglia imperiale e la corte ma anche interessarsi di altre incombenze quali occuparsi come regista, sceneggiatore e scenografo dei numerosi eventi, matrimoni, battesimi, funerali ed altre occasioni, molto frequenti nelle Corti Europee. Erano spettacoli allestiti con materiali effimeri ma dovevamo mostrare con esposizione di lusso e grandiosità la potenza e la ricchezza della famiglia committente. Pur con qualche soggiorno a Milano l’Arcimboldo restò sempre legato alla Corte di Vienna ed ancora di più quando divenne imperatore Rodofo II che spostò la sua capitale a Praga. Rodolfo era un intellettuale con grandi curiosità, si dilettava di alchimia e di negromanzia e si era circondato da sapienti di ogni tipo tra cui spiccava il nostro Arcimboldo.

Una moda dell’epoca presso molte corti e famiglie ricche era  adattare degli ambienti a WunderKammer (Camera delle Meraviglie) dove venivano raccolte opere d’ogni genere, dipinti e statue simboliche, bronzetti antichi, monete, reperti provenienti dalle Americhe e dalle Indie, animali esotici, denti di narvalo, spade di pesci spada nonché numerosi oggetti di lusso creati da valenti artigiani utilizzando in parte metalli preziosi e in parte uova di struzzo, carapaci di tartaruga, marmi e pietre rare unendoli in complessi dall’aspetto strano, ricercato, suggestivo. In questo mondo Arcimboldo si trovò a suo agio ed essendo pittore si diede a dipingere quadri costituiti da fiori, frutta, animali, assemblati in modo da rendere l’immagine di una sorta di figura umana. Per gli Asburgo dipinse la serie delle Quattro Stagioni composte da verdure attinenti ad ogni singolo periodo e gli Elementi anch’essi variamenti costituiti. Le serie ebbero un grande successo e furono più volte ripetute e distribuite a vari committenti e spesso imitate da altri pittori.

Nel 1587 Arcimboldo tornò a Milano pur rimanendo pittore imperiale e a Rodolfo II fece pervenire due interessanti dipinti, la Flora e il Vertunno, questo quadro dovrebbe rappresentare, con frutta e verdura, l’Imperatore Massimiliano. Arcimboldo morì a Milano nel 1593.

La sua fama fu per alcuni anni grandissima poi, con l’apparire di nuove mode e scuole di pittura, fu dimenticato o ricordato solo per gli aspetti curiosi della sua arte. Fu riscoperto negli anni Trenta del ‘900 da Dadaisti e Surrealisti e da allora negli ultimi anni si sono susseguite mostre e studi per meglio far conoscere l’opera dell’artista. L’ultima è stata organizzata dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Palazzo Barberini nei suoi locali al piano terreno; ospita un centinaio di pezzi, tra cui pochi dell’Arcimboldo, suddivisi in sei sezioni introdotte da un autoritratto dell’artista. “L’Ambiente Milanese, e “A corte tra Vienna e Praga” esaminano sia con opere dell’autore che di suoi contemporanei e imitatori l’attività dell’Arcimboldo in questi periodi importanti della sua vita.

La terza sezione si rivolge al mondo fantastico e magico delle Wunderkammer esponendo numerosi oggetti curiosi e meravigliosi sia per qualità della materia che per la splendida lavorazione. “Le Teste Reversibili” sono nature morte visivamente ambigue; “Il bel composto” e “Pitture ridicole” mostrano alcune opere dell’artista che si diverte ad ingannare il visitatore con i suoi dipinti di fiori, frutti, animali, oggetti che presentano immagini che possono essere variamente interpretate. Una mostra inconsueta di un artista anomalo ed unico.

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Arcimboldo
Dal 20 ottobre 2017 all’11 febbraio 2018

Roma
Palazzo Barberini
via delle Quattro Fontane, 13

Informazioni:
tel. 06/4824184

Orario:
da martedì a domenica
dalle 9.00 alle 19.00

catalogo:
Skira editore

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