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Mutazioni in Campo (de Fiori)

Quando per il centro di Roma vedo i turisti B&B che in carovana si tirano dietro i loro trolley rullando sui sampietrini mentre il capofila marcia fissando il display del navigatore mi viene istintivo pensare agli antichi romani: Orazio si lamenta del rumore cittadino e Giovenale non riesce a dormire per il rumore dei carri sul basolato romano e per la gente che schiamazza di notte, movida ante litteram. Sono ritornato a Campo di Fiori per vedere un atto unico di Fabio Sargentini ed Elsa Agalbato alla storica galleria L’Attico. Ci accolgono come vecchi amici e partecipiamo a una bella serata teatrale, anche se l’età media del pubblico era decisamente alta; quando Adorno parlava dell’invecchiamento delle avanguardie non si riferiva esattamente a questo (1). Dopo lo spettacolo (mezz’ora) io e mia moglie ne abbiamo approfittato anche per fare due chiacchiere nel palazzo o almeno di ciò che ne resta: l’appartamento di una vedova è stato comprato da un ignoto russo con passaporto cipriota, quello di mia madre è stato spacchettato in quattro alloggi B&B arredati in stile Beautiful e quello all’ammezzato ha persino i letti a castello (Hic sunt Peones) e quando ho incontrato il padrone e gli ho chiesto “ma quanti ce ne hai messi?” lui mi ha risposto con naturalezza “quanti ce ne entrano”. Ma il peggio è che a questi turisti con trolley danno una chiave, il nome della strada e il numero civico ma non sempre l’interno, per cui una delle poche famiglie che vive ancora nel palazzo sente ogni tanto qualcuno che armeggia con le chiavi provando tutte le porte che trova al piano e sbreccando l’intonaco delle scale coi bagagli al seguito. In ogni caso è un traffico continuo di sconosciuti per le scale e se il B&B è pure abusivo quella gente non la controlla nessuno. Per capire la portata del fenomeno consiglio di farsi un giro per il quartiere: se ogni tanto vedete grossi lucchetti a cifratura, sono parte di un sistema ben collaudato: dopo che ha pagato trasmetti al cliente la localizzazione del lucchetto e il codice numerico. Dentro il lucchettone c’è la chiave del B&B e il gioco è fatto. Questi arnesi sono stati già vietati in Canada e a Parigi, ma noi siamo come al solito in ritardo o lasciamo fare. Lo svuotamento del Centro e la sua trasformazione in B&B è avvenuta praticamente senza un vero intervento della politica e i risultati li vediamo in molte città d’arte. C’è solo da chiedersi quale sarà la prossima trasformazione dei centri storici dopo la “gentrificazione” appena completata e l’esplosione del B&B. Se il Novecento è stato il secolo breve, quello nuovo ha messo il Turbo.


NOTE

  1. Alludo alla polemica intercorsa nel 1958-59 fra il filosofo Theodor W. Adorno ed il critico musicale Heinz-Klaus Metzger relativamente all’invecchiamento della musica d’avanguardia (c.d. Neue Musik). In sostanza, Adorno diceva che l’avanguardia è costretta a rinnovarsi continuamente, altrimenti diventa accademia di se stessa.

Nella selva del Verano

Il cimitero del Verano è immenso e bellissimo. Soprattutto nelle sue parti monumentali è un’enciclopedia di stili e di arti minori da tutelare, e infatti dipende dall’Ufficio Monumenti Moderni della Sovraintendenza di Roma Capitale e sono anche previsti itinerari e visite guidate. Solo che è più facile sapere dove è sepolto Trilussa o Paolo Stoppa o Enrico Toti che non il caro estinto. Mi ero riproposto di trovare la tomba di famiglia, comprata nel lontano 1912 dal mio bisnonno e situata nella zona del Pincetto Nuovo, la parte in collina che si vede dall’inizio della via Tiburtina. L’impiegato mi ha gentilmente stampato le coordinate della tomba, senza però sapermi dire altro. Mi ha comunque dato la mappa del Verano, dove le varie zone sono numerate. Tutto facile? No. Nella stampata si parlava di “Viale Circonvallazione, loculi esterni”. Ebbene, sul terreno non c’è nessuna indicazione topografica con questo nome. In più, mi sono presto accorto che settori diversi ripetono la stessa numerazione, così ci sono due 31, due 140. In più, i numeri sono spesso cancellati o poco leggibili e – dulcis in fundo – ho scoperto che la tomba di famiglia era a terra e non a loculo. Ma per trovarla mi sono dovuto rivolgere a un paio di giardinieri pratici della zona, altrimenti avrei vagato ancora per sepolcri e sterpaglie. In realtà mi avevano fermato, insospettiti dal mio girovagare. E qui purtroppo va detto che in certe zone il Verano è una savana piena di zanzare. Ha sicuramente piovuto molto, ma l’incuria è impressionante, sia perché molte famiglie si sono estinte, sia perché l’AMA non riesce a garantire una manutenzione ordinaria decente. Fa impressione vedere tombe monumentali avvolte da vegetazione infestante o in totale rovina. Ma un intervento pubblico deve distinguere tra restauro conservativo e manutenzione ordinaria, la quale in questo momento è carente per mancanza di organici e di organizzazione. Un vero peccato, perché il Verano fa parte della cultura romana ed è un luogo pieno di arte. Sarebbe anche auspicabile che sorgano associazioni culturali che adottino una serie di sepolcri da restaurare o manutenere.

Roma e utopia di un trasporto sotterraneo

Guardando la mappa di Roma e del suo sistema di comunicazioni e leggendo la promessa del sindaco Gualtieri – la città in 15 minuti – rimango scettico. Un sindaco dovrebbe promettere meno: mondezza smaltita e traffico snellito sono promesse poco credibili e su certi argomenti noi romani siamo assai disincantati. Intanto Roma non è Milano, non è ha la struttura radiale ma sembra piuttosto una massa informe dove le parti non hanno una vera comunicazione tra di loro. In 15 minuti per andare dove? Anche all’interno dei singoli municipi i servizi sono spesso sparsi, senza una pianificazione; la viabilità non è sempre scorrevole e i trasporti pubblici non sono sempre efficienti. E allora? Come pensare di risolvere in poco tempo i problemi accumulati in tanti anni di sviluppo non programmato? E ancora: siamo sicuri che i progetti siano stati impostati razionalmente? In ogni caso – e il sindaco Rutelli l’aveva capito con “la cura del ferro”, creando il tram linea 8 e modernizzando la linea FM fimo a Cesano, con incrocio a Valle Aurelia – un collegamento rapido può essere soltanto su rotaia: tram, treno e metro, i primi due molto più economici delle linee sotterranee.

Guardiamo ora esempio la mappa della metropolitana, compreso il tracciato di quella ancora da terminare o addirittura costruire. Ebbene: la metro A invece che via Ottaviano poteva collegare i tribunali di piazzale Clodio, mentre dall’altro capo nessuno ha mai pensato di estendere per tempo la linea fino all’Università di Tor Vergata. Perché tanto scoordinamento? La metro C poi ha in pratica sfruttato il vecchio tracciato della Roma-Fiuggi, ma davvero è razionale il collegamento da san Giovanni a piazza Venezia e piazza della Chiesa Nuova, visto che anche i bambini sanno che Roma non ha cambiato posto e che a pochi metri dal suolo c’è una città intera e non un singolo reperto archeologico? Uno può anche scavare le gallerie a cinquanta metri di profondità, ma il problema sono i pozzi d’uscita e a quel punto i ritardi si accumulano e non solo per colpa della Sovraintendenza. Se poi guardiano la mappa della metro come era stata progettata nel 1986 ci si accorge di quanto poco è stato fatto (1) e soprattutto quanto era ottimistico realizzare tutto e non solo per mancanza di fondi, anche se in realtà alcune linee spacciate per nuove erano gli impianti di vecchie ferrovie, tronchi superati dall’Alta Velocità e declassati al traffico locale. Ma non sempre c’è coordinamento fra Comune e Trenitalia:  anni fa fu chiusa la stazione di Fiumicino paese e a Roma la stazione di Val d’Ala (Salario) è stata fabbricata, aperta e chiusa ormai da quattro anni e forse sarà riaperta. Diverso è il caso della vecchia Roma-Viterbo che parte da piazzale Flaminio e collega in pratica i comuni e le frazioni  sulla Flaminia: è vetusta sia nell’impianto che nel materiale rotabile e non incrocia i tronchi FS. E qui riecco la storia della chiusura dell’anello ferroviario, di cui si parla da quarant’anni e forse tra sette anni (parola di sindaco Gualtieri) sarà ultimato. Si tratta di collegare Vigna Clara con Tor di Quinto e Nomentano, pochi chilometri di cui due terzi in mezzo ai campi, mai tempi saranno lunghi lo stesso. Era un’opera strategica che avrebbe creato una sorta di GRA su rotaia e migliorato anche le comunicazioni radiali, ma finora si è visto poco. Tra l’altro si dovranno completare e/o riadattare alcune stazioni, e qui è un classico: in Italia le ferrovie sembra che siano un problema di edilizia e non di trasporti, visto che ovunque abbiamo stazioni monumentali con due soli binari. Infine, non aveva più senso estendere le linee verso le periferie, alcune delle quali (il quadrante Sud-Ovest, per esempio) hanno cattivi collegamenti non solo con il centro, ma persino col municipio vicino? Invece si è previlegiato l’asse San Giovanni-piazza Mazzini, cioè il Centro. Piazzale Clodio poteva essere raggiunta con una derivazione da Ottaviano, senza partire da tanto lontano. Insomma, lo schema generale è molto meno razionale di quanto sembra e mantiene l’ossessione per il centro. In più, Roma sta cambiando: molta gente abita oltre il Raccordo Anulare e i grandi centri commerciali stanno creando dei poli di attrazione eccentrici rispetto al centro dei municipi, sempre che tutti ne abbiano uno. Ma solo prendendo atto di questi cambiamenti urbanistici si possono progettare sistemi di comunicazione realistici.

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NOTE

https://www.rerumromanarum.com/2017/03/progetto-per-la-rete-metropolitana-di.html

Il “Cisternone” abbandonato di Villa Borghese

Terra secca, ciuffi sparuti d’erba e non siamo sulle rive del Po in carenza d’acqua, ma nei pressi dell’hotel Parco dei Principi, dove negli anni ’20 venne edificato il cd  “Cisternone”con la fontana del Sileno, ma più comunemente conosciuta come quella del  “Cisternone”.

Non è il periodo di carenza dell’acqua ad offrire uno spettacolo di arrido abbandono di un’area di Villa Borghese, non lontana dall’omonima Galleria, ma la facilità con la quale l’Amministrazione Capitolina preferisce transennare un edificio che mostra qualche debolezza, piuttosto che impegnarsi al recupero e alla manutenzione di una costruzione suggestiva nel suo strano connubio eclettico delle massicce forme assirobabilonese con dei brividi rinascimentali barocchi, per dimenticarlo del degrado.

Decoro urbano non si può identificare con il vietare o ostacolare le persone a sedersi sugli scalini per mangiare in panino quando le Amministrazioni non curano gli spazi e gli edifici

L’architetto Raffaele de Vico e l’ingegnere Pompeo Passerini mai avrebbero potuto pensare, quando lo realizzarono tra il 1922 ed il 1925, che il serbatoio dell’Acqua Marcia non avrebbe più effettuato l’approvvigionamento idrico di Villa Borghese, per profondare nel degrado e nell’incuria.

È ironico che su di una delle facciate dell’edificio è scritto Novo Urbis Decor (la nuova bellezza della città), con il suo fascino “blasé”, annoiato e indifferente nel aver perso la sua attrattiva con le fontanelle private dell’allegro zampillare dell’acqua.

Sarebbero stati utili, in questo periodo, i litri d’acqua della cisterna, forse, nell’ambito del progetto “Caput Mundi” e tra i 335 provvedimenti pensati come un’opportunità per fare Roma bella grazie al Pnrr e in coincidenza con il Giubileo 2025, il commissario straordinario per il Giubileo e sindaco di Roma Roberto Gualtieri troverà spazio, nella linea d’intervento denominata “Mi tingo di verde” (parchi, giardini storici, ville e fontane) anche di intervenire sul “Cisternone” tra i molti siti poco conosciuti da valorizzare.