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Fu-Turismo

Nei mesi di ordinaria follia si è visto di tutto, inutile tornarci sopra; ora si torna alla normalità, anche se non è finita: ogni tanto si accende qualche nuovo focolaio, vuoi per la movida repressa, vuoi per le metastasi d’importazione. La gente non ti guarda più come il nemico da evitare e le mascherine sono ormai disegnate anche dagli stilisti. Ma facciamoci un giro: fa impressione vedere un centro senza turisti, soprattutto se cammini a fontana di Trevi, al Colosseo o verso il Vaticano. Traffico e mondezza in compenso sono tornati ovunque come prima, se non peggio. In autobus tre posti a sedere su quattro sono interdetti, ma chi sta in piedi è serrato accanto al vicino, almeno in certe fasce orarie. Mascherine obbligatorie, ma basta farsi un giro dove si riuniscono i giovani per capire la scarsa disciplina: per incoscienza, sfida o stress differito non vogliono capire che la storia non è finita. Vecchi contro giovani, la storia aggiornata ai tempi. Capisco però la voglia arretrata di socialità: per tre mesi abbiamo usato al parossismo tutti i mezzi offerti dalla tecnologia per comunicare, ma il contatto fisico con le persone è un’altra cosa. Mi accorgo che in questi mesi è stata distrutta la mia vita sociale, fatta non solo di serate con gli amici o gite fuori porta, ma anche – nel caso mio – di cerimonie civili e militari, di parate, cene sociali, attività sportive all’aperto. Chi poi ha descritto compiaciuto una Roma vuota, icona eterna, esaltandone l’estetica e trasfigurandola in una dimensione metafisica, di sicuro non ha mai gestito un negozio o un albergo. Fa effetto vedere la zona di Borgo con decine di negozi di souvenir religiosi e solo poche centinaia di turisti. Stesso discorso verso Fontana di Trevi: se vi avessimo mantenuto la bottega storica gestita in famiglia per più di mezzo secolo, avremmo dovuto chiuderla comunque: quella zona del centro sembra ora spopolata e di fatto lo è. Sia chiaro che non provo nessuna pietà per le decine di negozietti e servizi per turisti low-cost; lo stesso per le decine di B&B che hanno trasformato il centro (e non solo) in un luna park per turisti poveri e ignoranti. Quando ho chiesto ironicamente a un gestore quanti ne faceva dormire, candidamente mi ha risposto: “quanti ce ne entrano”. Coi letti a castello, s’intende. La nostra bottega storica si è alla fine ritrovata priva del tessuto connettivo originario, in mezzo a negozi di dubbio gusto e dubbia proprietà, uno uguale all’altro. La casa di famiglia a Campo di Fiori (venduta) diventerà prima o poi un altro B&B, anche se il crollo del turismo ha rimandato i lavori e per strada non si sente da mesi il rumore continuo dei trolley sui sampietrini. E devo dire che ieri sera, andando a cena con un gruppo di amici dopo la presentazione di un libro, vedendo solo clienti italiani e pochi ma qualificati stranieri pur stando a piazza Navona, ho rivisto la Roma di quarant’anni fa, romana e turistica sì, ma non affollata e low-cost come fino a pochi mesi fa. Sono pieni i ristoranti cari ai romani, ma le mense rapide con pizze surgelate vivacchiano, e devo anche dire che i tanti, troppi tassisti fermi al parcheggio almeno per una volta mi hanno fatto pena. Non so se la classe politica imparerà molto da questa esperienza, ma la lezione è semplice: non si deve mai puntare su un solo tipo di investimento sperando che le risorse crescano illimitate nel tempo. I cicli economici sono sempre più brevi e il Covid-19 – inaspettato, questo sia chiaro – finora ha fatto più danni di una guerra. Su Roma in tempi normali gravitavano 300.000 turisti al giorno, e solo le guide più o meno patentate sono 5.000, per non parlare del personale di servizio di alberghi e ristoranti. Una serie di leggi assurdamente avallate dalla sinistra nel frattempo aveva permesso di aprire qualsiasi negozio in qualsiasi zona, con l’unico risultato di un’omologazione mirata ai servizi per il turismo di massa, e la trasformazione del centro storico in zona di locande a basso costo,  per la metà abusive. Ci voleva la pandemia per capire che al centro non abitavano realmente più di 50.000 persone? La notte si sentiva il rumore dell’acqua dalle fontanelle.

Detto questo, che fare? Il turismo statunitense e sudamericano lo vedremo forse l’anno prossimo, gli aerei della RyanAir stanno ancora a terra e ad agosto qui a Roma non possiamo aspettarci più di poche migliaia di turisti europei. Per fortuna in questi ultimi due mesi c’è stata una ripresa del turismo italiano: le offerte non mancano e si tende a non andare troppo lontano, con un rilancio della costa e dei piccoli centri. Pochi andranno all’estero, almeno rispetto alle abitudini pregresse, quindi in tanti scopriremo l’Italia. L’unica cosa: bisogna assolutamente rimodulare tariffe e orari di musei e monumenti. Il Vaticano l’ha capito subito e ha adeguato l’accoglienza modificando ed estendendo il servizio. I musei statali o comunali forse non hanno capito che chiudere troppo presto o non aprire la sera e mantenere prezzi troppo alti può andar bene agli stranieri in pullman, ma non per la famiglia italiana risparmiosa. Per anni abbiamo visto carovane di turisti in giro per via dei Fori alle tre del pomeriggio di luglio e agosto, ma certi comportamenti sono impensabili per chi può scegliere. Purtroppo i processi decisionali dell’ente pubblico sono sempre lenti, mentre servirebbe più tempismo. Un museo si rilancia non solo con la promozione, ma anche adeguando orari e costo del biglietto alla nuova situazione, spostando il personale dai turni inutili e recuperando risorse per la sera, quando magari la gente esce senza l’assillo del caldo. E all’Auditorium ora intitolato a Ennio Morricone i concerti saranno eseguiti nella cavea, sorta di teatro romano pensato da Renzo Piano accanto alle strutture chiuse. Mai pensare a un solo modello di sviluppo!

Un Sindaco di buone intenzioni

Roma Ostiense Mura Aureliane Piramide dal Museo di Porta san Paolo DSC_3342La volontà del sindaco Ignazio Marino di migliorare la vivibilità di Roma, trasformandola in una città capace di accogliere e attirare investimenti per tornare a primeggiare nel mondo, è stato ribadito con la presentazione delle linee programmatiche per il mandato amministrativo 2013-2018.

L’Amministrazione, prima di realizzare una città senza barriere sociali, dovrà intervenire sulle barriere fisiche, quelle architettoniche e di mobilità che possono migliorare la qualità della vita, come il non trovare sul proprio cammino auto parcheggiate su passaggi pedonali protetti che influenzano molto l’umore degli abitanti.

Non basta istituire all’assessorato alla Qualità della vita e allo Sport per favorire la salute, è utile intervenire sul rispetto delle regole di vita tra persone.

Su queste linee programmatiche il Sindaco potrebbe trovare dei buoni risultati nel potenziamento dei trasporti pubblici, perché non è concepibile attendere il passaggio nel centro di Roma di un bus per oltre trenta minuti o assistere esterrefatti nella desolazione che versa l’Ostiense nel tratto tra la Piramide e la Basilica di san Paolo. Occorre rivedere gli orari di transito dei mezzi pubblici sulla via Ostiense con la presenza del polo universitario di Roma Tre, con il complesso museale della Montemartini, con i servizi di Sovrintendenza annessi, con le prospettive dei Mercati Generali trasformati nella Città dei Giovani e soprattutto con il complesso archeologico e museale di san Paolo fuori le Mura con la Basilica e l’Abbazia.

Il trasporto pubblico è tra gli interessi del Sindaco, come non manca di ricordare in ogni occasione, che va oltre al risanamento del bilancio catastrofico dell’Atac, ma arrivare a garantire un regolare transito di autobus e tram, senza che la pioggia non sia un ostacolo al transito della metropolitana.

È necessario, se la cultura e il turismo sono le risorse di Roma, guardare all’accoglienza sottraendo gli abitanti e i turisti a lunghe attese sotto il sole o la pioggia su di una pavimentazione sconnessa. Una sofferenza per recarsi a visitare un museo o un monumento che non è un buon biglietto da visita.

L’inizio del Sindaco Ignazio Marino è stato di buoni propositi e di alcune concretizzazioni come l’aver tenuto, sino ad ora, le collaborazioni esterne fuori dalla direzione della Sovrintendenza e di quella del Macro, ma sono solo delle pie illusioni e a settembre, si potrà tornare alla poco apprezzabile abitudine dei consulenti esterni per adattarsi allo spirito romanesco del damose ‘na mano. Se crede che la tutela del patrimonio dovrà essere affidata ad una consulenza esterna che sia una persona capace a non sprecare preziose occasioni di promuovere progetti validi per l’utilizzo dei fondi europei per la cultura.

Alcuni avvertimenti si erano avuti con la collocazione delle persone di fiducia negli assessorati, la consultazione dei curricula dei candidati per le poltrone dei diversi incarichi deve aver subito l’influenza di un colpo di vento che deve aver scompigliato, oltre alla capigliatura del Sindaco, i buoni intenti di affidare le mansioni per competenza e non per logiche di partito, anche all’insaputa degli interessati per una giunta creativa.

Sono pochi i nomi nelle giuste caselle, molto è dato all’inventiva atta a confondere i questuanti di turno pronti a parcheggiare il loro sedere sulle poltrone delle diverse sale d’attesa.

Una buona riuscita è stato l’accorto dosaggio di presenze femminili e maschili, oltre che tra tecnici e politici.

Bisogna annoverare tra le buone intenzioni il progetto di pedonalizzare l’area tra il Colosseo e piazza Venezia, ma sarà una vera prova del fuoco con le polemiche che ha già suscitato la modifica della viabilità, per smettere di utilizzare uno dei monumenti più visitati e fotografati del Mondo come spartitraffico. Svilire il simbolo della città eterna a fondale del traffico è il sintomo di quanto poco sino ad ora la politica si è interessata di cultura e turismo.

La città e i suoi abitanti andranno incontro a un vero e proprio cambiamento della filosofia di vita, un nuovo modo di pensare la mobilità e la cultura come una risorsa per Roma.

Il Sindaco potrà fregiarsi della soddisfacente conclusione dei lavori di restauro e consolidamento del basamento della Rocca Savella (Aventino – Lungotevere), con i depositi archeologici connessi, con la speranza che l’area non sia nuovamente dimenticata, ma promossa come luogo da visitare e non come la recente sistemazione dell’area di rispetto delle Mura Aureliane nel tratto di via Guerrini – viale Giotto

Il Sindaco sembra anche interessato al recupero edilizio più che alla smodata edificazione che ha caratterizzato negli anni Roma, per questo dovrebbe riflettere attentamente sulla colata di cemento che si riverserà su Tor di Valle, una zona in precario equilibrio ambientale e urbanistico, per edificare lo Stadio della Roma. Un luogo senza sbocchi, schiacciato tra il Tevere e la via del Mare, senza alcuna possibilità di migliorare la viabilità in un’area ricca di testimonianze archeologiche e naturalistiche, quella tra Tor di Valle e Acilia, dove si è fin troppo edificato.

01 Roma Ostiense Un Futuro dietro ad un Muro Ponte delle Scienze Gasometro DSC_4470 webUna sensibilità quella del Sindaco per la vivibilità della città che verrà messa alla prova con la riorganizzazione dell’area del ponte pedonale delle Scienze (Rita Levi Montalcini) che coinvolge la zona Marconi, ma soprattutto quella dell’Ostiense. Una vera riqualificazione per una zona di Roma che custodisce sorprese e gioielli, non solo come polo universitario, ma anche come polo museale.

È il turismo culturale il vero patrimonio di Roma e il pedonalizzare i Fori potrà essere un incentivo, ma è il facilitare l’accesso ai monumenti e l’aree periferiche che permetterà una “musealizzazione” diffusa.

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Qualcosa di più:

Un Sindaco di buone intenzioni
Viae Publicae Romanae
Campidoglio: ed ora cosa succede?
Un nuovo decoro adiacente alle Mura
C’è Ponte e Ponte
Un’altra Roma non solo di propositi
Sindaco nuovo vecchi problemi
Altro cemento sull’Ostiense
Infrastrutture in cambio di cemento

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