Rifugiati: Pochi Euro per una Tenda come Casa

“Casa dolce casa”. Più che un modo di dire, per molti di noi, questa frase è una certezza. Fatta di calore, affetto, condivisione. Ma per oltre 50 milioni di rifugiati e sfollati la casa è solo un ricordo spezzato dalla guerra e dalla violenza.

Ai rifugiati e agli sfollati che non hanno più un posto sicuro dove stare è dedicata la campagna di comunicazione e raccolta fondi “Casa Dolce Casa” che l’UNHCR lancia dall’8 al 28 giugno, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato.

Con la campagna l’UNHCR vuole sensibilizzare e raccogliere fondi per quattro fra le più gravi crisi umanitarie degli ultimi decenni: Siria, Iraq, Repubblica Centroafricana e Sud Sudan.

Donando al 45507 è possibile fornire a migliaia di rifugiati e di sfollati in Siria, Iraq, Repubblica Centroafricana e Sud Sudan una tenda per 5 persone, un kit di pentole e una tanica per l’acqua, oggetti essenziali per sentirsi al sicuro in una situazione di emergenza.

Una mobilitazione che raggiungerà il picco massimo il 20 giugno, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato con il maxi evento concerto “World Refugee Day Live”, che si terrà a Firenze presso Il Parco delle Cascine (Ippodromo Del Visarno).

Dalle 15 in poi, l’attore Francesco Pannofino e la giornalista di Piazza Pulita Valentina Petrini chiameranno a esibirsi sul palco diversi big della musica italiana, tra i quali Elisa, Bandabardò, Enrico Ruggeri, Virginiana Miller, Jaka Djset, Cecco e Cipo, Didiodato, Dimartino, Piero Pelù, Brunori Sas, Sandro Joyeux, Gatti Mezzi, Appino, Street Clercks e Francesco Guasti.

Con l’acquisto di ogni biglietto si garantirà acqua per un mese ad un rifugiato che vive in condizioni di emergenza.

Protagonista e simbolo del concerto, una chitarra speciale realizzata da un liutaio di Cortona, che in questi giorni sta spopolando sul web e sui media.

Si tratta di “Mare di mezzo”, una chitarra realizzata con il legno di un barcone naufragato a Lampedusa, che suonerà al “World Refugee Day Live” per ricordare le vittime delle tragedie nel Canale di Sicilia.

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Casa dolce casa
Dona 2 o 5 euro al 45507

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UNHCR

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AdN Migrazione Rifugiati UNHCR Casa dolce casa casa-dolce-casa2

 

Sulla strada del ricordo

Con la prima personale italiana del fotografo francese Olivier Paravel, affronta, sotto il titolo “N7, une route”, il ricordo di antichi fasti di una strada che collegava Parigi al Mediterraneo.
La National Highway 7, o RN 7, o N 7, anche a volte chiamato “Blue Road”, è stata la più lunga strada statale Francese, con i suoi 996 km., prima della sua dismissione parziale, collegando Parigi a Mentone attraversando la Borgogna, la Auvergne, la valle del Rodano, l’ Esterel sino alla Costa Azzurra.

Una serie di scatti in b/n della mitica route bleue, tratti da un più ampio progetto di ricerca, realizzati con la Leica, con una sorta di ossessione da archeologo della modernità che si nutre di quello stesso senso del tempo che investe tutte le rovine, e che Marc Augé definisce come “tempo puro”. In questo senso, la strada, quella strada – con il portato di una storia millenaria che sembra improvvisamente accelerata e come condensata all’alba della nuova modernità, per poi rapidamente depotenziarsi fino a ridursi per alcuni tratti a poco più di una traccia e a qualche rovina – costituisce l’altra ossessione che muove la ricerca di Olivier Paravel, fino a saldarsi con la prima in un unicum dall’alta valenza simbolica, per cui la strada diviene, è, essa stessa figura del tempo, che fugge e da cui fuggire.

La luce della stagione invernale potenzia la scelta espressiva del b/n, dal sottile potere evocativo che rinvia al gioco dell’immaginazione, all’ombra lieve di una rêverie o a un dolente e pungente sentimento di melanconia. Non attraversa tuttavia questi scatti la nostalgia, come desiderio o tensione al ritorno al tempo mitico dei favolosi ’60, costruzione letteraria o massmediatica. Perché: “Che cos’è una strada che muore? Un discorso concluso, una frase finita? Una strada…che riprende la storia dall’inizio…partire?” (Dominique Paravel, in Catalogo.)

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OLIVIER PARAVEL
N7, une route
7 al 27 giugno 2015

Roma
Storie Contemporanee
Studio Ricerca Documentazione
via Alessandro Poerio, 16/B

Orario:
martedì, mercoledì, giovedì e venerdì
dalle 17.00 alle 19.00
sabato a.m. per appuntamento

a cura di Anna Cochetti
con un testo di Dominique Paravel

Sito web

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Mostre Olivier Paravel

Le immagini e le parole

Più che un’iniziativa espositiva è un evento dove le opere di quattro pittrici danno corpo alle parole di una serie di liriche di Luigi M. Bruno, loro guida nel mondo pittorico, dedicate all’Amore.

Quattro differenti visioni pittoriche ispirate dal percorso elegiaco e romantico di Luigi M. Bruno per un discorso sospeso tra pennellate e guizzi di ricordi e presenze.

L’Amore come un fantasma, una chimera per un’inafferrabile felicità, ma anche scrigno e contemporaneamente tesoro da custodire.

Un viaggio d’immagini che Elisabetta Bertulli, Paola Candelori, Candida Paolucci e Fortunata Quilli hanno intrapreso, nel tentativo di dare una fisionomia all’Amore.

Se Elisabetta Bertulli interpreta l’Amore con ariose aperture geometrizzanti, dalle quali emergono delle immagini riconoscibili in uno spazio dinamico, Paola Candelori, Candida Paolucci e Fortunata Quilli sono più materiche, sino ad approdare alla fisicità della figurazione.

Una fisicità che accomuna, ma che ha le sue differenze con le evocazioni che Paola Candelori sospende nella luce, Candida Paolucci dando sfogo ad una gamma cromatica essenziale di rosa spenti, ravvivati da rapide pennellate, mentre le atmosfere trasparenti dell’acquerello sono l’ambito scelto da Fortunata Quilli per materializzare gli affetti e le memorie.

Mostre TU SEI LA STAGIONE, TU L’ESTATE SEMPRE compl

 

 

 

 

 

 

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Mostre TU SEI LA STAGIONE, TU L’ESTATE SEMPRE 1

TU SEI LA STAGIONE, TU L’ESTATE SEMPRE…
Esposizione Pittorica/Poetica
di Luigi M. Bruno
con Elisabetta Bertulli – Paola Candelori – Candida Paolucci – Fortunata Quilli
Dal 4 al 9 giugno 2015

Roma
Casa Internazionale delle Donne
Galleria Caffè Letterario
via della Lungara 19

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Inaugurazione
3 giugno 2015 ore 17,30
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Orario:
11,00/13,00 – 17,30/20,00
festivi entrata in via S. Francesco di Sales 1A

Informazioni:
tel. 06/68401720 – 68401721
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Roma Gianicolo: L’attesa ripagata

L’utilizzo dei mezzi pubblici a Roma comporta una certa incognita nell’attesa, ma con l’870 che dal periferico Trullo conduce al centrale ponte Vittorio, è un’attesa che viene ripagata con l’attraversamento del Gianicolo. Un panoramico spettacolo che si apre a Monteverde per concludersi a piazza della Rovere (lungotevere Gianicolense).

Il Gianicolo, detto anche Montorio – monte d’oro per il colore giallo della sabbia di cui è costituito -, divenne completamente pubblico quando nel 1883 i principi Corsini vendettero allo Stato e al Comune le proprietà sul colle e il versante orientale che degrada verso il Tevere e dove ora si trova l’Orto botanico, al quale si accede da via Corsini.

Un luogo quello del Gianicolo che racchiude la memoria garibaldina della difesa, nel 1849, della Repubblica Romana dalle truppe francesi, ma che già al tempo di Re Anco Marzio era considerato strategico per il controllo della riva destra del Tevere e di Ponte Sublicio.

Un tratto che inizia con il costeggiare le mura Gianicolensi, all’altezza di via Giacomo Carini, per arrivare a porta san Pacrazio, con il museo dedicato alla Repubblica Romana, e scendere per un brevissimo tratto via Garibaldi, alla prima a sinistra s’imbocca il viale alberato a senso unico della passeggiata del Gianicolo.

Un “tunnel” boschivo sulla cui sinistra c’è una fontanella ricavata da un sarcofago con due bocchette metalliche per l’acqua, addossata al muro di sostegno, in blocchi di tufo, dei giardini di Villa Aurelia dell’American Academy in Rome, mentre sulla destra il pendio che scema verso Trastevere è occupato dall’Orto botanico.

Poco prima di trovarsi sul piazzale dove svetta il monumento equestre a Giuseppe Garibaldi, realizzato da Emilio Gallori, nel prato sulla sinistra si vede la statua bronzea a Righetto, simbolo dei ragazzi caduti in difesa della Repubblica Romana nel 1849.

Oltre il prato di “Righetto” il viale alberato in senso contrario, con la cosiddetta “Casa di Michelangelo” che cela un serbatoio, costruito nel 1928, interrato all’interno del bastione e che solo nel 1941 viene completato con la facciata del palazzo ritenuto il domicilio romano dell’artista. Una facciata salvata dalla demolizione, conseguente ai lavori intrapresi sul colle capitolino per far posto al Vittoriano. Di fronte alla “Casa di Michelangelo” il monumento in bronzo a Ciceruacchio, opera dello scultore siciliano Ettore Ximenes, per omaggiare il patriota della Repubblica Romana Angelo Brunetti e immortalato da Nino Manfredi nel film “In nome del popolo sovrano”, regia di Luigi Magni.

Nel piazzale Giuseppe Garibaldi, oltre ad essere uno dei luogo più suggestivi e gratuiti per vedere Roma nel suo splendore è anche dove ogni giorno un colpo a salve di cannone segnala mezzogiorno (che erroneamente si vuole in ricordo alla breve vita della Repubblica Romana del 1849) e dal quale si può riconoscere una serie di luoghi come ad esempio il Campidoglio, il Pantheon e Trinità dei Monti.

Sul lato opposto del panorama su Roma “dentro” le Mura, il terrazzo, sotto al quale si snoda la strada delle mille curve, sull’interminabile tappeto di vegetazione che si allunga sino a san Pietro.

A corollario del luogo i busti di chi ha dato la vita per la Repubblica Romana, per poi scendere per un rettilineo, lasciando sulla destra villa Lante, sede finlandese della rappresentanza diplomatica presso la Santa Sede e dell’Institutum Romanum Finlandiae, che domina dall’alto Regina Coeli. A sinistra il monumento equestre di Anita Garibaldi, realizzato in periodo fascista dallo scultore Mario Rutelli e collocato sull’omonimo piazzale dove si affaccia la Scuola Materna Comunale in stile Montessori, subito dopo la romantica fontanella del Faro.

Prima di affrontare il primo tornante ecco sulla destra il Faro regalato a Roma dagli italiani d’Argentina, poi la quercia del Tasso ed ecco la discesa con il secondo tornante che porta all’ospedale pediatrico Bambin Gesù.

Di fronte al Bambin Gesù, sotto la Quercia del Tasso, con un piccolo teatro del 1619; un sarcofago utilizzato a fontanella e una meno esaltante parcheggio dell’Ama.

una fontanella del 1925 è decorata con una lira e una spada, simboli della poesia epica, che si riferiscono al suddetto piccolo teatro.

Si scende ancora e un nuovo terrazzo su Roma ci fa scoprire Castel sant’Angelo e la chiesa di san Luigi dei Fiorentini che sembra quasi di poter abbracciare, una strettoia in discesa modello andino ed ecco sulla sinistra la scalinata dell’ingresso conventuale di sant’Onofrio, con le decorazioni ispirate alla storia dell’anacoreta Onofrio, realizzate dal Cavalier d’Arpino in occasione del giubileo del 1600, luogo suggestivo ammirato da Goethe e Chateaubriand, laddove Torquato Tasso trovò rifugio e riposo.

Scivolando tra mura e bastioni pontifici, con un bus di dimensioni ridotte che facilita la guida in un percorso fatto per chi non soffre di mal d’auto, si arriva finalmente, con via della Lungara, a Trastevere.

 

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IL SOLE DOPO LA CURVA

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Scendi e curva
svolta ed ecco
disegnando la silhouette
del cipresso e del pino
la sfera ridente
ti offre il buon giorno

Stagliato nel cielo limpido
assorbito nella mattutina
foschia e dalle acque del fiume

Scendi e svolta
e sulla lunga scesa
tra un romanico e un barocco
l’arancione disco
dominando colli e cupole
rinnova l’augurio

Febbraio ’97

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Roma Mura Racconti Roma Gianicolo 870 con arcobaleno 02

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Roma Mura Racconti Roma Gianicolo 870 Gianicolo Crepuscolo Alberi

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Botero: Il Tour della sofferenza

Botero , il gigante colombiano, sceglie la capitale della Sicilia come unica tappa italiana del suo tour mondiale.

Dopo New York, Medellìn, Lisbona e Panama, le famosissime figure tondeggianti e monumentali di Botero invadono le sale Duca di Montalto del Palazzo Reale di Palermo. In questo ciclo di opere (27 dipinti a olio e 34 disegni) il “grande vecchio” della pittura mondiale attraversa e rinnova l’iconografia della Via Crucis, tema frequentatissimo sino al XVI secolo, ignorato successivamente e oggi pressoché scomparso. Quello di Botero appare un Cristo umanissimo, piegato e straziato da un dolore in tutto simile a quello che annichiliva i prigionieri di Abu Ghraib, raffigurati nella toccante e famosa serie di tele prodotte qualche anno fa dall’artista. Nei dipinti e nei disegni in mostra a Palermo, Botero continua il suo percorso pluridecennale da sempre teso a scandagliare in lungo e in largo la storia dell’arte e i suoi tòpoi. Colori e sfondi sembrano avere una matrice giottesca, abbondano inoltre gli omaggi a Masaccio, Durer, Pinturicchio. L’artista colombiano rinnova soluzioni pittoriche che erano ricorrenti nel passato, come quella di mescolare la realtà quotidiana col racconto biblico o, ancora, quella di dipingere il proprio ritratto all’interno delle raffigurazioni. Tra i personaggi che affollano la scena de “Il bacio di Giuda” è possibile riconoscere, in basso a destra, lo stesso Botero che, come ha affermato, indossa “il miglior vestito della festa per apparire umilmente nell’opera, accanto a Cristo”.
Nel ciclo della Via Crucis, l’incontro tra la drammaticità palpabile del tema affrontato e la serenità formale delle figure assicurano quel cortocircuito di emozioni e sensazioni che rendono unica quest’ultima produzione boteriana. Di eccellente fattura anche le opere grafiche in mostra, in cui l’impianto monumentale delle figure contrasta con la leggerezza e l’eleganza della linea disegnativa e delle vibrazioni cromatiche offerte da un uso sapiente dell’acquerello. L’arte di Botero si presenta quasi sempre come meta-pittura, nel senso di una pittura che rilegge sé stessa, cita i suoi eroi e riflette sul suo sistema di segni. Ma l’artista colombiano non si limita a citare: egli, seppure con “grande rispetto” (Botero), rischia di continuo nel rinnovare questa o quella iconografia cristiana tradizionale, ed infine ha la meglio. Nelle opere di Palazzo Reale appaiono spesso figure di militari in divisa, dalle fattezze sudamericane, a sostituire i tradizionali soldati romani o ancora un Cristo abbattuto sotto il peso della Croce può rovinare su una strada asfaltata del tutto simile a quelle delle nostre città. In una “Crocifissione” del 2011 l’artista, originario di Medellìn, raffigura il corpo di Gesù con accenti cromatici verdastri, inchiodato a una Croce che si staglia su uno scorcio simile a quello del Central Park a New York. Un Cristo sofferente e sconfitto dunque, immerso in una contemporaneità sfuggente e incurante dell’umano dolore.
Quella di Fernando Botero a Palermo appare come l’ultima grande sfida di un’artista che, come un maestro antico, lungi dal propinare facili shock allo spettatore o dal fabbricare trovate pseudo-originali, si fa carico del compito non facile, anzi immane, di aggiungere qualcosa di nuovo e qualcosa in più a una tradizione lunga secoli: non è forse questa la vera arte?

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Fernando Botero
Via Crucis. La Pasión de Cristo
Dal 20 marzo 2015 al 21 giugno 2015

Palermo
Palazzo Reale

Informazioni:
tel. 091/6262833
Sito

Fondazione Federico II

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