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Post d’Arte: da Pollock a Frida

Pollock e Hopper

Ecco le due anime fondamentali dell’estetica americana: Pollock e Hopper… Una ne rappresenta la tendenza, pur infantile e primitiva, alla dissoluzione e autodistruzione, con tutte le sue componenti romantiche e nichiliste di proporsi aldilà di ogni schema e ogni limite… L’altro è l’anima del radicato conservatorismo e tradizionalismo legato ai valori d’appartenenza fondamentali: la propria terra, la cultura ereditata e la sostanziale fiducia nel senso concreto del proprio esistere, pur con tutte le incertezze e malinconie inevitabili…

La matita di Seurat

I disegni di Seurat. Magnifici disegni. In questo caso più che di “puntinismo” si dovrebbe parlare di “diffusismo” in cui la materia si sfibra e si ricompone nella vibrazione della luce attraverso un tessuto vivo nel quale l’elemento figurativo ritrova la sua magica dimensione.

Whistler l’arioso

Whistler. Ecco, questo è un pittore che ho sempre amato: modernissimo, originale, intenso, soffuso di una malinconia tutta sua. Egli supera l’impressionismo nelle sue atmosfere evanescenti e crepuscolari… come fosse un Turner redivivo passando dalla cosmica solarità dell’inglese alle penombre intessute di silenzi e solitudini notturne irrimediabili.

Postraffaelliti?

C’è qualcosa nel manierismo di eccessiva accentuazione estetica e pronunciata raffinatezza formale che fa pensare irresistibilmente agli ideali formali dei preraffaelliti.. .in effetti questi artisti avrebbero dovuto chiamarsi più giustamente “postraffaelliti!”

La bellezza del paesaggio

Non mi stancherò mai di elogiare la bellezza, nei dipinti dal ‘300 al ‘500, degli sfondi paesaggistici: invenzioni di volta in volta fantasiose, elegiache, nitide di una luce incorrotta, quasi favole originali che suggeriscono il desiderio di rievocare un mondo perfetto, un giardino edenico, una natura segnata dal divino.

Rodin: il flusso del sentire

Tutto in Rodin è puro erotismo, beninteso come pura sacralità dell’esistere: sentire, sentire, sentire le manifestazioni della vita come flusso irresistibile e prepotente, e la vita stessa come eterna primavera crudele e vitalissima, e in questa totale aderenza dell’artista alla vita in quanto tale è appunto la sacralità del suo eros necessario e irresistibile che in tutte le sue opere si manifesta.

Frida Kahlo

La pittura della Kahlo risente di quella cultura che fu precolombiana e che è ancora viva in quelle genti, cultura per un verso ricca e raffinata, e per altro crudele e sanguinaria. Nella sua pittura ci sono tutte le componenti di quel mondo violento e carnale: il cromatismo feroce senza mezze misure, la naturalità spietata del corpo vista nella sua elementarietà, tutte componenti di una natura si’ bellissima ma terribile ed eccessiva come quel clima. Una cultura che ancora risente di un primitivismo affascinante ma che reca in se’ l’eredità di antiche barbarie, e in questo è la gioia infantile e la pena dell’esistere espresso dalla Kahlo,

Edward Hopper: Narrare su tela

Timidi tentativi di raffigurare una realtà più aderente a una America a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento si hanno con pittori come Cari Wimar, intenti a scoprire l’altra America, quella degli indiani, delle praterie e della grandi foreste, pur rimanendo legati ai virtuosismi della vecchia Europa. In questo contesto fatto di una tradizione ricostruita e di una realtà non interamente rappresentata nasce, nel 1882, Edward Hopper. Divenuto un trentenne illustratore newyorkese e occasionale pittore “estivo”, Hopper visita l’Europa tre volte, tra il 1906 e il 1910. Durante questi viaggi conosce Cézanne e si scontra con una realtà artistica vitale, luminosa; non più ferma alla maestria settecentesca, ma ricca della lezione impressionista, fauvista, simbolista e surrealista. Affascinato dai colori e dalla luce, decide di dedicarsi a tempo pieno alla pittura, realizza i suoi primi “appunti” di viaggio pittorici.

Dall’esperienza europea ritornerà in patria con una pittura lontana dalla “pana” folla e ricca di attenzione per l’architettura, pronto per avviare il discorso di un “realismo americano”.

Contemporaneo di Norman Rockwell e di Sen Shahn, Hopper si colloca tra loro, tra la tradizione illustrativa americana e un certo tipo di Espressionismo europeo, realizzando una pittura che trae ispirazione dalla quotidianità paesaggi, oggetti e persone immerse nella luce, anche nell’ambientazioni notturna, atmosfere velate del surrealismo alla Magritte, irreali quanto un set cinematografico.

Tra il 1915 e il 1923 Hopper si dedica quasi esclusivamente all’acquaforte e alla puntasecca, un lavoro che gli permetterà di approfondire una visione architettonica nella costruzione dello spazio pittorico, sostituendo le macchie di colore con le grandi stesure cromatiche.

La modernità di Edward Hopper nel narrare le atmosfere urbane, i paesaggi costieri di Cape Cod, i granai del Massachusetts e gli immensi orizzonti del Sud, è nell’osservare la vita americana, tra gli anni Venti e i primi anni Sessanta, e raccontarla con apparente oggettività e freddezza. Da cronista cala i personaggi in un inquietante silenzio.

Con Hopper nasce il moderno mito americano del viaggio, con i suoi motel, i distributori di benzina, la ferrovia. la poetica dell’incomunicabilità e della solitudine rappresentata da Hopper offre dei personaggi colti in un attimo non ben definito del tempo e dell’azione, in un momento di riflessione o, forse, di ripensamento, fotogrammi di un’epoca malata di malinconia.

Un’America tragica e generosa alla Faulkner.

I personaggi assorti nella lettura o nelle fantasie del “sogno americano” , mentre sullo sfondo, oltre il finestrino del treno o dell’albergo, scorre il paesaggio. Una pittura americana autonoma che darà impulso all’Action Panting di Jackosn Pollock, all’lperrealismo e alla Pop Art, influenzando pittori come Eric Fischl.


Edward Hopper
Dal 26 gennaio al 17 maggio 2020

Fondation Beyeler
Basilea (Svizzera)

https://www.fondationbeyeler.ch/en/exhibitions/edward-hopper/

Trailer “Two or Three Things I Know about Edward Hopper”
by Wim Wenders for our upcoming exhibiton.


Cronache di tela

hopper-cronache-americane-su-tela-1La mostra è suddivisa in sei sezioni: ritratti e paesaggi, disegni preparatori, incisioni e olii, acquerelli e immancabili immagini di donne, sono tutti i protagonisti della retrospettiva romana. Narrando l’incredibile potenzialità dell’esperienza quotidiana che caratterizzò la sua opera, l’esposizione vuole essere una vera e propria “cifra hopperiana”, ereditata in molteplici campi dell’espressione visiva che hanno reso i suoi quadri poster, copertine di libri e citazione cinematografiche.

Sfuggente e raffinato, poco avvezzo alla frequentazione del mondo dell’arte ma allo stesso tempo popolare, riconosciuto e amatissimo, Edward Hopper si distingue e si rende riconoscibile per la sua capacità di fotografare e trasformare in quadri i tratti e i modelli del mito americano.

Ieri come oggi amato da diverse categorie di appassionati, hopper-cronache-americane-su-tela-2nonostante – o forse proprio per questo – nella sua lunga carriera abbia perseguito una posizione fortemente “anti-avanguardista”.

Nelle sue tele c’è la frenesia di una ricerca del nuovo, quello dei bar di notte, delle strade desolate senza un’anima viva, delle pompe di benzina e dei paesaggi di campagna che egli stesso raccontò mettendo in discussione il sogno americano e indicando la strada di una rinascita oltre a quella della conquista di una esistenza più consapevole.

Le prime sezioni illustrano le opere del periodo accademico e gli schizzi inondati di luce e le opere del periodo parigino. Capolavori come Night Shadows (1921) ed Evening Wind (1921) mettono in evidenza la sua tecnica elegante e quel “senso di incredibile potenzialità dell’esperienza quotidiana” che riscuote grande successo e che segna l’inizio di una felice carriera.

Nella sezione che celebra la straordinaria mano di Hopper disegnatore e il suo metodo di lavoro, è presentato un importante gruppo di disegni preparatori come Study for Gas (1940), Study for Girlie Show (1941), Study for Summertime (1943), Study for Pennsylvania Coal Town (1947).

La mostra riunisce anche alcune delle più significative immagini di donne da sole e in interni, affaccendate o contemplative: dipinti che raccontano al meglio la poetica dell’artista, il suo discreto realismo e soprattutto l’abilità nel rivelare la bellezza dei soggetti più comuni, usando spesso un taglio cinematografico.

Non solo nei dipinti, ma anche nelle incisioni di cui era maestro, nei disegni, negli acquerelli, dall’inizio del secolo agli anni Sessanta del Novecento, la sua carriera inscena uno straordinario repertorio di motivi e generi della pittura figurativa: ritratto, paesaggio, scena d’interno sono i protagonisti dei suoi capolavori.

All’esposizione delle opere si aggiunge una sezione del tutto inedita, dedicata all’influenza di Hopper sul grande cinema come nei film che hanno per protagonista Philip Marlowe, i lavori di Hitchcock – Psycho e Finestra sul cortile -, quelli di Michelangelo Antonioni, fino ai diversi riferimenti hopperiani ne Il Grido, Deserto rosso e L’eclisse.

In Profondo rosso, Dario Argento ricostruisce come “Nighthawks” la sequenza del bar; in Velluto blue Mullholland Drive, il grande David Lynch s’ispira a molte opere di Hopper, così come Wim Wenders in Paris, Texas, Todd Haynes in Lontano dal Paradiso e i fratelli Coen in L’uomo che non c’era.

Working Title/Artist: Edward Hopper: The Lighthouse at Two Lights Department: Modern Art Culture/Period/Location:  HB/TOA Date Code:  Working Date:  photography by mma 1980, transparency #9ad scanned and retouched by film and media (jn) 5_16_07

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EDWARD HOPPER
Dal 1 ottobre 2016 al 12 febbraio 2017

Roma
Complesso del Vittoriano (Ala Brasini)

Prenotazione ingresso

Informazioni:
tel. 06/678.0664
prenotazioni tel. 06/8715.111

Sito web

Catalogo:
Skira

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Hopper Cronache americane su tela
di Gianleonardo Latini
dal Gambero Rosso
dell’agosto 1992

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